Villa Lante – Bagnaia (VT)

La Villa assieme a Bomarzo, costituisce uno dei più famosi giardini italiani a sorpresa manieristici del XVI secolo.

 

Cenni Storici

Sulla sommità di un ripido sperone roccioso sovrastante Bagnaia Raffaele Sansoni Riario, vescovo di Viterbo dal 1498, intorno al 1511 edificò un Barco, un casino per la caccia che sarebbe stato poi rimodellato secondo le nobili forme di una villa con giardino rinascimentale.
Niccolò Ridolfi, anch’egli vescovo di Viterbo dal 1532 al 1533 e dal 1538 al 1548, avviò i primi lavori di trasformazione del Barco in Villa, proseguiti poi da Giovan Francesco Gambara, vescovo dal 1566 al 1587, che nel 1568 affidò al celebre architetto Jacopo Barozzi, detto il Vignola, la realizzazione di un giardino all’italiana.
Dopo la sua morte, nel 1573, l’esecuzione materiale dei lavori spetterebbe a Giacomo del Duca, autore certo del Giardino Grande di Palazzo Farnese a Caprarola (Hess 1966).
La costruzione della Palazzina Gambara è opera Tommaso Ghinucci da Siena, le decorazioni pittoriche sono attribuite al pittore emiliano Raffaele Motta, meglio noto come Raffaellino da Reggio, le Sale della Caccia e della Pesca sono state decorate da Antonio Tempesta (Bonelli 2003-2004 e 2006).
Dal 1590, ovvero poco dopo la morte del Cardinale Gambara, la Villa passò nelle disponibilità del Cardinale Montalto che la tenne per oltre 30 anni.
L’attuale conformazione della villa si deve al cardinal Lante.
 

Aspetto

I giardini costituiscono l’attrazione principale di Villa Lante, specialmente i giochi d’acqua, dalle cascate alle fontane ai grottini sgocciolanti.
Questa armonia di acque e la perfezione del suo flusso fu raggiunta solo quando grazie a uno specialista di architettura idraulica, Tommaso Ghinucci con il compito di supervisionare il progetto idraulico.
Fu consultato anche il noto architetto di giardini Pirro Ligorio, ma è il genio di Ghinucci che fluisce e rivive ancor oggi nei suoi giardini.
La Fontana del Pegaso ha forma ovale; l’idea di questa fontana, realizzata all’epoca del Cardinale Montalto (1587-1623) deriva dall’analoga Fontana dell’Ovato di Villa d’Este a Tivoli.
Il nome della fontana ovviamente deriva dal Pegaso che si trova al suo centro.
Il cavallo alato della mitologia greca è metaforicamente accerchiato da quattro amorini con ali di farfalla e scolpiti nell’atto di suonare una tromba da cui, al posto del suono, esce uno zampillo verso il Pegaso stesso.
La parete di fondo è coronata da nove busti di Muse dalle cui bocche escono zampilli di acqua.
Altre due Muse, con la testa rivolta verso il Pegaso, sono inserite sugli angoli vivi della fontana.
Nel complesso questa fontana è quindi composta da 16 figure marmoree.
I miti dell’Elicona (Pegaso che con gli zoccoli fa sgorgare l’acqua sul monte Elicona aprendo la mitica sorgente di Ippocrene) e del Parnaso (le Muse e gli amorini alati) rappresentati in questa fontana, erano abbastanza ricorrenti nei giardini delle Ville cinquecentesche.
Il Parco Pubblico di Villa Lante altro non è che l’antica tenuta di caccia; si estende su diversi ettari ed è totalmente recintato da mura, vi si trovano numerosi alberi monumentali, soprattutto lecci.
La Fontana dei Monticelli è una delle fontane disseminate per il Parco, si trova nei pressi del Casino di caccia e deve il suo nome ai monticelli posti al centro della vasca, simbolo araldico del cardinale Montalto.
Il Casino di Caccia è l’edificio più antico di Villa Lante, fatto costruire nel 1521 da Ottaviano Visconti, di cui campeggia su una facciata lo stemma con il biscione.
La struttura presenta un’architettura semplice, di ispirazione ancora quattrocentesca.
La vicina Ghiacciaia è una costruzione che ricorda gli igloo degli eschimesi.
In realtà è proprio una ghiacciaia cilindrica, interrata per circa 10 metri e con diametro di analoga misura.
La sua costruzione fu deliberata dal Consiglio Comunale di Bagnaia nel 1601 che decise altresì di farla riempirla di neve ogni inverno a spese della comunità, per mantenere fresche le bevande durante l’estate.
Sembra infatti che il Cardinale Montalto fosse ghiotto di gelati e bevande ghiacciate, così ghiotto che, come scrive il Moroni: “riuscirà a spegnere ogni calore nello stomaco tanto da morirne, nel 1623“.
Nei pressi della ghiacciaia si trova la Fontana Ottagonale.
La Fontana della Madonnella, a forma circolare si trova fuori del recinto del giardino
Nel cuore del complesso, un bacino centrale contiene la celebre Fontana dei Mori detta anche del quadrato; già attribuita al Giambologna, è invece opera di Giovanni Guerra (Modena, 1544 – Roma, 1618).
I Mori sono stati aggiunti all’epoca del Cardinale Montalto, tra il 1615 ed il 1623, poiché non sono nominati dai primi visitatori.
La realizzazione idraulica della Fontana fu fatta tra il 1571 ed il 1581 da Tommaso da Siena lo stesso progettista di Villa d’Este a Tivoli
Quattro mori, a grandezza reale, disposti a formare un quadrato attorno a due leoni; tengono in alto la montagna araldica sormontata dal getto della fontana in forma di stella, lo stemma dei Montalto.
Da quattro navi, una per ogni quadrante, su cui si vede un archibugero che spara acqua.
Villa Lante si compone di due casini, pressoché identici, anche se costruiti da proprietari diversi in differenti periodi, separati da 30 anni.
Le due costruzioni quadrate hanno un piano terra ad arcate bugnate, o logge, che sostengono il piano nobile sovrastante.
Ciascuna facciata, su questo piano, ha esattamente tre finestre, che alternano frontoni curvi o a punta; ciascuna finestra è divisa da coppie di paraste.
Un piano superiore è appena accennato da piccole finestre rettangolari, del tipo mezzanino, che si aprono in posizione corrispondente rispetto a quelle del piano nobile.
Ogni casino è sormontato da un torrino o lanterna, che si erge sulla sommità del tetto di tegole spioventi.
Questa elaborata lanterna quadrata ha due paraste, e alcune finestre, sia vere che cieche.
I due casini differiscono molto negli affreschi: pittura paesaggistica nel casino Gambara, mentre gli affreschi del casino Montalto, realizzati da un artista più tardo, sono in uno stile più classicheggiante.
Nel casino Gambara gli affreschi delle logge a volta esibiscono una profusione di colore che sottolinea il dettaglio architettonico, mentre nel casino Montalto l’ambiente principale di ricevimento è decorato con una combinazione di affreschi e intonaco modellato, quasi un trompe-l’oeil.
Nel 1588 tutti gli affreschi della Palazzina Gambara erano già completati.
La loggia con Le Fatiche di Ercole della scuola degli Zuccari, in particolare con la mano riconoscibile di Raffaellino da Reggio, presenta anche sulle pareti Paesaggi e vedute nello stile di Paul Brill. Importante ai fini della storia del monumento è la veduta della stessa villa Lante, in cui la Fontana del quadrato mostra una originalissima definizione architettonica, chiaramente ispirata ai reperti archeologici dei Giardini Vaticani del Belvedere.
Sono infine spettacolari le decorazioni naturalistiche ubicate nelle sale dietro la loggia, con Scene di caccia e di pesca di Antonio Tempesta.
Il Casino Montalto, di forma analoga al Gambara, fu fatto costruire venti anni dopo quest’ultimo, quando il giovanissimo cardinale Montalto, al secolo Alessandro Damasceni, ebbe in dono dallo zio papa Sisto V il Parco di Bagnaia.
Le decorazioni degli ambienti furono realizzate tra il 1613 ed il 1615 ad opera del Cavalier d’Arpino e di Agostino Tassi.
Gli interventi più evidenti al tempo del cardinale Alessandro Peretti Montalto, oltre alla costruzione della seconda palazzina, furono il completamento della fontana di Pegaso, detta anche del Parnaso e la modifica della fontana dei Quattro Mori con lo stemma dei Montalto Peretti: i monti e le pere tenute in alto dalle figure.
Sopra il parterre principale ci si può inerpicare attraverso querce, lecci e platani, scorgendo fontane e sculture che si aprono attraverso inaspettati scorci, e rivedendole ancora in contesti inattesi.
Si arriva quindi al primo dei giardini a terrazza ascendenti: qui, alloggiata tra due scalinate in pietra, vi è la Fontana dei Lumini, una fontana circolare a gradini; sul ballatoio di ciascun gradone, da fontane più piccole a forma di lucerne ad olio sgorgano piccoli zampilli d’acqua. Arbusti fioriti di camelie, e di altre ericacee, aggiunti nel XIX secolo, risplendono nell’ombra di questa terrazza.
Sulla terrazza successiva, la terza, vi è un enorme tavolo in peperino con acqua che scorre nel suo centro è la Mensa del Cardinale, in questo posto, il cardinal Gambara intratteneva i suoi ospiti con picnic.
Sulla terrazza vi sono ancora altre fontane, che riproducono divinità fluviali.
La Fontana dei Giganti prende il nome dai due giganti seduti ai lati della fontana vera e propria, sono le personificazioni dei due fiumi Arno e Tevere.
Lo schema compositivo del complesso è simile ad altre allegorie presenti nel Lazio quali il Ninfeo di Villa Giulia, le statue dei fiumi in Campidoglio, la Fontana dell’Ovato a Villa d’Este i giganti, con l’acqua che esce dai vasi di Caprarola.
Sormontato dalle chele del gambero si scorge lo stemma del Cardinal Gambara.
Ai lati della Fontana dei Giganti, sotto la balaustra dei vasi si trovano dentro delle nicchie due statue.
Al di sopra vi è la quarta terrazza, da cui parte la Cordonatura del gambero, bellissima catena di acqua che collega il terrazzamento della Fontana dei Delfini con quello della Fontana dei Giganti.
La Fontana dei Delfini deriva il nome dai 16 delfini disposti a coppie ai vertici della base ottagonale.
Questa è una delle fontane che nei secoli è maggiormente mutata, arrivando a cambiare persino il nome.
Infatti fino al 1615 era denominata Fontana dei coralli ed era coperta da un chiosco in legno.
La Fontana dei Diluvio è il punto d’inizio della cascata d’acqua che, lungo un sol asse, conduce fino alla grande fontana quadrata posta al centro del bellissimo giardino all’italiana. Si tratta di una fontana a grotte che si trova fra le due Logge delle Muse sullo sfondo di un piccolo piazzale, una specie di teatrino all’aperto, motivo ricorrente delle ville italiane del Rinascimento.
Simboleggia l’acqua che sgorga dallo stato nativo, improvvisi zampilli d’acqua potevano bagnare gli ospiti.
Nelle due deliziose palazzine sono raffigurate le muse e la graticola di San Lorenzo, protettore di Viterbo.
Erano luoghi di riposo e di diletto; dai cornicioni laterali uscivano getti di acqua per fare scherzi bagnati agli ospiti.
Su entrambe le facciate campeggia il gambero araldico della famiglia Gambara.
Accoglie il visitatore un’erma con quattro teste posta al centro della scena.
La statua a quattro facce rappresenta un Dio romano ed in origine era al centro del Conservone nel Parco Pubblico.
Di lato alla Loggia delle Muse si trova il giardino segreto, è un recinto quadrato delimitato da colonne, dove si coltivavano fiori e frutti.
Ancora più in alto fuori del recinto del giardino di Villa Lante fontana si trova la fontana dei Leoncini, deve il suo nome ai quattro leoni posti alla base dei monticelli che simboleggiano lo stemma araldico del cardinale Montalto.
Sempre al di fuori dell’itinerario di visita si trova la fontana dell’abbeveratoio, con al centro un simpatico orsetto permanentemente schizzato dal getto d’acqua.
 

Fonti documentative

A. Alessi – Paesaggi dipinti alla palazzina Gambara di Bagnaia – in Ville, palazzi e castelli nella Tuscia Viterbese tra XV e XVII secolo: natura, mitologia e alchimia, atti del convegno di studi, Soriano 2018
S. Ricci - Bagnaia e Villa Lante. La fortuna riflessa di un centro minore del Lazio – San Gemini, 2017
 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

Mappa

Link coordinate: 42.425849670319586, 12.155320431210825

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