Fortilizio di Giove – Valtopina (PG)

Il paese offre degli angoli architettonici unici e gode di una meravigliosa panoramica.

 

Cenni Storici

La Valtopina contiene cinque castelli che sono: Poggio, Gallano, S. Cristina, Pasano e Serra tutti eretti tra il X e l’XI secolo, per quanto quindi Giove possa essere fortificato non è mai stato considerato un castello.
Il nome particolare di questo abitato, del resto assai frequente in Umbria, può far pensare alla presenza in antico di un qualche tempio romano o italico dedicato a questa divinità, ma ad oggi non sono state trovate tracce che avvalorino tale ipotesi, anche se non del tutto peregrina in quanto la colonizzazione romana nell’area della Valtopina era molto consistente; altra ipotesi però che si può avanzare sul nome è l’accostamento all’albero della Quercia la cui sacralità di questa pianta è storicamente riconosciuta e attribuita al dio Giove degli antichi umbri.
Le Tavole di Gubbio assegnano al dio supremo l’attributo di Grabovio, derivazione di “Gravitas” indicante robustezza e forza tipico del legno di quercia (cit. Ivo Picchiarelli) e non dimentichiamo che in questo territorio questo albero è particolarmente presente, tanto che la stessa Valtopina fino allo scorso secolo era conosciuta come “Cerqua“, il cambio del nome avvenne nel 1890.
La storia civile di questo abitato è strettamente legata a tutto quell’ampio territorio che solo successivamente avrà un abitato materiale e si chiamerà Valtopina, ma che sin dalle origino faceva capo ad una Comunità Communis Vallis Topini o come vedremo più avanti una Universitas.
Il sistema territoriale intorno ai secoli XI – XIII, era costituito da castelli, pievi, monasteri, canoniche e da un numero consistente di centri demici sorti e per lo sfruttamento del territorio in gran parte collinare e montano, e soprattutto per il controllo di quel tratto della Flaminia che da Foligno conduce a Nocera Umbra.
Il termine “Valle del Topino” a lungo ha rappresentato solo una espressione geografica, una estensione territoriale composta da terzieri e Ville.
Oltre alla Flaminia che correva sul fondovalle era presente anche un’altra viabilità alternativa che attraversava la costa ed i crinali delle colline ad est, a monte della via romana, il percorso che da Nocera conduceva a Foligno collegava fra loro insediamenti fortificati e centri demici quali Giove, Poggio, S. Cristina, Sasso, Colle Budine (già Colle Bucino), Gallano e Pieve Fanonica e costituiva una viabilità capillare per quei borghi decentrati dalla Flaminia.
Uno dei primi documenti in cui appare per la prima volta il nome della Valle del Topino, è una carta di Farfa del 756, in cui compaiono i toponimi di La Cerqua, Pasano e Stazzano.
Nel periodo in cui furono definiti i confini, voluti da papa Gregorio IX nel 1235, privando la Comunità di gran parte dei territori di sua pertinenza.
Nel 1282 i rappresentanti della Comunità decisero di sottomettersi ad Assisi per sfuggire alle mire espansionistiche di Foligno.
La denominazione ufficiale di questa comunità suddivisa in Terzieri, sul calare del Medio Evo fu quella di “Universitas, o Communis Vallis Topini et villae Balciani, fulginatis diocesis“.
Il 6 febbraio 1300, il pontefice Bonifacio VIII riunì ancora “Universitas Vallis Topini et Ville Balsane (Balciano) usque ad nostrum beneplacitum” sotto il dominio della Chiesa (Ducato di Spoleto) ma aveva un’amministrazione autonoma: c’era infatti un Visconte, con sede a Poggio, nominato dal rettore del Ducato, che aveva l’incarico di amministrare la giustizia e riscuotere le tasse.
Giove entrò a far parte dell’Universitas e come tutti gli altri era un’entità autonoma e come tale aveva le sue chiese ed il proprio santo titolare.
Non è ben chiaro come sia successo (forse il Ducato vendette il Vicariato al miglior offerente), però ad un certo punto il 17 agosto 1392 Ugolino Trinci ottenne il vicariato dal pontefice Bonifacio IX con bolla “Dum intuitus” unitamente al rettorato di Montefalco, Bevagna, Giano, Montecchio, Castagnola, Ponte di Cerreto per cinque anni e dietro un censo simbolico di un falcone e di un cane bracco (canem bracchum ad aucupandum).
Da allora i Trinci possedettero in qualità di Vicari la viscontea di Valtopina fino al 1439.
Fu proprio sotto Corrado Trinci che il 15 agosto 1434 furono emanati gli Statuti della Valtopina e villa di Balciano e successivamente via via aggiornati con “Reformationes“, “Correctiones” e “Additiones“.
Con tutte le riformanze, aggiunte, ordinazioni e lettere di interpretazioni, gli statuti del 1434 sono rimasti in vigore per più di quattro secoli.
Basti pensare che una certa unità nella legislazione pontificia fu data dal Cardinale Consalvi soltanto nel 1816 quando abolì sia le Costituzioni Egidiane che i vari statuti particolari delle singole città e paesi.
Le sorti storiche successive della Valle e degli agglomerati urbani fra cui Giove passano sotto lo stato pontificio, del Bonaparte, della repubblica romana, ancora dello stato pontificio, fino alla adesione, nel 1860, allo stato sabaudo.
Dal 1927 al 1947, durante il regime fascista, tutta la Valtopina fu aggregata al Comune di Foligno, ma nel 1948, grazie all’interessamento dei rappresentanti della comunità, riconquistò la sua antica autonomia e diventò Comune.
Giove è stato danneggiato dal terremoto del 1997 ed ha quasi del tutto ultimato i lavori di recupero che hanno ridato lustro all’abitato rendendolo molto appetibile per coloro che amano il bel panorama, pace e tranquillità.
 

Aspetto

L’abitato di Giove sorge su un poggio dove intorno si possono vedere i calanchi di argilla e sulla sinistra si apre la valle fino al Subasio.
Nonostante i numerosi interventi di restauro mantiene ancora la fisionomia medioevale; le case sono raccolte intorno ad una piazzetta con il tipico lavatoio e la piccola chiesa dedicata a San Giuseppe, inoltre sono evidenti architravi e scalini che mantengono l’immagine delle antiche costruzioni.
Originale è lo stretto e buio portico che attraversa il paese, detto “lu Cupiertu“, dove gli abitanti del luogo si riparavano dalle intemperie e giocavano a morra.
I caseggiati del nucleo principale presentano esternamente contrafforti che evidenziano una struttura difensiva importante, ma che non è stata mai riconosciuta come vera e propria fortificazione.
Fuori dall’abitato sorge la chiesa di San Savino (ex San Giovanni ed ex San Martino) ristrutturata da un privato Menichelli Luciano nel 2017.
La chiesa pur essendo alle porte del paese, appartiene alla Diocesi di Nocera, mentre la chiesa di San Giuseppe sulla piazzetta a poche decine di metri da questa è nella Diocesi di Foligno.
Presenta un tetto a capanna con una croce in ferro sul colmo.
Il portale è arcuato in mattoni affiancato da due minuscole finestrelle; ai lati dell’arco due croci in laterizio e sopra una pietra arenaria scolpita raffigurante San Savino; sempre in facciata sull’angolo destro un’altra faccia scolpita sempre su pietra arenaria probabilmente dello stesso autore.
Sulle pareti laterali si aprono due finestre ad arco anch’esse all’altezza del presbiterio.
L’accesso alla chiesa presenta una rampa in pietre dove con dei mattoni è stata scritta la dedica a San Savino e la data del restauro 1-1-2017.
Un traliccio in ferro posizionato in facciata leggermente spostato a sinistra dell’edificio contiene la campana e una lapide commemorativa dei caduti in guerra.
Ha una struttura molto antica ed è officiata di rado.
 

Fonti documentative

Scuola Media “G. Galilei” S. Eraclio – Valtopina – Valtopina Itinerari – 1995
Don Mario Sensi – Valtopina e il suo territorio – 1987
L. Jacobilli – Di Nocera nell’Umbria e sua diocesi e cronologia dé vescovi di essa città Foligno – 1653

https://www.umbriaeventi.com/palio-di-san-bernardino-valtopina-6025.htm

https://www.halleyweb.com/c054059/zf/index.php/storia-comune

 

Da vedere nella zona

Chiesa di San Giuseppe
 

Mappa

Link coordinate: 43.081119 12.774913

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