Lago di Pilato – Montemonaco (AP)

Autori delle foto: Alberto Calvelli, Giancarlo Fortuna, Donato Mindoli, Giancarlo Piccioni.

Cenni Storici

Il lago di Pilato è uno specchio d’acqua situato sul monte Vettore, nel massiccio e nel Parco nazionale dei Monti Sibillini ad una quota di 1.941 m s.l.m., appartenente al comune di Montemonaco, provincia di Ascoli Piceno.
È conosciuto e spesso definito “il lago con gli occhiali” per la forma dei suoi invasi complementari e comunicanti nei periodi di maggiore presenza di acqua. Il lago, situato nelle Marche a meno di un chilometro dal confine umbro, in prossimità dei comuni di Arquata del Tronto e Montegallo, è racchiuso in una stretta valle glaciale a nord della cima principale del massiccio. È l’unico lago naturale delle Marche (escludendo i laghi costieri) e uno dei pochissimi laghi glaciali di tipo alpino presenti sull’Appennino. Si è formato a causa dello sbarramento creato dai resti di una morena creatasi in epoca glaciale. L’ultimo modellamento della valle glaciale è del Pleistocene superiore (da 125.000 a 10.000 anni fa). Particolare e suggestiva la sua ubicazione tra pareti impervie e verticali immediatamente sotto la cima del Monte Vettore. Le dimensioni del lago e la portata d’acqua dipendono principalmente dalla distribuzione delle precipitazioni: il lago è infatti alimentato, oltre che dalle piogge, soprattutto dallo scioglimento delle nevi, che ricoprono per buona parte dell’anno la superficie dello specchio d’acqua fino all’inizio dell’estate; alcuni nevai resistono nell’area fino ad agosto, nonostante la non elevatissima altitudine del monte Vettore. Il perimetro del lago è di circa 900 metri per una larghezza di 130 metri: la misurazione della profondità degli invasi, pari a circa 8-9 metri, fu rilevata nell’anno 1990, quando la zona restò completamente asciutta per una forte siccità. Il lago non ha immissari visibili, ma sul fondo sono presenti inghiottitoi che possono essere relazionati con le sorgenti del fiume Aso attraverso canali carsici sotterranei. Il lago ospita un particolare endemismo, il Chirocefalo del Marchesoni: è un piccolo crostaceo di colore rosso che misura 9-12 millimetri e nuota col ventre rivolto verso l’alto. La zona presenta anche un insetto molto piccolo detto ditiscide, coleottero acquatico nero di origine boreo-alpina. È severamente vietato bagnarsi nelle acque del lago. Bisogna mantenere una distanza di almeno 5 metri dal bordo per evitare di calpestare le uova del chirocefalo deposte a riva, tra le rocce in secca. Nonostante questi divieti e i controlli da parte degli Agenti del Corpo Forestale dello Stato non è raro imbattersi in gruppi di turisti che, incuranti o ignari delle restrizioni di legge, si immergono o si bagnano i piedi nelle acque o ne prelevano per dissetarsi.

Tradizioni popolari

Nella tradizione popolare il lago è stato ed è considerato un luogo magico e misterioso. Prende infatti il suo nome da una leggenda secondo la quale nelle sue acque sarebbe finito il corpo di Ponzio Pilato condannato a morte da Tiberio. La pena non fu solo questa, ma anche la mancata sepoltura del suo cadavere. Il corpo, chiuso in un sacco, venne affidato ad un carro di bufali lasciati liberi di peregrinare senza meta e sarebbe precipitato nel lago dall’affilata cresta della Cima del Redentore. Anche per questo il lago, a partire dal XIII secolo è stato considerato luogo di streghe e negromanti, tanto da costringere le autorità religiose del tempo a proibirne l’accesso e a far porre una forca, all’inizio della valle, come monito. Intorno al suo bacino furono alzati muri a secco al fine di evitare il raggiungimento delle sue acque. Altro nome usato nell’antichità era quello di lago della Sibilla, come si evince da una sentenza di assoluzione emessa dal Giudice della Marca Anconitana De Guardaris nel 1452, a favore della comunità di Montemonaco, per aver accompagnato cavalieri stranieri a consacrare libri magici ad Lacum Sibillæ. Nel Museo della Grotta della Sibilla, presso Montemonaco, è custodita una pietra scura, detta “La Gran Pietra”, che reca incise lettere misteriose e rinvenuta nei pressi del Lago. Secondo la leggenda questo sarebbe il lago Averno da cui si entra nel mondo degli Inferi.

Come si raggiunge

Per arrivare al lago di Pilato si può partire da Foce, una piccola frazione di Montemonaco. Da qui occorre camminare per oltre due ore su una strada sterrata in direzione sud, traversando il Piano della Gardosa, fino al suo termine (questo tratto è eventualmente percorribile con qualche cautela anche in auto, risparmiando circa mezz’ora; è sufficiente informarsi presso la Casa del Parco sita alla fine del paese). Al termine della stradina si prosegue lungo un ripido sentiero sulla sinistra, all’interno di un fitto boschetto, che con ripidi tornanti (le cosiddette “Svolte”) supera un canalone, fino a raggiungere i dolci pendii della valle del lago di Pilato, a circa 1.941 metri di quota. A questo punto procedendo in direzione sud, sempre in prossimità del fondo della valle, si apre un ambiente via via più grandioso, fino a raggiungere la conca del lago di Pilato, a 1.941 metri di quota (circa 3 ore di cammino da Foce, 2,30 partendo dal termine della strada sterrata). Il ritorno si svolge lungo il medesimo percorso della salita. In alternativa si può partire sia dal versante Marchigiano, e precisamente da Forca di Presta dal comune di Arquata del Tronto, da cui si segue il percorso per arrivare alla cima del monte Vettore, giunti al rifugio Tito Zilioli si inizia a scendere a sinistra verso la valle del lago, sia dal versante Umbro, e precisamente dalla Capanna Ghezzi, passando per Forca Viola (dei tre è il sentiero più agevole).

 

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