Castello di Postignano – Nocera Umbra (PG)

La posizione del Castello è unica, infatti sia da Nocera, da Assisi, da Valtopina e addirittura da Gualdo Tadino si scorge il cucuzzolo su cui campeggiano i ruderi oramai della fortezza dei Trinci.

 

Cenni storici

Postignano è una frazione del comune di Nocera Umbra (PG) data la sua posizione, che osserva la città di Nocera e un vasto territorio, in epoca longobarda fu scelto come luogo di presidio fortificato e sicuro da incursioni nemiche; la sua importanza era data anche, dalla vicinanza alla Via Flaminia, attraverso cui transitavano eserciti e viandanti diretti verso Roma.
I primi abitanti del castello furono i nobili longobardi, discendenti dagli Arimanni della prima epoca, venuti direttamente dalla Pannonia. Intorno all’anno 1150 vi nacque san Rinaldo, che fu poi vescovo di Nocera, figlio primogenito del signore del luogo, Napoleone, la cui sposa (secondo un’antica tradizione) si chiamava Lucrezia. Dall’anno della morte del santo (9 febbraio 1217), Postignano è entrato per sempre nella storia di Nocera e della Chiesa.
Nel 1217 venne sottomessa ad Assisi ed in seguito subì il dominio dei Trinci di Foligno.
Il castello, abitato fino a tutto il XIV secolo, venne poi in possesso della Camera Apostolica, come risulta dai Registri Vaticani, che lo dava in affitto a chi ne avesse fatto richiesta. Nel XVI secolo divenne pericolante, fu abbandonato e con il materiale delle muraglie furono costruite alcune case per i contadini dei terreni circostanti, che vi restarono fino intorno al 1950. Abbandonato del tutto, ora anche da lontano sono visibili le sue imponenti rovine.
 

Struttura originale

 
Era strutturato con una entrata ben difesa, un ampio cortile, il torrione centrale, le abitazioni dei signori, le scuderie ed il borgo.
 

Aspetto attuale

 
Della possente rocca oggi rimangono solo delle rovine, si intravedono ancora i resti di un cassero a pianta quadrangolare e quelli del borgo medievale con il relativo palazzetto.
 

Posizionamento

 
La posizione del Castello è sul tragitto del Sentiero Francescano numero 51, ( Carta CAI Parco del Monte Subasio) quello che traccia l’ultimo viaggio di San Francesco nel settembre 1226 durante il quale il Santo, gravemente malato, fu riportato ad Assisi da un gruppo di cavalieri, che lo prelevò da un luogo nei pressi di Nocera (probabilmente Bagnara eremo di S. Angelo) dove si trovava in cura (cavalcata di Satriano ampiamente trattata nel sito alla voce “Chiesetta di Satriano”).
 

San Rinaldo

 
San Rinaldo, vescovo di Nocera Umbra, visse a cavallo tra il XII ed il XIII secolo e costituì una figura alquanto singolare di monaco eremita e di vescovo, staccatosi dalla mentalità del suo tempo per dare una svolta radicale alla sua vita, divenendo mirabile esempio di pietà e di carità, di fede e di coerenza, in un mondo caratterizzato da ricchezza e potere, compromessi e collusioni tra potere temporale e spirituale.
Figlio primogenito di uno dei signorotti locali che dominavano Nocera Umbra e Foligno, erede del feudo di Postignano e già destinato a posti di importanza politica e militare di primo grado, Rinaldo ricevette un’educazione culturalmente elevata come si conveniva al suo rango.
All’età di venti anni abbandonò tutti i suoi averi per darsi all’eremitaggio sul monte di Gualdo, il Serrasanta, celebre per la presenza di uomini dediti alla preghiera ed alla penitenza, ove potè vivere “una vita eremitica perfetta“.
Sentì però assai presto in cuor suo la necessità di assoggettarsi ad un superiore, che potesse guidarlo nel seguire costantemente la volontà di Dio, e divenne allora monaco presso il monastero camaldolese di Fonte Avellana, dove “insieme ai confratelli, servì Dio in modo perfetto e devoto” e fu anche eletto priore.
Per giochi di potere umano o, se si preferisce vedere gli avvenimenti alla luce della fede, per gli insondabili disegni della Provvidenza, Rinaldo fu associato nell’episcopato al vescovo Ugo, impegnato in alti incarichi giuridici nella Curia Romana.
L’elezione sarebbe avvenuta tra gli anni 1209 e 1212 ed infine, alla morte di Ugo, dal 1213 il santo eremita divenne a tutti gli effetti titolare della diocesi.
L’episcopato di Rinaldo si contraddistinse per la sua singolare scelta di rimanere monaco anche da vescovo e lo fece con l’ostinazione tipica dei santi, sempre interamente dedito a Dio ed ai fratelli, come narra la Legenda Minor: “tenne la vita perfetta rimanendo come quando era in monastero con digiuni, veglie, e preghiere, dedicandosi a Dio e occupato nella cura vescovile di celebrante del culto divino e di soccorritore delle persone più povere e bisognose“.
Per dare un vivace esempio di amore cristiano adottò un bimbo di Nocera, orfano dei due genitori, tenendolo nel palazzo vescovile ed onorandolo quotidianamente a mensa, come fosse stato Cristo stesso che chiedeva aiuto. Importante fu la presenza del santo vescovo alla promulgazione della Indulgenza della Porziuncola nell’agosto del 1216, voluta da San Francesco d’Assisi.
San Rinaldo morì il 9 febbraio 1217 presso Nocera Umbra, ed il suo corpo fu subito imbalsamato.
Con un processo sui miracoli, promosso dal vescovo Pelagio suo successore, dopo pochi mesi fu elevato sull’altare maggiore della cattedrale e perciò proclamato santo secondo gli usi del tempo.
Le travagliate vicende politiche dispersero presto preziosi documenti e tradizioni relativi al culto del santo, in particolare quando nel 1248 Nocera, città guelfa, fu distrutta dall’esercito di Federico II che si accampò proprio nella suddetta cattedrale.
Straordinario evento fu il ritrovamento del corpo di san Rinaldo, intatto e non profanato come le tombe degli altri vescovi.
San Rinaldo allora fu proclamato patrono di Nocera ed intorno alla sua urna, trasferita nella chiesa di Santa Maria dell’Arengo, oggi dedicata a San Giovanni Battista, si ricostruì la città distrutta e la devozione verso il santo che perdurò nei secoli.
Quando nel 1448 riprese nuovamente la ricostruzione della cattedrale, in cima al colle ove sorge il centro storico di Nocera, al titolo ufficiale della chiesa, che da sette secoli era dedicata alla Vergini Assunta, fu aggiunto il ricordo di san Rinaldo.
Il suo corpo fu solennemente trasportato nella nuova cattedrale nel 1456 e per secoli costituì il centro del culto che fece di San Rinaldo il protettore della città e della diocesi di Nocera.
Il santo non mancò di provvedere ad aiutare i suoi devoti con interventi di protezione nei momenti tragici di guerre, distruzioni ed eventi calamitosi come i frequenti terremoti.
Odiernamente, dopo i dolorosi eventi del terremoto del 1997, il corpo del patrono è venerato nella provvisoria chiesa lignea di san Felicissimo.
Nell’anniversario della morte San Rinaldo è commemorato dal Martyrologium Romanum e dal Menologio Camaldolese.
 

Fonti documentative

Cartellonistica locale
 

Mappa

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