Speco di San Francesco e Convento francescano di San Giacomo – Poggio Bustone (RI)

Si tratta di uno dei primi luoghi che videro nascere la comunità francescana, da qui Francesco passò per recarsi a Roma dal Papa per l’approvazione del suo stile di vita; un luogo di contemplazione e fra i primi della sua storia.

 

Poggio Bustone

Poggio Bustone (m. 756), a 18 km da Rieti, è un paese collinare sul bordo nord-orientale della valle Reatina, sotto il Terminillo.
Salendo per la strada provinciale, subito prima del paese c’è il parco pubblico chiamato “I giardini di marzo” in ricordo di uno dei maggiori successi di Lucio Battisti, grande cantautore qui nato il 5 marzo 1943 e morto a Milano il 9 settembre 1998.
Lungo il viale del parco si incontra una sua statua in bronzo con l’immancabile chitarra e una di San Francesco d’Assisi a braccia alzate sulla sottostante valle Reatina (ora riposizionata).
All’entrata del paese un cartellone avverte che, oltre a Lucio Battisti, è nativo di Poggio Bustone anche Attilio Piccioni (1892-1976), uomo politico popolare e democristiano, a lungo parlamentare e più volte ministro.
Le case del paese in parte sono ai lati della strada, ma per la maggior parte sono disposte a gradinata lungo il fianco della collina.
Entrando nel borgo medievale, si risale alla parrocchiale e poi alla Porta gotica detta del “Buongiorno“, in ricordo del saluto, “Buongiorno, buona gente!“, rivolto da San Francesco agli abitanti di Poggio Bustone quando da Assisi passò qui per la prima volta nel 1209 con i primi compagni, diretto a Roma per chiedere al Papa Innocenzo III il permesso di vivere secondo la sua forma.
Un saluto che risuona anche oggi, dopo 900 anni, il 4 ottobre, festa liturgica del santo di Assisi, quando un tamburino passa al mattino per le stradine e le scalinate del paese, bussando a ogni porta e ripetendo a tutti lo stesso gentile augurio.
 

Convento francescano di San Giacomo

Usciti dalla porta e osservato a destra il monumento anch’esso in bronzo al tosatore di pecore (un mestiere, quello del pastore, un tempo diffusissimo in queste zone), si imbocca via San Giacomo che sale per 6-700 metri fino al convento francescano di San Giacomo, un santuario di proprietà dei monaci benedettini dell’Abbazia di Farfa in Sabina, che lo donarono a San Francesco nel 1217.
Sul piazzale del convento troviamo la chiesa di San Giacomo (sec. XIV, riportata allo stile originario dai restauri del 2009).
E’ a navata unica con copertura lignea; all’interno una piccola tavola del XIV-XV secolo raffigura la Madonna delle Grazie col Bambino e San Giuseppe.
Ai frammenti di un affresco seicentesco ricomparso durante i lavori del 1948 si affiancano lavori contemporanei come la croce d’altare dipinta da Luisanna Garau (2012) e la Cappella delle Beatitudini, interamente realizzata da Piero Casentini (2014).
Nel chiostro (sec. XVI) dell’antico convento è la splendida Vergine con Bambino di scuola umbro-toscana del ‘400 e dipinti seicenteschi di episodi della vita di S. Francesco.
La posizione del convento è magnifica, con alle spalle la montagna verdissima per i fitti boschi e di fronte una bellissima veduta del borgo di Poggio Bustone, della Piana Reatina con i suoi laghi, i prati e i campi gialli di girasoli.
Il convento, uno dei quattro che hanno fatto definire “Santa” la valle reatina (insieme a quelli di Fontecolombo, Greccio e La Foresta), ha un portico di facciata che “protegge” da un lato la chiesina di San Giacomo (trecentesca, ma rinnovata) e dall’altro un piano superiore seicentesco con chiostro e refettorio e uno inferiore trecentesco con i resti del convento antico, che conserva l’aspetto originario, con la grotta-cappella dedicata a San Michele Arcangelo e la grotta della preghiera di San Francesco o eremo di San Francesco, raggiunto attraverso una stretta scala.
L’intera struttura è stata radicalmente restaurata qualche anno fa.
 

Speco di San Francesco

Dal piazzale del convento si segue a ridosso della montagna la strada asfaltata che sale a monte del Santuario, con tabelle CAI segnavia del sentiero 421.
Subito a sinistra un viottolo che inizia con una scalinata in pietra e passamano di legno e una Via Crucis dalle stazioni composte di materiali diversi (legno, metallo, maiolica ecc.) sale al moderno Tempietto della Pace e alla statua in bronzo di un S. Francesco sorridente e molto stilizzato.
Poche decine dimetri dopo il convento di S. Giacomo (m. 800) si imbocca invece a sinistra (a quota m 845) una via gradinata senza corrimano, con altre tabelle escursionistiche del CAI, che inizia a salire a serpentina nel bosco di querce secolari e aceri campestri e raggiunge il romitorio superiore di San Francesco (m. 1075) (o Sacro Speco o Grotta della Rivelazione), alle falde del monte Rosato (m. 1510).
E’ una cappella costruita in parte nel 300 e in parte nel 600, dove un angelo sotto forma di fanciullo apparve a Francesco annunciandogli la remissione dei suoi peccati e l’espansione dell’Ordine.
Il tragitto, di difficoltà media, ha una lunghezza 900 metri, un dislivello di 275 e un tempo di salita di 40 minuti.
Percorso più volte da San Francesco, è in assoluto uno degli itinerari più schiettamente francescani; apre l’animo del pellegrino alla meditazione e alla contemplazione, proprio come accadeva a Francesco durante i suoi ritiri a Poggio Bustone.
Scrive Jorgensen:
Se vogliamo comprendere a pieno Francesco d’Assisi, è indispensabile seguirlo in alto, su quella grotta isolata della montagna“, dove egli ricevette da Dio il perdono dei peccati.
Nella sua continua ricerca di Dio, Francesco amava rifugiarsi e pregare in luoghi alti e spesso impervi, dove la purezza della natura e il silenzio rendevano meglio percepibile la presenza del Padre.
Il Sacro Speco di Poggio Bustone fu uno di questi luoghi.
Quando nell’estate del 1209 giunse con i suoi primi compagni in questo possedimento dei Benedettini di Farfa, Francesco era travagliato dal pensiero della sua vita trascorsa nei peccati; nella grotta ha luogo la vera nascita spirituale del Santo, quando prende coscienza che il Signore gli usa misericordia, che è perdonato e amato da Dio (vedi le Fonti Francescane al n. 363).
E’ qui inoltre che inizia la sua avventura comunitaria, con la creazione della prima fraternità francescana e l’invio dei fratelli a predicare a tutti che “Dio solo è buono“.
E Dio predisse anche al Santo l’espansione prodigiosa del suo Ordine, che avrebbe accolto frati santi e frati indegni, ma come fece il pescatore del Vangelo i “pesci” migliori e più grossi si sarebbero conservati mentre gli altri si sarebbero gettati in mare (v. FF 364).
La salita allo Speco di Francesco termina di fronte a una cappellina che ingloba la grotta dove il Poverello, con la visione di un angelo, ottenne da Dio il perdono dei suoi peccati (sperimentò la misericordia di Dio) e la certezza dell’espansione del suo Ordine.
Anticamente la grotta era raggiunta da un sentierino tortuoso nel bosco; oggi il percorso è stato ristrutturato e arricchito di sei edicole e altri due luoghi evidenziati da tabelle che ricordano episodi prodigiosi descritti dagli storici francescani (Lodovico da Modena, L. Wadding, il p. Gonzaga…) e riferiti ai soggiorni del Santo nella grotta.
Tutti gli episodi descritti dalle edicole hanno un’origine diretta dalla tradizione popolare.
Le edicole, presenti dalla metà in poi del percorso, furono erette già intorno al 1650; quelle moderne, riparate anch’esse alla metà degli anni ’90, descrivono questi episodi francescani:ù

Prima edicola.
Pietra con l’impronta del Breviario di Francesco.
Si racconta che, durante una tempesta improvvisa, il Santo per non far bagnare il suo breviario lo posò su quella roccia, che quasi cedette riparandolo e lasciandone l’orma rettangolare; il vuoto è tuttora visibile.
Secondo il Wadding, tale impronta ha le stesse misure del Breviario del Santo conservato ad Assisi; anche una pittura coeva, nell’edicola, descriveva l’episodio, con la scritta:
Stando il p. S. Francesco in questo loco recitando l’offizio fu ass(alito) da una pioggia improvvisa e dubitando non si bagnasse il breviario l’accostò a questa rupe la quale miracolosa(mente) cedette p(er) dargli ricovero. Ex vetustissima traditione“.

Seconda edicola.
Roccia con l’impronta del cappuccio del Santo.
Stanco della salita, Francesco si appoggiò agli scogli per riposare e, seduto a terra con le spalle alla roccia, il cappuccio del suo saio vi rimase miracolosamente impresso.
Anche nel successivo tornante del sentiero una roccia ha una concavità impressa che la vox populi identifica con l’impronta del ginocchio di S. Francesco, prostratosi di fronte a un angelo venuto a consolarlo delle sue sofferenze.

Terza edicola.
Roccia con l’impronta del gomito di S. Francesco, appoggiatosi allo scoglio per riposare.
Passata questa cappella, si giunge a un bivio, m. 990; si lascia a sinistra la via segnata (sentiero 421), che prosegue l’ascesa per il Prato di San Giacomo e il monte Rosato (m. 1510), e si continua a salire a destra verso il Sacro Speco.

Quarta edicola.
Ricorda l’apparizione del diavolo, che presentandosi su una roccia tentò San Francesco cercando di distrarlo dalla preghiera.

Quinta edicola.
Roccia con l’impronta di un piede di S. Francesco.

Sesta edicola.
Impronta del piede di un Angelo apparso in forma umana al Santo per rassicurarlo della sua condotta di vita.
Alle edicole seguono sul sentiero alcuni gradini di roccia, poi sopra un dirupo una croce di legno e una di ferro (questa posta nel 2012); da qui S. Francesco benedisse la valle reatina, visibile nella sua totalità; e da qui si racconta che il diavolo volesse far precipitare il Santo.
I pellegrini che salivano allo speco solevano gettare all’interno delle edicole una piccola pietra, forse per scacciare il maligno.

Superate tutte le edicole si giunge alla base degli Scogli di San Francesco, alti circa 100 metri (nel 2008 ingabbiati con reti metalliche per evitare la caduta di pietre sui viandanti); qui è la chiesina o cappellina, con campaniletto e piccola abside, che racchiude la spelonca tra le rupi, la grotta delle visioni; qui al Poverello apparve un angelo nelle forme di un fanciullo che gli annunciava la remissione dei peccati da parte del Signore e gli rivelava l’espansione dell’Ordine; qui si entra nel cuore profondo del francescanesimo, nella culla della piccola comunità francescana iniziale.
La chiesetta fu costruita intorno alla grotta del santo nei primi anni del 1300; intorno al 1600 fu ingrandita fino ad arrivare alla sua attuale forma.
La costruzione ha due vani sovrapposti, scavati nella roccia, due ambienti semplicissimi, disadorni ma suggestivi; quello inferiore è una sorta di ingresso con un altarino trecentesco al di sopra del quale è un dipinto del Seicento raffigurante l’Angelo che appare a Francesco rassicurandolo della remissione dei suoi peccati.
Da qui una scala di rozzi gradini tagliati nella parete rocciosa conduce al vano superiore (costruito nel 1634) con la vera e propria grotta del Poverello; ha un minuscolo altare con sopra un quadro di S. Francesco in preghiera e il beato Egidio in riposo.
Giunti alla chiesina della grotta santa, che purtroppo è quasi sempre chiusa per evitare profanazioni, è uso devoto e tradizione popolare far suonare con almeno cinque rintocchi la campanella, tramite la cordicella posta all’esterno dell’edificio.
Il ritorno al convento francescano di S. Giacomo può avvenire anche per un percorso ad anello che arriva (m. 882) alla larga carrareccia che dal convento stesso sale alla montagna fino al Prato di San Giacomo e oltre; la mulattiera è più larga e meno scoscesa del sentiero, ma lunga quasi il doppio; è però molto piacevole.
Tutto il giro, compresi una decina di minuti di sosta allo Speco, è durato per me 1,45 ore.
 

Fonti documentative

Simonetta Neri (a cura) – La Valle Santa, Romitori francescani fra Terni e Rieti – Edimond 2000.
Poggio Bustone – in: Lazio, Guide Turistiche regionali, IG De Agostini, Novara 1976.
Cartellonistica locale.
 

Nota

Il testo è di Stanislao Fioramonti, la visita è stata effettuata il 13 agosto 2016.
 

Nota fotografica

La foto del campanile è di Patrizia Magistri (n.5), le restanti: Trip Advisor (n. 1), La Repubblica (n. 2), Visit Lazio (n.3), Cammino di S. Benedetto (n. 4).
Wikimedia Commons – Wikimedia.org
https://commons.wikimedia.org/wiki/File:20110517_Poggio_Bustone_Sacro_Speco_037_%285762450696%29.jpg
 

Mappa

Link alle coordinate Convento di San Giacomo: 42.504310 12.892956

Link alle coordinate Speco Francescano: 42.507841 12.893325