Eremo di Sant’Isacco – Monteluco di Spoleto (PG)


 

Cenni Storici

Il nome è improprio, poiché con ogni probabilità Sant’Isacco non ha mai vissuto in questo luogo e l’attuale denominazione sembra essere abbastanza tarda.
Incorpa gli eremi di San Giovanni de griptis e di Santa Maria de gripta, i cui nomi alludono alle numerose grotte nei dintorni.
Sono tra gli insediamenti eremitici più antichi del monte.
Dopo lo scioglimento della Congregazione degli Eremiti di Monteluco avvenuta nel 1795, anche questo eremo entrò a far parte dei beni dell’ospedale di San Carlo dei Proietti o degli Esposti.
Nel 1811 Giuseppe Tordelli, quale rappresentante dell’ospedale degli Esposti, concesse in locazione l’eremo per tre anni a Don Pietro Paolo di Sebastiano.
In tale atto l’eremo è definito come “detto le Grotte, diviso in tre piccoli fabbricati, con orticini, spazi e siti annessi“.
Prima del 1816 era concesso a Egidio Olbertz, che lo restituì al vescovo Canali in quella data.
Nel Catasto Gregoriano risulta ancora di proprietà dell’Ospizio di San Carlo di Spoleto.
Nel 1843 l’eremo di S. Isacco fu concesso dal vescovo Sabbioni a don Giovanni Mariani di Spoleto, sua vita natural durante, per il canone annuo di “due libre di cera bianca lavorata” (Rogito 13 ottobre 1843, Reg. al vol. 49, 6, 5).
Morto il Mariani, ne rimase in possesso Luca Martinucci, già da lui deputato a custodire quel luogo.
Nella “Relazione della visita agli Eremi di Monteluco“, redatta il 2 ottobre 1856 dal canonico Alberto Mancini e don Biagio Valentini a ciò deputati dal vescovo Arnaldi (Archivio arcivescovile), in merito all’eremo di Sant’Isacco è riportato quanto segue: “Non esiste cappella; ma solo un piccolo vano nell’interno del fabbricato è destinato per tale uso. In vicinanza esiste altro fabbricato appartenente all’antico Eremo, che è fama fosse abitato dall’eremita Isacco.
Il materiale presenterebbe bastante comodo, ma minaccia rovina.
Annessa avvi una bella grotta, che secondo la tradizione, era destinata per la cappella, e sembra che vi si scorgano le vestigia di un altare.
Nel contiguo orticino addetto all’eremo, entro apposito murato sotto lo scoglio, si rinvennero ossa, le quali da lungo tempo vi esistono
“.
Nel 1922 era di proprietà di Pasquale Laureti, ancora oggi è in possesso dei suoi eredi.
 

Aspetto

Sulla facciata della villa si nota un’edicola in terracotta raffigurante la Vergine benedicente.
A destra dell’abitazione una graziosa fontanella, con protome a testa di lupo, riutilizza un sarcofago romano.
Si accede all’eremo attraverso un portale con piedritti in laterizio e architrave realizzato da un unico blocco di calcare. A sinistra si trova una vasca di cui si ignora la funzione.
Ancora a sinistra una porticina fa accedere ad una grotta, attualmente adibita a ripostiglio, dirimpetto uno spazio verde terrazzato, chiuso da un’edicola tamponata in mattoni: probabilmente era adibito ad orto dell’eremo.
Nella grotta principale si nota un giaciglio ricavato nella roccia, probabilmente risalente al primo adattamento eremitico. Sulle pareti si notano alcuni fori, probabilmente destinati ad alloggiare lampade, in uno si scorgono tracce di combustione.
Altri fori erano forse destinati ad alloggiare pali, si nota una struttura a pianta semicircolare, forse una scalinata, che sale verso la parete di fondo, ove alcune strutture ricavate artificialmente nel calcare potrebbero far pensare a un altare.
Al primitivo speco sono stati addossati due ambienti in muratura, comunicanti tra di loro con aperture, di cui uno mostra un arco a tutto sesto.
La tecnica muraria in blocchetti di calcare abbastanza regolari, ricavati da materiali diversi con piacevole effetto di bicromatismo e le caratteristiche dell’arco, consentono di datare la struttura ad un periodo antecedente il XIII secolo.
La parete meridionale, in epoca successiva ai primi stanziamenti, è stata coperta da una volta a botte, nel paramento murario, sia interno, sia esterno, si aprono nicchie quadrate sormontate da timpani triangolari.
Si intravedono tracce di decorazione a fresco.
 

Nota di ringraziamento

La struttura è di proprietà privata e non è visitabile in condizioni di sicurezza.
Si ringrazia il gentile proprietario per avermi concesso di far foto e di pubblicarle.
 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

Fonti documentative

C. Bandini – Gli eremiti, in Monte Luco – con prefazione di Ugo Ojetti Spoleto, 1922, p. 89.
G. Ceccarelli – Gli eremiti di Monteluco, in Monteluco e i monti sacri – Atti dell’incontro di studio. Spoleto, 30 settembre – 2 ottobre 1993, Spoleto, 1994, p. 171.
G. Chiaretti – Eremiti del Monteluco – in Dizionario degli istituti di perfezione, volume 3, Edizioni Paoline, 1976, p. 1167
L. Pani Ermini – Gli insediamenti monastici nel ducato di Spoleto fino al secolo IX - in Atti del 9° Congresso internazionale di studi sull’alto medioevo 1983 p. 541-577
L. Pani Ermini – All’origine degli insediamenti eremitici e monastici sul Monteluco – in Monteluco e i monti sacri. Atti dell’incontro di studio. Spoleto, 30 settembre – 2 ottobre 1993, Spoleto, 1994, p. 150.
A. Sansi – Storia del Comune di Spoleto – Spoleto, 1876
A. Sansi – Studi storici – Spoleto, 1869
A. Sansi – Degli edifici e dei frammenti storici delle antiche età di Spoleto – Sala bolognese,1993

https://it.wikipedia.org/wiki/Movimento_eremitico_sul_Monteluco

https://www.sotterraneidiroma.it/sites/eremo-san-isacco

 

Da vedere nella zona

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Basilica di San Salvatore
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Mappa

Link coordinate: 42.727544, 12.747329

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