Santuario della Madonna del Colle – Lenola (LT)

Il Santuario fu edificato in seguito ad una apparizione della Madonna avvenuta nella notte fra il 14 e il 15 settembre 1602.

 

Cenni Storici

Lenola (alt. m. 425; ab. 4000), rinomata per il suo clima “fresco e asciutto“, è un comune dei Monti Ausoni alle falde della Cima del Nibbio (m. 1053).
A Lenola i monti Ausoni e Aurunci si elevano e si allargano verso sud-ovest a formare una gola che mostra sullo sfondo, a detta di re Vittorio Emanuele III, “un panorama il più bello d’Italia“: i monti, la piana con il lago, il Salto di Fondi, il Tirreno, le isole Ponziane.
Il comune rientra nel Parco Regionale degli Aurunci e si trova all’estremità occidentale della provincia di Latina, a pochi km da Fondi lungo la Statale 637 per Frosinone.
Proprio presso il km. 36 di questa strada fino a qualche anno fa si vedeva il cippo di pietra del confine tra Stato Pontificio e Regno di Napoli, di cui Lenola costituiva l’ultimo centro.
In epoca romana il comprensorio apparteneva alla città di Fundi (Fondi); in esso e nella sua diocesi sorse nel Medioevo il castrum Inulae, la cui prima notizia risale al 1072/1073, quando fu donato dal duca di Fondi Littefredo all’abbazia di Montecassino.
Sembra che Enula abbia preso il nome dalla pianta enula campana (Inula helenium), divenuta anche il simbolo del comune.
Il paese deriva dal castello medievale di Ambrifi (Castrum Ambrifii, m. 639), abbandonato nel XV secolo, le cui rovine sono a circa 2 km da Lenola sulla statale 637, in mezzo a un castagneto dopo la chiesetta della Madonna del Campo (m. 436).
Aveva una cinta muraria ellittica, una piccola chiesa dedicata a Maria e una rocca di cui resta solo una torre quadrata alta sette metri.
Nel 1140 Lenola con i vicini castelli di Ambrifi e Acquaviva entrò a far parte della contea normanna di Fondi, nel Regno di Napoli, concessa alla famiglia Dell’Aquila.
Coinvolta nelle lotte tra il papa e Federico II, nel 1229 fu occupata dai pontifici.
Con il matrimonio (1299) di Giovanna ultima erede della casa Dell’Aquila e Roffredo III Caetani, anche Lenola come tutta la contea di Fondi passò alla famiglia Caetani.
Verso la metà del Duecento il nucleo abitato si allargò fuori dell’originaria cinta di mura; si sviluppò un borgo intorno alla nuova chiesa di S. Maria Assunta, che divenne la chiesa madre al posto dell’antica di S. Giovanni Evangelista.
Lenola fu anche coinvolta nello Scisma d’Occidente, che nel conclave di Fondi (20 settembre 1378) portò all’elezione di Clemente VII contro papa Urbano VI.
La posizione stessa di Lenola, sul confine tra Stato pontificio e Regno di Napoli la faceva obiettivo di tutte le guerre del XV secolo tra il papa, Aragonesi e Angioini e poi delle lotte tra i Caetani di Fondi e di Sermoneta.
Alla discesa di Carlo VIII in Italia (1494) il conte di Fondi Onorato III Caetani si schierò con i Francesi ma tre anni dopo, salito al trono di Napoli Federico d’Aragona, fu privato della contea (e quindi anche di Lenola) assegnata a Prospero Colonna.
Nella notte tra 8 e 9 agosto 1534 il famigerato corsaro Khayr al-Dīn il “Barbarossa” assaltò Fondi per rapire la bella contessa Giulia Gonzaga che però riuscì a fuggire, forse rifugiandosi proprio a Lenola.
Dalla seconda metà del’500 le cronache cominciano a parlare del brigantaggio nella zona, mentre il XVII e XVIII secolo furono per Lenola di massimo splendore, soprattutto per i fatti legati a Gabriele Mattei, Fra Deogratias, fondatore del santuario della Madonna del Colle; la storia dei primi anni di questo santuario fu narrata in ottava rima da un testimone, il chirurgo e poeta lenolese Curzio Mattei.
Nell’800 il brigantaggio riprese e i superstiti della banda di Fra Diavolo continuarono a seminare terrore e morte nei paesi degli Ausoni; ad es. il 16 settembre 1814 sequestrarono in contrada Vignolo il nobile Carlo Grossi, che liberarono dopo averlo malmenato e minacciato di morte.
Durante il soggiorno di Pio IX a Gaeta Lenola ospitò a palazzo Grossi il cardinal Gizzi, Segretario di Stato nel 1846 e presidente del Consiglio dei ministri nel 1847, morto poi a Lenola il 3 giugno 1849 e sepolto in S. Maria Maggiore.
Subito dopo l’Unità d’Italia si riaccese il brigantaggio, sulle cui cause si innestarono, trovandovi terreno favorevole, le rivendicazioni dell’ex re borbonico Francesco II.
La banda del brigante Luigi Alonzi detto “Chiavone“, di cui faceva parte anche il lenolese Domenico Pannozzo, il 5 maggio 1861 assalì Lenola, devastò gli uffici del comune e tolse dalle pareti i ritratti di Vittorio Emanuele II e di Garibaldi sostituendoli con quelli di Francesco II e della regina Maria Sofia, dichiarando decaduto il nuovo regno unitario e ripristinando quello borbonico.
Dopo la morte di Chiavone, una parte della sua banda restò a operare a Lenola sulle montagne confinanti con lo Stato Pontificio.
Nel 1864 fra le tante vittime di quei briganti ci furono Domenico Grossi e Antonio e Mosè Labbadia, che furono sequestrati, mutilati di un orecchio e rilasciati solo dopo aver pagato un riscatto.
Durante la seconda guerra mondiale Lenola fu bombardata cinque volte (gennaio-maggio 1944) e in gran parte distrutta, subendo 119 morti tra civili e militari, decine di feriti e le “marocchinate” dei goumier del Corpo di spedizione francese del generale Juin.
Tra i lenolesi partigiani ricordiamo il futuro presidente della Camera dei Deputati Pietro Ingrao (1915-2015).
Lenola è piccola ma ha diverse chiese: S. Giovanni Evangelista (XI sec.); S. Maria Maggiore (XIII sec.); Madonna delle Benigne Grazie; S. Biagio (XVIII sec.); S. Rocco; Santa Maria del Campo.
Da vedere anche il centro storico con la Porta del Colle e il Castello baronale, le rovine di Ambrifi e imolti monumenti in marmo, granito o pietra scolpiti dal lenolese Peppino Quinto e dedicati a Fra Deogratias, alle vittime civili di guerra, alla Madonna del Colle (2005), alla donna (2015); sua anche la Fontana-cascata e il teatro all’aperto nel Parco Mondragon (2003-2015).
 

Santuario della Madonna del Colle

Il “valore aggiunto” di Lenola è il Santuario della Madonna del Colle (sec. XVII), basilica minore dal 21 febbraio 2015, che sorge a 490 metri circondato da alberi secolari sul costone di un monte che domina fino al mare la pianura sottostante, solcata dai fiumi Liri e Garigliano e dalle sponde frastagliate del lago di Fondi.
Fu costruito in ricordo di un’apparizione della Vergine avvenuta, secondo la tradizione, nella notte fra il 14 e il 15 settembre 1602.
La storia che ha portato alla costruzione del santuario è singolare:
il 14 settembre 1602, vigilia della festa della Madonna Addolorata, un giovane di Lenola poco più che ventenne, Gabriele Mattei (1579-1656), con altri tre compagni si mise a ironizzare sui fedeli riuniti nella chiesa della Croce e a un vecchio che lo aveva rimproverato per quello arrivò a promettere la morte.
Quella sera stessa, mentre era in attesa fissando le rocce del monte, ebbe la visione del demonio e d’istinto invocò la Madonna, che gli apparve e lo invitò a salire sul colle, dove ritrovò un suo antico affresco nascosto tra le rupi, in una grotta dove i cristiani del luogo avevano subito anticamente la persecuzione di Decio.
Primo testimone del prodigioso ritrovamento fu il vescovo di Fondi Comparini, che era in paese per consacrare la chiesa di Santa Maria Maggiore e che corse con tutto il popolo sul luogo del prodigio.
Attorno alla grotta fu costruita una chiesa consacrata l’8 settembre 1610, con festa fissata al 14 dello stesso mese.
Nel suo aspetto moderno, disegnato dall’architetto Ambrini, il santuario di Lenola ha una facciata a mattoncini, un portale bronzeo e l’interno a navata unica; sull’altare un dipinto della Vergine del sec. XVIII.
Al mantenimento e accrescimento del santuario provvidenzialmente Gabriele Mattei, che dopo la conversione divenne sacerdote ed eremita-custode della Madonna del Colle, chiamato da tutti fra Deogratias.
Morì a più di 50 anni dalla sua conversione la vigilia della prima domenica di Avvento del 1656, ucciso proprio sulla porta del suo santuario.
Dal 2007 è in corso la causa di beatificazione.
Il piazzale del santuario si raggiunge da piazza Cavour attraverso la Scalinata della Pace, museo “a cielo aperto” di 110 gradini, progettata e realizzata nel 1987 dallo scultore e architetto Peppino Quinto sulla falsariga di quella del 1925.
Il percorso, reso piacevole anche dalle scelte cromatiche e decorative della scalinata, comprende un primo tratto pianeggiante che attraversa il rione Colle, uno slargo o piazzetta dove sono raffigurati gli antichi giochi infantili con la scultura di un gruppo di ragazzi che giocano sotto gli occhi di una madre che allatta.
Dalla piazzetta, dov’era la Porta del Colle che apriva il paese alla campagna e nei cui pressi la Vergine apparve a Gabriele Mattei, inizia una scalinata di 110 gradini, 83 dei quali mostrano mosaici sul tema della pace, realizzati dal maestro francese Bruno Amman sulla base di bozzetti inviati da numerosi artisti italiani e stranieri.
Due lapidi lungo la scalinata dicono:

Vergine santissima del Colle, Madre della vita, il popolo che si riconosce nel tuo divin Figlio Gesù muove alla tua soave immagine per questa via, che consacra alla pace ogni sua più alta aspirazione. Nel quarto centenario dell’apparizione. Lenola 15 settembre 2002“.

Gabriele Mattei in questo sito la notte del 14 settembre 1602 meditando il delitto alle corde sonore invano chiese una nota soave, invocò il genio del male e lo vide sgomentato, si volse a Maria che gli apparve additandogli la sua effigie nascosta tra le rupi. Fervente pellegrino limosinò per tutta Europa ed ebbe i mezzi e la fortuna di erigere il santuario del Colle.
La patria riconoscente nel terzo centenario 1902 ha ricordato in questo marmo l’apostolo della carità, l’eroe del lavoro
“.

Proprio davanti alla facciata della chiesa è un busto di marmo bianco dedicato “A Gabriele Mattei, fra Deo Gratias, nel settimo cinquantenario dell’arcano mandato da lui fedelmente eseguito. 1602-1952. Lenola“.
 

Fonti documentative

Nazareno Terella – Lenola ed il Santuario del Colle – Lenola 1902.
Giulio Domenichini – Storia e Cronistoria di Lenola e il Santuario del Colle. Dalle origini al nostro tempo – Lenola 1998.
 

Nota

Il testo è di Stanislao Fioramonti, le foto sono di Patrizia Magistri (Madonna del Colle), le altre sono tratte dal sito dell’Arcidiocesi di Gaeta e da Wikipedia.
 

Mappa

Link alle coordinate: 41.405826 13.460472

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