Eremo di Sant’Antonio – Gavelli

L’Eremo versa in una condizione disperata ed è quasi un ammasso di rovine. Una frana ha anche ostruito il ripido sentiero di acceso che è diventato impraticabile. E’ raggiungibile solo da escursionisti esperti con attrezzatura da roccia

 

Cenni storici

 
L’eremo sorge di fronte all’abitato di Gavelli, castello di fondazione altomedievale edificato su uno sperone di roccia del monte Coscerno a controllo della strada per Monteleone. Di fronte all’abitato sprofonda valle alluvionale chiamata “Valcasana” che prende il nome dall’abitato di Caso altro castello della zona. Il fondovalle per la sua fertilità è stato da sempre sfruttato per l’agricoltura e in particolare per gli alberi da frutto, tanto da essere chiamato ” Pian delle Melette”. La piana probabilmente era un’area lacustre creata da uno sbarramento che ha reso fertile il terreno favorendo le coltivazioni di frumento e foraggi necessari per la popolazione e le melette che in periodi invernali, conservate nella paglia integravano la misera dieta dei montanari. Di fronte a Gavelli si staglia una maestosa parete rocciosa chiamata “Le Muraglie” che via via perdono compattezza e si assottigliano sul versante nord orientale del monte.
Qui sul lato sinistro di un ripido fosso, incastonata tra un denso bosco di faggi, spicca una parete giallastra che per la sua esposizione gode per tutto il mattino del calore del sole. È il luogo dell’Eremo di S. Antonio, impervio e difficile da raggiungere annidato sotto un tetto roccioso formatosi dalla disgregazione della roccia e frantumata dagli stress tettonici. L’Eremo molto povero, sembra sia stato utilizzato fino al secolo scorso. È ormai completamente in rovina e gli ambienti sono ridotti all’essenziale: una chiesetta con volta a botte, crollata, e una celletta edificata alla meglio con pietre del luogo, grossolanamente squadrate, e un po’ di malta.

Non esistono notizie storiche e sulla sua fondazione si possono fare solo ipotesi difficilmente verificabili. In Valnerina la presenza di tale dedicazione è molto frequente, infatti a poca distanza in linea d’aria troviamo un altro eremo con pari dedicazione vicino l’abitato di Vallo di Nera. Sicuramente tale eremo non dovrebbe essere un caso isolato, dal momento che tutta la Valnerina nel VVI secolo fu interessata da un vasto propagarsi di esperienze eremitiche favorite dall’arrivo di numerosi monaci siriaci che nell’Appennino hanno trovato un ambiente di isolamento che rispecchiava il deserto da cui provenivano. Sicuramente la valle pullulava di piccoli eremi abitati da altrettanti monaci che avendo a disposizione ripari naturali, isolamento e acqua sfruttavano quelle estreme condizioni per la loro vita ascetica.
Ciò si suppone dal fatto che a monte di Gavelli sulle pendici del Coscerno esiste una sorgente d’acqua chiamata la “Fonte delle Centelle”, toponimo molto diffuso in questa parte dell’Appennino, che alcuni interpreterebbero come “Cento Celle” facendo riferimento ad un’eventuale antica esistenza di laura eremitica di tipo orientale dove i numerosi eremi sparsi per la montagna, abitati da solitari, facevano solitamente riferimento ad un oratorio. ll Fabbi ricorda che S. Cristina, martire di Tiro, a cui è dedicata la suggestiva chiesetta romanica che sorge su di un poggio tra Caso e Gavelli, è «…titolo memore della vita eremitica dei Siriaci nella Valnerina ».

Lo stesso eremo ad oggi è difficilmente raggiungibile non solo per la sua posizione, ma soprattutto perchè più frane hanno cancellato il minuscolo sentiero che lo univa a Gavelli. Si raggiunge in sicurezza solo accompagnati da guide esperte e con attrezzatura per la rampicata su roccia. Presso i pochi abitanti di Gavelli si racconta che in passato l’eremo era ben visibile dal paese e quando l’eremita aveva bisogno di aiuto comunicava con gli abitanti attraverso il suono delle campane e correvano in suo aiuto.
Inoltre è vivo il culto in onore dell’Eremita Beato Benedetto, un eremita del luogo morto in concetto di santità nel 1290 e sepolto nella chiesa parrocchiale, a cui era dedicata una processione che ogni anno si faceva in suo onore partendo dall’abitato di Gavelli. Ora da un po’ di anni non si fa più sia perchè non ci sono più abitanti, i pochi ( 4 -5 ) sono vecchi sia per l’impraticabilità dell’eremo. Inoltre la parrocchia non ha più un sacerdote stabile, il solo che provvede alla messa nella magnifica chiesa di San Michele Arcangelo ha a suo carico numerosissime parrocchie sperse per la montagna tanto che la messa la dice il lunedì mattina.
 

Caratteristiche

L’Eremo oggi è in uno stato di assoluto abbandono e crollato nella maggior parte degli ambienti, la chiesa con volta a botte conserva solo una parte della parete esterna e la piccola cella eremitica conserva ancora la copertura, ma ha perso le scale di accesso.
 

Mappa

Link alle coordinate
 

Bibliografia

“I Sentieri del silenzio” di Andrea Antinori ediz. Società Editrice Ricerche
http://www.comunesantanatolia.it

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