Eremo S. Maria di Valdisasso a Valleremita – Fabriano (AN)

Foto anno 2006, prima del restauro

 

Foto anno 2015, Si ringrazia fortemente, per avermi permesso di fare le foto, Padre Ferdinando Campana, nuovo Ministro provinciale dei Frati Minori delle Marche e Sandro Bartoccetti per avermi concesso la prima foto, la più bella, vista dal monte Puro

 

Cenni Storici

Questa casa, già delle monache benedettine, risale a San Francesco, che pare vi abbia abitato due volte: nel 1209 con il beato Egidio, e nel 1215.
Perduto una prima volta nel 1810 e poi definitivamente nel 1865, è stato recuperato nel 1966 dal P. Cecchetti anche con l’aiuto economico del card. Cento. Eremo della Provincia, è retto da uno speciale statuto.
Aperto saltuariamente, è affidato alle cure della casa di formazione di Jesi.
È anche sede di attività di promozione vocazionale sia per i frati che per le suore.
Si caratterizza per la santità: qui, oltre a san Francesco ed al beato Egidio sono vissuti san Bernardino da Siena, san Giovanni da Capistrano, san Giacomo della Marca e circa sessanta tra beati e venerabili di Fabriano e fuori.
L’Eremo sarebbe stato nell’alto medioevo un castello a difesa della attuale Valdisasso, di rilievo strategico per i longobardi, poiché a ridosso dello stretto corridoio, controllato dai bizantini, che metteva in comunicazione l’Esarcato ravennate e la Pentapoli con il Ducato romano.
Sul finire del primo millennio il fortilizio, secondo tradizione, si trasformò in un cenobio, ove si insediò una comunità di monache benedettine, per concessione di Alberto della aristocratica famiglia dei Sassi.
Un luogo ideale per praticare preghiera e lavoro, come vuole la regola di S. Benedetto.
Sempre secondo tradizione fu il primo monastero femminile ad essere fondato nel territorio.
Appartiene ad una secolare memoria, alimentata dal racconto di fatti miracolosi, che S. Francesco, ai primi del Duecento, nei suoi ripetuti viaggi nella Marca anconetana, sia stato addirittura ospite dell’Eremo.
Ritenuto perciò un sito venerabile, fu oggetto di costante rivendicazione da parte dei seguaci del Santo, restata tuttavia per lungo tempo inascoltata.
Solo ai primi del Quattrocento si potrà coronare l’attesa, allorché Chiavello Chiavelli acquistò, al prezzo di 175 ducati d’oro, l’Eremo per donarlo ai minori francescani della regolare osservanza, con l’espresso desiderio che divenisse sede della sua sepoltura unitamente alla consorte Lagia.
Si ritiene per questo che il potente signore fabrianese commissionò a Gentile, amico e insigne maestro, l’Incoronazione della Vergine, destinata ad impreziosire un luogo ormai sacro per la famiglia.
Sarà Francesco della Libra a promuovere una prima consistente sistemazione del cenobio, divenuto in seguito tanto noto da essere denominato la “Porziuncola delle Marche“.
Tra la prima e seconda metà del Quattrocento vi trovarono accoglienza illustri figure di francescani come S. Bernardino da Siena, S. Giovanni da Capistrano e S. Giacomo della Marca.
Il convento, ampliato ancora nel corso del Seicento, viene però soppresso con il regime napoleonico e di nuovo nel 1861 con lo Stato unitario i frati vengono espulsi e il prezioso archivio disperso.
L’eremo, acquisito al pubblico patrimonio, nei decenni successivi passa di mano più volte e viene da ultimo ridotto a casa rurale fino al suo completo abbandono.
Solo nella seconda metà del secolo scorso, i frati minori, ottenuto l’affitto dal Demanio, potranno farvi ritorno, risanandolo e ricostruendolo in parte.
Non molto si conserva del singolare complesso strutturatosi nei secoli: il nucleo più interessante rimane la piccola chiesa, di forma rettangolare, che mostra ancora segni sia dell’originario impianto castellare sia delle linee architettoniche dell’intervento quattrocentesco.

03 ott. 2014 00:00:00:000
SI INAUGURA DOMANI IL RISTRUTTURATO EREMO VAL DI SASSO – SPACCA: UN RECUPERO FORTEMENTE VOLUTO DALLA REGIONE.

Sarà inaugurato domani mattina 4 ottobre il ristrutturato Eremo di Valleremita.
L’appuntamento è l’evento clou delle tre giornate dedicate a “Il turismo religioso nelle Marche: meditazione e pellegrinaggio nei luoghi di fede e spiritualità” organizzate dalla Regione Marche in collaborazione con la Conferenza Episcopale Marchigiana, l’Istao e l’Associazione Via Lauretana allo scopo di illustrare i progetti avviati dalla Regione Marche per lo sviluppo del settore strategico del turismo religioso.
L’intenzione, insieme ai soggetti coinvolti, è quella di creare un percorso virtuoso di crescita e valorizzazione delle peculiarità spirituali regionali, collegate, attraverso i cammini lauretani e altre vie di pellegrinaggio, alla storia, alle tradizioni monastiche ed ai santuari marchigiani.
Il progetto di restauro del complesso monumentale Eremo del Sasso – spiega il presidente della Regione Gian Mario Spacca – recupera la storia di una comunità, un patrimonio di fede e di arte della tradizione francescana delle Marche. La meditazione e la spiritualità sono uno spazio in cui l’uomo ritrova la dimensione più autentica del proprio Essere.
L’intervento si inserisce in una più ampia visione di governance per lo sviluppo del territorio.
L’Eremo rappresenta infatti una straordinaria contingenza di cultura, storia, arte e ambiente.
La sua ristrutturazione fortemente voluta dalla Regione Marche è strettamente connessa con i progetti integrati regionali promossi per la valorizzazione turistica del cluster legato alla meditazione e alla spiritualità: il percorso tra pievi, abbazie e monasteri, i percorsi artistici di Gentile da Fabriano e della Scuola Fabrianese, le vie dello spirito sulle tracce di San Francesco, si integrano con il sistema del museo diffuso, gli itinerari enogastronomici e delle produzioni tipiche locali, la sentieristica per il trekking, le mountain bike e le ippovie, la didattica ambientale.
L’intervento mira quindi ad accrescere il valore e l’attrattività del territorio godendo degli effetti di network e ad aumentare l’offerta turistico-culturale del territorio rafforzando, con l’aiuto e a beneficio di tutta la comunità, un patrimonio ricco di opportunità per un rinnovato futuro di crescita e sviluppo
“.
Dopo tredici secoli di storia – aggiunge Padre Ferdinando Campana Provinciale dei Frati Minori delle Marche – Valdisasso può tornare a rigermogliare.
La Regione Marche, proprietaria dell’eremo, grazie al suo Presidente, figlio di questa terra, con dei fondi europei, ha ridato vita ad uno dei monumenti più belli e significativi della storia locale e che più di ogni altro ha accompagnato la storia della città di Fabriano e delle Marche, dell’Ordine Francescano e degli Appennini, custodi gelosi di eremi e monasteri, abbazie e chiese rupestri di straordinaria bellezza.
L’Eremo di Valdisasso sarà ancora una volta il tesoro più prezioso di un territorio, riuscendo ad allietare e ad unire uomini e donne dello spirito e della cultura, cercatori appassionati delle bellezze della natura e dell’arte, desiderosi di spazi e tempi di verità e di luce, in semplicità ed armonia con la natura e lo spirito
“.
L’intervento di restauro e valorizzazione dell’eremo del Sasso di Valleremita nasce da più esigenze, tutte di grande rilevanza sociale e storico culturale e si è reso possibile grazie al connubio di vari soggetti pubblici con il contributo fondamentale della comunità dei Frati Minori che da sempre hanno abitato la struttura e l’hanno resa nei secoli uno dei più importanti centri mondiali della spiritualità francescana.
La Regione Marche, proprietaria del convento dal 1994, ha finanziato questo intervento con 3.511.000 euro recuperati attraverso i Fondi Fas 2007-2013. I lavori sono cominciati a febbraio 2012 e in due anni sono stati restaurati e restituiti alla comunità 1.500 mq del complesso originario.
Grazie agli scavi sono stati ritrovati dei locali e muri antichi ed una fontana.
La Regione Marche ha l’obiettivo di realizzare un centro in grado di poter accogliere molteplici funzioni: incontri; convegni ed iniziative legate alla valorizzazione culturale e turistica del territorio; accoglienza per gruppi interessati alla conoscenza del monumento per la sua valenza storico-artistica-architettonica e quale importante realtà nella vita del francescanesimo in ambito marchigiano.
Un modo nuovo di dialogo fra laici e religiosi, aperto e rispettoso delle differenti identità.

IL PROGETTO
In sintesi l’intervento di restauro ha salvaguardato ogni parte originale, ricalca i perimetri e le volumetrie del monumento storico, così come le fondazioni e le foto ci testimoniano. Oltre ad una serie consistente di interventi di carattere strutturale, in merito al miglioramento della resistenza dei manufatti ad eventuali sollecitazioni sismiche, tutti gli aspetti legati alla distribuzione interna e alla dotazione di servizi ed impianti tecnologici sono stati strutturati in base alla nuova destinazione d’uso.
Al recupero, restauro e rifunzionalizzazione dei corpi di fabbrica ancora in uso, l’intervento ha quindi aggiunto il ripristino di alcuni degli antichi volumi, in parte in elevato ed in parte interrato, recuperando anche i ruderi murari presenti.
La distribuzione planimetrica di questo corpo di fabbrica occupa due lati dell’area, con due piani fuori terra ed uno interrato ed ospiterà la parte conventuale vera e propria con ambienti finalizzati a refettorio, cucine, biblioteca, camere, servizi ecc. ad uso dei frati.

LA STORIA
Il Convento di Santa Maria di Val di Sasso, un tempo detto “della Romita” o “Romitella“, è situato tra i monti Puro e Rogedano, a 7 km da Fabriano nella frazione di Valleremita.
Valdisasso fu, secondo la tradizione, un antico castello feudale che l’ultimo signorotto, Alberto dei Sassi, nel 795 donò alle suore benedettine che vi fecero un monastero in cui dimorarono fino agli inizi del XIV secolo.
Santa Maria “de Valle Saxa” o “Vallis Saxi” o “Eremita” fu il più antico monastero femminile in territorio di Fabriano.
È probabilmente in occasione del suo primo viaggio nella Marca di Ancona che San Francesco di Assisi, accompagnato da fra Egidio, visita Valdisasso.
Alcuni documenti testimoniano le diverse vicende del monastero, numerosi lasciti testamentari a favore delle religiose, una lite con Pasquale Martino da Valleremita che vide le monache perdere la causa.
La struttura rimase disabitata.
Nel 1405 l’Eremita, con i boschi, i prati e le case annesse, fu venduta al nobile fabrianese Chiavello di Guido di Alberghetto Chiavelli che lo diede in dono a Francesco, detto “dalla libra” e, tramite lui, ai frati che si stavano staccando dall’antico ceppo dell’ordine francescano per costituire la famiglia dei “frati minori della regolare osservanza“.
Chiavello, capitano della Repubblica di Venezia, nel suo testamento dispose una rendita di 5 scudi d’oro l’anno per i frati della “Romita“: il benefattore e sua moglie furono sepolti nella chiesa di Valdisasso. Presumibilmente proprio grazie all’opera del Chiavelli fu realizzato il celebre “Polittico della Valle Romita” (1406-1414 ca) di Gentile da Fabriano oggi custodito nella Pinacoteca di Brera.
Una nuova soppressione per Valdisasso, si verificò nel 1861, ma i frati ottennero dal governo di poter continuare a risiedere nel convento anche se persero il possesso dei boschi.
Nel 1866, in seguito alla soppressione degli ordini religiosi da parte del nuovo Stato unitario, i frati lasciarono il complesso che fu venduto a privati ed abitato da varie famiglie di contadini lasciato a deperire fino al 1966 quando iniziarono i primi lavori di sistemazione in seguito al rientro di una piccola comunità di frati.

Claudia Pasquini Regione Marche
 

Fonti documentative

www.turismo.marche.it

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