Pieve di Santa Mustiola – Sticciano Alto (GR)

La dedicazione a Santa Mustiola è tipica della Toscana, in Umbria è inusuale, infatti dal sottoscritto è stata trovata solo un’immagine di tale Santa solo nella chiesa di Santa Maria a Mongiovino vecchio nel Comune di Panicale.

 

Cenni Storici

A 4 km da Sticciano basso, nel comune di Roccastrada (Gr), si trova il piccolo borgo medievale di Sticciano Alto situato sulla sommità della collina di Poggio Pinzi, ultima propaggine a nord-ovest del Monte Leoni.
Il castello di Sticciano, già documentato prima dell’anno Mille come possesso degli Aldobrandeschi e di feudatari della famiglia degli Ardengheschi, ha una storia che lo vede in perenni contese con Siena, dovute alle mire strategiche di quest’ultima e alle liti tra dignitari nelle quali questa riusciva tatticamente ad intervenire.
Nel 1328, anno della conquista del Castello di Montemassi da parte delle guarnigioni senesi, anche Sticciano entrò a far parte della giurisdizione della Repubblica senese.
Dal XV secolo il feudo passò alla famiglia dei Piccolomini che lo mantennero anche in epoca medicea.
Nei secoli successivi, la perdita di importanza strategica ha comportato una costante defezione del luogo e in epoche più recenti ad un trasferimento della popolazione verso il più moderno borgo sorto nella sottostante zona pianeggiante.
La strada, che parte dal centro moderno di Sticciano basso, sale immergendosi nel verde della macchia mediterranea mista a boschi di lecci e sughero fino a raggiungere i 300 m s.l.m., da cui si gode una vista panoramica su tutta la pianura maremmana.
All’ingresso del paese si erge la chiesa romanica della SS. Concezione del XII sec. chiamata così dopo la visita apostolica del monsignor Bossi nel 1576, anche se oggi è più nota come Pieve di Santa Mustiola (martire cristiana del III sec).
E’ tra le chiese castellane del territorio che conserva ancora il suo aspetto medievale.
L’edificio sacro è ricordato come pieve già dall’anno 1188 e, in un diploma dell’imperatore Ottone IV risalente al 1209, è annoverata tra i beni dell’abbazia di San Galgano.
 

Architettura

E’ una chiesa romanica che conserva il suo impianto originale, a parte alcuni interventi successivi dovuti allo smottamento del terreno circostante, di cui ne è un esempio la facciata rialzata.
La tecnica muraria della chiesa è in blocchi squadrati di pietra arenaria e la sua planimetria è a navata unica rettangolare con abside semicircolare; il presbiterio è rialzato e il campanile, di forma quadrata che ricorda una torre, è inglobata nel fianco destro della chiesa.
La decorazione dell’abside, tipica dell’architettura romanico-lombarda, è ad archetti ciechi pensili poggiati su mensole a forma di testine umane e animali (protomi).
Nell’abside un blocco di arenaria riporta un’iscrizione con la data 1259 forse riferita ad un rifacimento parziale dell’edificio sacro.
Due sono i portali: quello sul fianco sinistro della chiesa sopraelevato e non più accessibile ha una decorazione a palmette con foglie incrociate sulla cornice dell’arco di volta e quello d’ingresso, posto sulla facciata principale, a cui si accede con una doppia scalinata in pietra costruita successivamente.
Quest’ultimo presenta un architrave riadattato, probabilmente appartenente ad un altro edificio, decorato centralmente da una croce patente dai bracci biforcuti e provvista di ardiglione nel ramo inferiore di rimando templare.
A sinistra della croce due fasce contrapposte presentano un motivo a “zig-zag”, il cui significato antico rimanda al simbolo dell’acqua, presso la cultura celtica rappresenta il Dio del Tuono, propiziatore della pioggia.
A destra della croce il fiore a sei petali chiamato anche fiore della vita, mentre al limite destro, poste una accanto all’altra, due aquile stilizzate che rimandano al significato di potere e di rinascita.
Su una formella a sinistra del portale sono visibili due cerchi ormai rovinati dal tempo: il primo a sinistra è un fiore a quattro petali separati da quattro segmenti detto anche fiore dell’apocalisse, il secondo cerchio solcato dai raggi ha una dubbia interpretazione a causa dell’usura del tempo.
Sopra il portale subito sotto il tetto ci sono due monofore ad arco tondo.
All’interno della chiesa da segnalare sono una “Madonna del Rosario con Santa Caterina da Siena e San Domenico”della fine del XVII sec.
 

Curiosità

Interessanti sono le affermazioni che Adriano Gaspani, membro della S.I.A. (Società Italiana di Archeoastronomia), fa riguardo alla collocazione della Pieve di Santa Mustiola:
Il calcolo astronomico ha mostrato che nella direzione di azimut astronomico pari ad 89°,8 che corrisponde alla direzione dell’asse della navata della chiesa, nel XII secolo era visibile la levata del Sole agli equinozi quindi la chiesa di Santa Mustiola fu allineata secondo l’orientazione canonica romana, applicando strettamente il criterio” Sol Aequinoctialis”, la quale prevedeva l’allineamento dell’asse della navata della chiesa verso il punto di levata del Sole all’equinozio di primavera oppure, meno frequentemente, all’equinozio di autunno.”
“Nel XII secolo l’equinozio di primavera avveniva il 13 Marzo del calendario giuliano, ma sugli almanacchi era erroneamente indicato al 21 del mese essendo tale calendario in errore rispetto al computo solare astronomico ormai di oltre una settimana: l’orientazione dell’asse della navata della chiesa, però non mostra alcuna traccia dell’effetto dell’errore del calendario quindi la data del passaggio del Sole all’intersezione tra l’eclittica e l’equatore celeste fu determinata, in questo caso, non a vista, ma utilizzando una procedura geometrica basata su qualche metodo gnomonico, quale ad esempio il cosiddetto “cerchio indiano”, detto anche metodo delle uguali altezze solari al fine di stabilire con grande accuratezza la corretta direzione della linea equinoziale locale.

 

Fonti documentative

C. Cinquemani – “La Pieve di Santa Mustiola-Sticciano” ed. Le Antiche Dogane 2006
C. Cinquemani – “La pieve di Santa Mustiola in Sticciano” 2009
Claudia Cinquemani – “Guida alla Maremma insolita e misteriosa” edizioni pellegrini dei simboli 2013
 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati prodotti da Camilla Zoppis che sentitamente ringrazio.
 

Mappa

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