Viadotto Romano di Pieve Fanonica – Capodacqua di Foligno

Il ponte è ben visibile a destra a fianco della strada poco dopo la stazione ferroviaria di Pievefanonica in direzione Capodacqua di Foligno

 

Cenni Storici

La via Flaminia proveniente da Forum Flaminii dopo aver scavalcato il Topino a Ponte Centesimo si dirigeva verso Nocera seguendo la linea delle colline sulla sponda sinistra del fiume.
Le difficili condizioni del terreno e la presenza del fiume resero necessarie numerose opere di contenimento del terreno e di scavalcamento di torrenti e fossi.
Il viadotto di Pieve Fanonica consta di un ponte ad un’arcata, larga metri 2,90 parzialmente interrato, la cui altezza visibile è di circa metri 3, fiancheggiato a monte e a valle da lunghi muri di sostruzione in opera quadrata di blocchi di calcare locale. La sostruzione a valle è rinforzata da contrafforti rettangolari.
La larghezza del ponte è di circa metri 14 e su di esso sono visibili ancora resti della massicciata stradale larga circa metri 7.
A monte è stata riportata alla luce un’opera di imbrigliamento artificiale delle acque superficiali, consistente in una griglia semicircolare e una pavimentazione con andamento a scivolo costruite con blocchi e lastre calcaree, che determinavano l’incanalamento forzato delle acque provenienti dalla collina sovrastante il ponte.
Il manufatto nella sua parte originaria in opera quadrata è databile in età augustea.
Successivamente in età imperiale, a causa dell’instabilità del terreno, soggetto a movimenti franosi, il manufatto subì notevoli danni con spostamenti e crolli dei blocchi. Il restauro conseguente, databile in età imperiale, consta di un grosso muraglione a contrafforti a scarpa in opera cementizia con rivestimenti di grossi ciottoli di fiume. L’intervento della Soprintendenza Archeologica per l’Umbria è consistito in lavori di consolidamento, restauro e integrazione delle strutture del manufatto antico, di consolidamento del terreno a monte e di incanalamento fino al Topino delle acque meteoriche superficiali, in lavori di scavo che hanno riportato alla luca buona parte del manufatto visibile.
 

Bibliografia

Cartellonistica locale a cura del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali – Soprintendenza Archeologica per l’Umbria
 

Mappa

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