Rocca d’Aries – Montone (PG)


 

Cenni Storici

La rocca d’Aries, nei pressi di Montone, ha origini molto antiche, fu eretta dalla famiglia Fortebracci sui resti di un antico fortilizio a difesa della primitiva popolazione del paese di Montone.
Il nome “Aries” deriva dal latino (aries = ariete, montone) in ricordo del nome del paese; questa denominazione ha però subito la trasformazione in “Aria“.
La rocca ha subito nel tempo le vicende storiche di Montone, assumendo nei secoli una funzione difensiva e residenziale, ma dal Cinquecento si è resa indipendente dalla cittadina umbra.
Intorno al Mille era feudo dei marchesi di Collevecchio; divenne poi possedimento di Tano d’Azzone Ubaldini e nel 1335 dei figli Francesco, Vanne e Ugolino.
Nel 1376 la rocca si ribellò ma venne immediatamente riconquistata da Oddo III Fortebracci, padre del famoso Braccio e marito di Giacoma Montemelini che ricevette un premio di 500 fiorini da Città di Castello per averla riportata sotto l’egemonia di questa città.
Dopo pochi anni i magistrati perugini, ripresane la proprietà, decisero di far diventare rocca d’Aries molto più massiccia per renderla inespugnabile, affidando la direzione dei lavori, viste le sue grandi capacità, a Oddo III Fortebracci e la direzione dei lavori da parte di suo cognato Tevere Montemelini.
Nel 1380 la struttura era terminata, e negli anni successivi fu sempre contesa tra Perugia e Città di Castello, perché considerata difficilmente attaccabile.
Nel 1381 Città di Castello, attraverso il solito Oddo, riconquistò l’antico possedimento; per tale servizio il Fortebracci venne esentato (16 marzo 1382) dal pagamento di due fiorini mensili per alcuni beni che aveva nel territorio tifernate.
Nel 1383 i priori perugini decisero di smantellare quei castelli incapaci di provvedere a una propria valida difesa; la rocca, che era considerata fondamentale sotto l’aspetto strategico, ebbe invece un ulteriore contingente militare con lo scopo di mantenersi fedele e autonoma; nel 1384, infatti, sventò un attacco di 200 tifernati i quali, caduti prigionieri, furono tutti impiccati a Perugia.
Nel XV secolo diventò possedimento di Braccio Fortebracci, che nel frattempo divenne signore assoluto di gran parte dell’Umbria.
Vi soggiornava spesso la sua famiglia, in particolare la moglie Nicola Varano che Braccio aveva sposato nel novembre del 1420 dopo un anno di lutto dalla morte di Elisabetta Armanni Della Staffa.
Nel Cinquecento la proprietà della Rocca passò alla famiglia Bentivoglio e nel 1503 fu occupata da Ambrogio, detto la Volpe avventuriero che si spacciava per figlio naturale di Carlo Fortebraccio il quale ne rivendicava la proprietà che però al momento era stata venduta a Girolamo I Bentivoglio di Gubbio il 18 luglio 1499 da Guidubaldo da Montefeltro, ma ottenne un fermo rifiuto.
Ambrogio occupò la Rocca e licenziò tutti i coloni tirandosi dietro le ire del Papa Giulio II che emanò un Breve in cui in giungeva immediatamente la restituzione di tutti i possedimenti ai Bentivoglio.
Nel 1587 la Rocca d’Aries apparteneva al conte Ottaviano Bentivoglio di Gubbio (insieme al feudo di Serra Partucci) pur dipendendo da Città di Castello; nel 1596 la fortezza fu attaccata da 600 banditi che infestavano il territorio eugubino.
Intanto cambiarono anche i proprietari della fortezza, dai Bentivoglio era stata venduta per 15.000 scudi romani al conte Giambattista Cantalmaggi e da questo, per diritti ereditari, passò alla famiglia Della Porta.
Nel secolo scorso assunse quindi la funzione di residenza temporanea dei proprietari, che poi preferirono utilizzare a questo scopo la fattoria, in quanto più agevole da raggiungere, mentre nella Rocca e negli edifici vicini, ora diruti, vi sono rimasti dei coloni fino a circa trenta anni fa.
Negli anni ottanta del Novecento apparteneva ancora a questa famiglia quando fu comprata dalla Regione Umbria.
L’attuale stato di conservazione é certamente pessimo, aggravato ulteriormente dal terremoto del 1984.
La proprietà é, però, recentemente (1990) passata alla Regione dell’Umbria, che ha già ottenuto finanziamenti C.E.E.-Programma Obiettivo 5 B “sviluppo aree rurali” per un totale di 3 miliardi di lire per il suo restauro, finalizzato alla creazione di un Centro Didattico Museale articolato in un Centro Permanente di Documentazione sulle Compagnie di Ventura ed un Centro Studi e Seminari di Storia Medioevale.
La Rocca entrerebbe a fare parte del Circuito Museale del Comprensorio Alta Valle del Tevere.
 

Aspetto

Si presenta come un edificio massiccio di pianta rettangolare, con torre semicircolare addossata al lato meridionale, opposta alla facciata principale dove si può ancora osservare un antico portale; ha subito diversi interventi per essere adattata a scopi abitativi, nonostante mantenga ancora intatta la struttura fortificata.
All’interno della torre si trova una scala a chiocciola, costruita con pietre incastrate l’una sull’altra senza materiali cementanti.
Un camminamento situato all’altezza del terzo piano dell’edificio attesta l’antica funzione di avvistamento e di difesa; infatti la posizione sommatale che domina la valletta del Torrente Carpina e quella del suo affluente Torrente Sansughera, permetteva il controllo di un vasto territorio; per meglio assolvere questa funzione da qui si comunicava con altre torri ed edifici fortificati come Montevalentino, situato ora in Comune di Pietralunga.
Internamente all’edificio esiste una cappella dedicata a S. Francesco di Paola, dove si riscontra lo stemma dei Conti Della Porta.
Forse dietro all’altare, c’era un dipinto su tela.
 

Leggenda

Nella zona si ricordano ancora delle grandi feste degli inizi del secolo ed intorno alla struttura medioevale della Rocca sono sorte anche molte leggende, fra le quali la più nota é quella a proposito di un trabocchetto, un pozzo con affilati coltelli, in cui venivano fatti precipitare gli ospiti durante il ballo ed il cui sangue faceva diventare rosse le acque del torrentello Sansughera.
 

Fonti documentative

D. Amoni – Castelli Fortezze e Rocche dell’Umbria – 2010
http://www.montonein.it/” target=”_blank”>www.montonein.it
Istituto Policattedra di Geografia – Quaderno N° 13 – Università degli Studi di Perugia 1991
 

Mappa

Link alle coordinate
 

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>