Rieti sotterranea – Rieti


 

Cenni Storici

Prima della conquista romana Rieti, fondata probabilmente nell’età del ferro, era già un’importante città dei Sabini.
Sorgeva su un promontorio roccioso, circondata dalle acque paludose del Lacus Velinus, protetta da queste e da ripide pareti a strapiombo.
Nel 290 a.C. fu conquistata dai Romani guidati dal Console Marco Curio Dentato.
Dopo la conquista si presentarono ai romani due problemi, ambedue risolti col solito ingegno: il primo, la bonifica della valle, fu ovviato con l’apertura di un canale che tagliava il banco di travertino creato nel corso dei secoli dalle acque calcaree del Velino e consentendo lo sfogo delle acque nella sottostante valle del Nera, creando così la meravigliosa cascata delle Marmore; il secondo fu altrettanto ingegnosamente risolto creando un ponte a tre arcate, di cui la centrale a schiena d’asino larga il doppio delle altre, che scavalcava il Velino, collegato al centro di Rieti tramite un imponente viadotto inclinato che conduceva fino alla Porta Romana, chiamata anche del Sole per la metopa ancor oggi visibile su uno dei palazzi affacciati sull’odierna Via Roma.
Quella che è oggi la principale via cittadina era l’antico cardo, ossia la via Salaria, l’antica via del sale, che da Roma transitando per Rieti e Ascoli Piceno giungeva fino al mare, resa sicura e al riparo dagli allagamenti dalla poderosa costruzione.
Il ponte fu restaurato o rifatto nel I secolo d.C., come testimonia un’iscrizione datata 42 d.C. e attribuita all’imperatore Claudio.
In seguito lungo il viadotto furono costruite botteghe ed abitazioni e altre ne sorsero addossate ad esso, venendosi a costituire un piccolo insediamento ai piedi della città romana.
Vi si trovava anche un’area cimiteriale, secondo l’uso romano allocata fuori porta, ne è testimonianza una stele funeraria murata sulla facciata della Chiesa di San Pietro Apostolo, oggi sconsacrata e trasformata in libreria.
Anche dopo la scorreria di Alarico e le successive invasioni barbare succedutesi dopo la caduta dell’impero romano d’occidente, Rieti è, con Ravenna, una delle poche città della penisola ad avere una curia municipale ancora in funzione nella metà del VI secolo e continua a svolgere un ruolo di primo piano per il territorio.
Durante il dominio longobardo e successivamente quello franco Rieti rimane un centro di primaria importanza nell’ambito del ducato di Spoleto.
Rieti diviene poi un potente comune, alla fine del XIII secolo inizia la costruzione del nuovo e più ampio circuito murario, è probabile che in questi periodi si sia iniziato a costruire nuove abitazioni sopra il quartiere sorto attorno al viadotto romano.
Anche il ponte fu fortificato, fu eretto un cassero sulla riva sinistra del fiume a difesa della città e per il controllo su traffici.
Nel 1312 fu realizzato un ulteriore cassero situato verso il borgo, ma sul finire del secolo entrambe le strutture furono demolite: quella più antica nel 1377 durante una sommossa popolare, quella più recente nel 1383 perché intralciava il corso del fiume.
La torre del Cassero fu ricostruita nel 1439 dal maestro Giacomo da Varese, e fu demolita solo nel 1883.
Nel Cinquecento sorgono palazzi gentilizi lungo via Roma, il livello inferiore è ormai abbandonato e il comune ne cede la proprietà ai signori dei soprastanti palazzi che utilizzano gli ambienti, ora ipogei come magazzini.
Nel frattempo il Velino, a causa della mancanza di manutenzione del canale aperto dal Console Marco Curio Dentato, aveva ripreso ad inondare la campagna reatina.
Dopo alcuni tentativi infruttuosi nel 1601 si adottò il più semplice dei rimedi per risolvere il problema, riaprendo l’antico canale romano.
Nel 1932 il ponte romano fu demolito a causa dell’altezza insufficiente rispetto al livello del fiume, che ne facevano di fatto una diga causando inondazioni.
I resti del ponte si intravedono ancora, a fianco del ponte moderno costruito nel dopoguerra dopo che i tedeschi avevano distrutto quello completato nel 1936.
 

Visita

Non tutto il complesso della Rieti sotterranea, oggi interamente di proprietà privata è visitabile.
Il percorso attualmente visibile ha inizio appena dopo il moderno ponte, in Via del Porto, così chiamata perché un tempo vi giungevano le acque del Velino e v’era un porticciolo.
Ora il livello stradale s’è alzato, ma tuttora sono visibili le grandi arcate delle darsene, che offrivano rifugio alle barche, l’accesso al primo tratto degli ambienti ipogei avviene appunto attraverso una di tali arcate.
Da qui si entra in una vera e propria città sotterranea, con vie, botteghe, fontanelle.
Gli ambienti che si attraversano per giungere alle arcate del Viadotto sono medioevali e, nel tempo sono stati adibiti a svariati usi.
Sono visibili un possente pilone del viadotto, formato da grandi massi e un fornice conservato per una larghezza di 5,40 m, un’altezza di 3,40 m ed una profondità di 7,10 m.
Si giunge poi al Vicolo Coarone e ai sotterranei del palazzo Vecchiarelli.
L’edificio è stato disegnato dall’architetto Carlo Maderno, che ha provveduto anche alla risistemazione delle zone ipogee.
Il collegamento con gli ambienti superiori era realizzato tramite una scala elicoidale, progettata dall’architetto Francesco Borromini, nipote del Maderno.
Percorrendo il vicolo Coarone si giunge ad un vasto ambiente, voltato a botte ove si possono osservare le “sculture sonore” dell’artista Immacolata Datti.
La prima parte dell’itinerario termina nel cortile interno di palazzo Vecchiarelli, scenografico ambiente dotato di una ottima acustica e ornato da una fantastica fontana.
Usciti dal palazzo si prosegue a salire lungo Via Roma e si gira poi a destra in Via della Pellicceria, dove al civico 24, è possibile vedere un ambiente ubicato sotto il livello del piano stradale, nel passato bottega di un capace mastro ferraio.
Nella complessa articolazione degli ambienti è possibile leggere la sovrapposizione delle strutture a partire dal periodo romano, all’alto e tardo medioevo fino alla fine del 1600.
 

Nota documentativa

Le foto delle elaborazioni grafiche sono tratte da pannelli posti lungo il percorso, su disegni realizzati da Tiziana Perotto e Luisa Iacobelli, progetto grafico e stampa – Graphidea Rieti.
 

Per la visita

Per informazioni o per prenotare visite rivolgersi a:
Rita GiovannelliCell. 347-7279591
rietidascoprire@rietidascoprire.it
 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

Fonti documentative

Rita Giovannelli – Rieti Sotterranea, la magia di una scoperta – Rieti, 2012
LauraSaladino – Maria Carla Somma – Elementi per una topografia di Rieti in età tardoantica ed altomedievale – in Mélanges de l’école française de Rome, 1993, 105-1, pp. 23-122

https://it.wikipedia.org/wiki/Ponte_romano_di_Rieti

 

Mappa

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