Grotte di San Selmo – Civita Castellana (VT)


 

Cenni Storici

L’insediamento rupestre di Sant’Anselmo, oggi noto come Grotte di San Selmo, si trova in località Celle, a meridione dell’abitato di Civita Castellana.
È collocato a metà altezza della parete rocciosa che sovrasta l’antico santuario di Giunone Curite.
Oggi è quasi inaccessibile, l’antico sentiero che vi giungeva dal basso è in parte crollato e in parte ostruito da costoni tufacei distaccatisi dalla falesia per effetto dell’erosione.
Il luogo presenta un’antica frequentazione, testimoniata da alcune tombe a camera con loculi sovrapposti, scavate nella zona sovrastante l’insediamento; sono stati rinvenuti reperti attribuibili ad epoca falisca.
Probabilmente si tratta del riutilizzo di antri preistorici a carattere cultuale.
Il primo nucleo di ipogei è costituito da un piccolo sepolcreto, formato da tre stanze di planimetria quadrangolare (A1, A2, A3) originariamente tombe a camera con accessi a dromos, messe in comunicazione, probabilmente in epoca moderna, da piccole aperture circolari, presumibilmente praticate da scavatori clandestini.
Il complesso rupestre è composto da una serie di ambienti a pianta irregolare comunicanti tra loro, con una probabile utilizzazione di tipo cenobitico, non appurabile con assoluta certezza mancando prove documentarie e evidenze archeologiche.
Sul piano di calpestio della zona più interna, cui si accede tramite due ampi archi ritagliati nel tufo, è scavata una vasca circolare oggi riempita di terra e pietrisco, della quale si ignora l’uso.
Gli spazi centrali sono caratterizzati da cospicue testimonianze pittoriche, rese purtroppo quasi illeggibili a causa degli atti vandalici e del trafugamento di significative parti.
Intorno agli anni ’70 del secolo scorso è stato rubato il volto del Cristo dipinto sul lato meridionale del pilastro di raccordo dei due archi, documentato da vecchie foto, di cui solo i segni del collo e parte del fondo blu.
Lacerti di malta in basso fanno ipotizzare che in origine l’immagine del Salvatore fosse a figura intera.
Uguale sorte ha subito il pannello con la Crocifissione che si trovava a destra del Cristo, a sua memoria rimangono soltanto le tracce dell’intonaco scalpellato,è ancora parzialmente visibile il decoro della nicchia scavata fra le due immagini.
Sul fondo era dipinta una croce gemmata color ocra a bracci patenti su fondo azzurro.
Resta anche qualcosa della superficie contigua di sinistra, dove si scorge parte di un motivo floreale.
Per la sua ubicazione, e la presenza della croce, la nicchia potrebbe essere stata destinata a contenere della suppellettile liturgica.
Più a sinistra, lungo la superficie perimetrale della grotta, si scorgono i resti di tre santi rappresentati all’interno di un unico riquadro, a sinistra è affrescata Santa Caterina, riconoscibile dalla ruota.
La figura centrale con indosso il saio è identificabile con San Leonardo, il personaggio di destra, quasi interamente scalpellato, non è riconoscibile.
Sulla destra si conservano i resti di un altro riquadro che in origine doveva raffigurare un santo vescovo, sulla parete sinistra dell’angusto passaggio che si apre ad est dell’ambiente principale, in passato era segnalato un affresco assai guasto con due monaci, oggi del tutto scomparso.
Le pitture di San Selmo sono caratterizzate da un intonaco piuttosto spesso con un impasto bianco per le caratteristiche dei soggetti raffigurati e per la ruvidezza dei tratti pittorici che li contraddistinguono, gli affreschi sono presumibilmente da attribuirsi alla prima metà del XIII secolo.
 

Norme precauzionali

Il percorso per raggiungere le grotte non è agevole, si consiglia di evitarlo a persone anziane e che soffrono di vertigini, in ogni caso indossare un abbigliamento e, soprattutto, calzature idonee.
Un’elementare prudenza nei movimenti è richiesta per la prossimità delle pareti scoscese della rupe e delle aperture non protette.
 

Nota di ringraziamento

Si ringrazia l’amico Pierluigi Capotondi, preziosa guida del territorio, che ha fornito la documentazione fotografica.
 

Nota fotografica

La foto del Cristo trafugato è tratta da J. Raspi Serra, Insediamenti e viabilità in epoca paleocristiana in alto Lazio.
 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

Fonti documentative

S. Macchia – Le Chiese rupestri del Lazio Medievale (VI-XV Sec.) – Tesi di Laurea Università degli Studi di Roma Tre, Facoltà di Lettere e Filosofia Anno Accademico 2012-2013
S. Piazza – Pittura rupestre medievale Lazio e Campania settentrionale (secoli VI-XIII) – École française de Rome, 2006
J. Raspi Serra – Insediamenti rupestri religiosi nella Tuscia
J. Raspi Serra – Insediamenti e viabilità in epoca paleocristiana in alto Lazio
 

Mappa

Link coordinate: 42.297098, 12.423127

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