Gualchiera-Tintoria Cianni – Pievebovigliana (MC)
Cenni Storici
Per tutta l’età moderna, il centro di Pievebovigliana si configura come un importante centro di snodo viario tra l’Italia meridionale e l’Italia centro-settentrionale. In prossimità del suo centro abitato, infatti, si incontrano l’asse viario che dal Regno di Napoli giunge nello Stato pontificio attraverso l’Abruzzo, Norcia e Visso, e che prosegue in direzione di Camerino e quindi verso l’Umbria e la Toscana da un lato e verso la costa Adriatica dall’altro, e l’asse viario rappresentato dalla via Lauretana che da Roma e Foligno conduce fino a Macerata e Loreto. Fin dal medioevo, in questo territorio, si sviluppano importanti attività manifatturiere legate allo sfruttamento dell’acqua come fonte energetica. Nel Quattrocento, se i Varano, signori di Camerino, decidono di collocare le loro cartiere lungo il corso del fiume Potenza, in modo particolare a Pioraco, il fiume Chienti e i suoi affluenti, in una sorta di specializzazione economica e produttiva del territorio, sono utilizzati soprattutto per azionare mulini e gualchiere.
La gualchiera è, nella sostanza, un opificio nel quale l’energia idraulica è utilizzata per azionare dei magli che battono sui panni di lana con lo scopo di renderli più compatti. In altre parole, all’interno della gualchiera, dal medioevo fino ai primi anni del Novecento, si svolge l’ultima fase del processo produttivo dei panni. La peculiarità del sito di Pievebovigliana è quella di avere, al suo interno, anche una tintoria. Fin dal Settecento, infatti, i panni di lana, ma soprattutto quelli di canapa (alla produzione della canapa, tipica di questo territorio si lega la tessitura domestica documentata nel Museo storico del territorio), vengono colorati con tinte naturali. Il recupero di questo sito, sempre nella prospettiva dell’ecomuseo ampiamente richiamata, potrebbe consentire l’apertura di laboratori nei quali sperimentare le diverse tecniche di colorazione dei tessuti. Gli scavi di archeologia industriale che il Comune di Pievebovigliana sta conducendo nel sito della gualchiera-tintoria hanno consentito di riportare alla luce una realtà di immensa importanza e di grande valore storico ed artistico. Il sito della gualchiera-tintoria Cianni di Pievebovigliana è unico nel suo genere nell’Italia centrale e non solo. Gli scavi hanno consentito di recuperare gli ambienti dove si svolgevano le attività lavorative, i canali di adduzione delle acque e i canali di scolo, in parte interrati grazie a dei cunicoli con volta a pietra di rara bellezza e che costituiscono un’altra peculiarità di questo sito. Gli scavi hanno permesso di definire l’intero sistema idraulico del sito, particolarmente sofisticato per l’epoca. Così come appare, questo sito è caratterizzato da stratificazioni che dal Settecento arrivano fino ai primi anni del XX secolo. Sono emerse le vasche utilizzate per la tintura dei tessuti, sono stati individuati i camini dove si bruciava la legna per ottenere la cenere, a sua volta utilizzata per avere dei panni lindi e bianchi, è stato recuperato il punto esatto dove funzionava la ruota idraulica, che muoveva il maglio. La storia della gualchiera-tintoria Cianni è conosciuta. Nell’archivio del Comune di Pievebovigliana sono conservati numerosi documenti che ne testimoniano l’importanza a livello regionale. Nell’Archivio di Stato di Camerino è stato recuperato l’atto di un notaio, nel quale si descrive, nei minimi particolari, il sito produttivo, così come esso appare negli ultimi decenni dell’Ottocento. I Cianni, che ne erano proprietari, erano dei mugnai che tra Sette e Ottocento si dedicano anche ad altre attività economiche. Si trasformano in mercanti-imprenditori, con un centro di raccolta dei tessuti, che poi procedono a lavorare nel loro laboratorio di Pievebovigliana, anche a Camerino. Nella seconda metà del XIX secolo, la gualchiera-tintoria Cianni è considerata tra le più importanti delle Marche, nella quale si inizia a sperimentare anche l’uso di coloranti chimici che provengono da Ancona. Questo sito, dunque, è una testimonianza di immenso valore e particolarmente preziosa, considerando che sono davvero pochissimi i recuperi di archeologia industriale condotti attualmente in tutta Italia. Questo sito merita davvero di essere recuperato, posto in sicurezza e valorizzato. Come già anticipato l’ampliamento dell’ecomuseo del territorio in questa direzione potrebbe poi consentire, non solo di aprire dei laboratori di colorazione dei tessuti, ma anche di ricostruire la macchina in legno dei magli (sono già stati individuati degli artigiani di Prato in grado di farlo) e di rimettere in funzione la ruota idraulica. Venire in questo luogo e vedere concretamente come funzionava una gualchiera azionata dall’energia idrica, vedere la ruota idraulica in attività e sperimentare le tecniche di colorazione dei tessuti, può davvero essere un’esperienza unica nel suo genere, con immense potenzialità sul piano turistico.