Santuario della Madonna del Monte – Ceseggi di Sellano (PG)

La chiesa sorge isolata sull’altopiano da dove si gode una vista meravigliosa.

 

Cenni descrittivi

Il dolce altipiano che si estende alle pendici del Monte Cavallo è delimitato dalle profonde valli del Vigi e del Nera, la cui confluenza è dominata dall’antico “castello” di Cerreto di Spoleto, che insieme a quelli di Montesanto e Mevale costituivano un sistema di difesa all’ombra del quale, sugli ampi pianori disserninati di villaggi agricoli, la vita contadina fluiva serenamente.
La stessa vita che ancora oggi scorre tranquilla, protetta non dalle fortificazioni, ma dall’isolamento naturale della zona.
La cappella della Madonna del Monte, sorge dove i confini dei tre “castelli” si incontrano.
L’edificio viene fatto risalire al XIV sec. ma data la sua posizione e a giudicare dalle pietre utilizzate per l’abside non è da escludere una collocazione temporale precedente come sito forse pre-cristiano riconvertito poi alla Vergine Maria come più volte e in più parti è avvenuto dopo la riconversione dei siti pagani ai canoni del cristianesimo.
Proprio a causa della sua posizione di confine, fu oggetto di numerose dispute fra i tre castelli per contenderselo, per appropriarsi di fertili pascoli, oltre che alla mira di espansioni territoriali.
Le lotte per la contesa del Santuario taumaturgico si protrassero per secoli e più volte furono fatti degli accordi per soluzioni pacifiche del contenzioso. Il 12 dicembre 1459 fu fatto un arbitrato redatto da Ambrogio di Giovanni di Ferentillo dove si confermarono i confini già stabiliti nel trattato del 20 gennaio 1424 voluto da Giovanni di Rodolfo Varano Duca di Camerino.
La sentenza arbitrale fu stabilita da Bartolomeo Piero Piccolomini nipote di papa Pio II.
Nella visita pastorale del Lascaris fatta nel 1713 troviamo come rettore Don francesco Orazi.
La chiesa conteneva un’immagine romanica dipinta su tavola incamottata che fu trasferita a Mevale ove fu eretta una cappella in pietra nel secolo XVI.
L’immagine, ora conservata al Museo di Visso, risale al sec. XIII ed è opera di un pittore della Valnerina dipendente della scuola Spoletina delle ” Croci Azzurre “, mostra la Vergine seduta in trono con Bambino benedicente tra due Angeli.
Il Bambino è in posizione centrale frontale e benedice alla greca.
I volti risentono della staticità bizantina.
Anche se non sono state rintracciate testimonianze in proposito, è probabile che altre immagini abbiano preso il posto del tabernacolo originario prima che venisse realizzata la statua della Madonna con il Bambino in terracotta dipinta e invetriata, riferibile alla fine del sec. XV, ritenuta di scuola robbiana, ma probabilmente attribuibile alla cerchia di Silvestro dell’Aquila.
La preoccupazione per la sicurezza di un’opera di notevole valore, giustificata dalla posizione isolata dell’edificio, determinò il trasferimento della statua dalla nicchia ricavata nella parete absidale del Santuario alla chiesa di S. Martino nel vicino villaggio di Ceseggi, dove è tuttora conservata.
Solo in occasione della festa la statua della Madonna veniva riportata in processione nella sede originaria dopo aver compiuto un largo giro attorno alla chiesa per l’esercizio delle rogazioni.
Per l’eccessivo peso della statua si decise, nei primi del Novecento, di sostituirla con una copia lignea che, ospitata anch’essa a S. Martino di Ceseggi durante i lavori di restauro, è stata finalmente ricollocata nel Santuario.
 

Aspetto

La chiesa a pianta rettangolare presenta un pronao coperto con una porta di accesso sempre aperta che, oltre a garantire riparo, permette ai devoti la vista della Madonna custodita all’interno attraverso due basse finestre protette da un’inferriata.
L’edificio presenta due minute finestre laterali sulla parete ad est e un’abside con un coronatura unico resto dell’originario edificio romanico.
Nei numerosi rifacimenti subiti, la chiesa della Madonna del Monte ha perso anche la torre campanaria e la campana ha trovato sistemazione nel campanile a vela della chiesa di S. Martino di Ceseggi dopo che, nel racconto che ancora si tramandano gli abitanti del luogo, un pastore la ritrovò in mezzo al bosco abbandonata dai ladri che non riuscivano a sopportare il peso improvvisamente accresciuto.
Nella campana è leggibile in rilievo la dicitura “Angelus Perusinus fecit MCCCCLXXXVII“.
Un ulteriore intervento di ristrutturazione, effettuato nei primi anni Settanta, ha privato la chiesa degli altari che appartenevano alle comunità di Cerreto e di Sellano, subentrata a Montesanto, posti ai due estremi della navata per rispettare la ripartizione della proprietà.
Questa drastica decisione, che privava il Santuario di un altro dei suoi specifici connotati, rispondeva alla scelta di innalzare un unico altare come simbolo della ritrovata unità fra le popolazioni confinanti.
Chiusa di nuovo per restauri, la chiesa della Madonna del Monte è stata riaperta al culto il 24 agosto 2002 con una solenne cerimonia celebrata dall’arcivescovo di Spoleto, Riccardo Fontana.
 

Curiosità

Sulla soglia della finestra interna destra è scolpito un simbolo di un fiore a sette petali o fiore della vita, importante simbolo legato all’ordine dei templari ma la cosa strana è che questo ha 7 petali, impossibile per un fiore della vita. Un errore o una numerologia voluta?
( Chi ha qualche notizia la comunichi )
 

Tradizioni

La festa, celebrata un tempo il martedì dopo Pentecoste, è stata spostata da circa vent’anni alla terza domenica di luglio.
La mattina della festa giungono nel paese nei pressi di Sellano, due processioni, una proveniente da Sellano e una da Borgo Cerreto, insieme agli abitanti del luogo.
La statua della Madonna viene spostata dalla chiesa di San Martino a Ceseggi, dove è costudita, a quella in cima al monte; durante la processione vengono fatte le rogazioni in mezzo ai campi, con la statua della Madonna rivolta ai quattro venti e innalzata verso il cielo, per chiedere la protezione dei raccolti e la fine della siccità.
Alla fine tutte due le comunità assistono alla messa.
Dopo un pranzo sui prati, iniziano i giochi popolari (tiro alle pignatte, tiro alla fune, albero della cuccagna).
Una tradizione antica che unisce le comunità di confine tra Umbria e Marche.
 

Fonti documentative

http://www.umbriatouring.it/

Storia dei Comuni della Valnerina di Don Anzano Fabbi
M. Tosti – Santuari Cristiani d’Italia Committenze e fruizione tra medioevo e età moderna ( testo di l. Giacchè )- Ecole francaise de Rome 2003
 

Mappa

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