Abbazia di Sassovivo – Foligno (PG)

E’ una delle Abbazie più belle del Folignate soprattutto per il meraviglioso chiostro.

 

Cenni Storici

Da Foligno, immediatamente dopo l’incrocio della Flaminia con la vecchia Statale 77 Val di Chienti, svoltando a destra e percorrendo una ripida strada asfaltata, dopo circa quattro chilometri si giunge all’imponente complesso abbaziale di S. Croce di Sassovivo, immerso in un parco protetto di rara bellezza. La collocazione dell’Abbazia tra i castelli e le rocche del folignate non è casuale, in quanto la stessa risulta essere stata adattamento di una preesistente residenza fortificata appartenente ai Monaldi, un gruppo parentale di etnia longobarda, che costituiva l’articolazione folignate della grande stirpe comitale degli Attoni Alberici, successivamente Atti, conti di Uppello e di Foligno sin dalla seconda metà del 900.
Le testimonianze storiche ben poco ci dicono sulle origini della comunità e sulle vicende del fondatore.
Di sicuro si sa che nell’ultimo quarto dell’XI secolo iniziò l’esperienza eremitica un certo Mainardo, monaco proveniente presumibilmente dall’eremo di Sitria sul monte Catria.
Lo stesso al culmine della sua vocazione religiosa, abbracciò la regola benedettina e si ritirò in località S. Maria del Vecchio (o de Veccli), posta a trecento metri dalla rocca di Sassovivo e conosciuta dai folignati come “Cappella del Beato Alano”.
È proprio li, che intorno al 1077 il movimento eremitico incominciò a muovere i primi passi.
Negli anni a seguire, l’iniziativa trovò nella famiglia degli Atti, signori della rocca, sostenitori talmente convinti da spingere gli stessi a stipulare nel 1084 un accordo di reciprocità con gli eremiti, così che maturò lo spostamento della comunità monastica da S. Maria del Vecchio al fortilizio che prese il nome di S. Croce di Sassovivo.
Centro di alta spiritualità dal 1000 fino al periodo napoleonico, era considerato dopo Montecassino e Subiaco la più solida roccaforte dell’Ordine Monastico Benedettino. La nascita del monastero coincide con il pontificato di Gregorio VII (1073- 1085) ed acquistò ancor più vigore al tempo di Urbano VI (1088-1099) e Pasquale II (1099-1118).
Arricchito dalle donazioni non solo dei conti di Foligno ma anche dei privati, il monastero raggiunse già nei primissimi anni della sua fondazione un notevole livello economico.
Ben presto l’Abbazia divenne potentissima ed ebbe sotto la sua giurisdizione un gran numero di chiese delle diocesi di Foligno, di Spoleto, delle regioni limitrofe e persino di Roma.
Secondo il Bragazzi, nel secolo XIV, epoca del suo maggior splendore, la Congregazione di Sassovivo, possedeva 18 monasteri abbaziali, 63 monasteri priorali, 48 rettorie e 7 ospedali.
Il vasto patrimonio, qualche migliaio di ettari sparsi per l’Italia centrale, più un numero imprecisato di edifici ed opifici fu gestito in modo alquanto accentrato.
Tutti gli affari di straordinaria amministrazione facevano capo all’abate, unico arbitro al di sopra, di tutto e di tutti. La decadenza del monastero inizia nel 400, allorché la congregazione viene soppressa ed il monastero viene affidato ai benedettini olivetani, che da qui si trasferirono per andare a risiedere in S. Maria in Campis.
 

Aspetto attuale

Di si celeberrimo monastero, è d’apprezzare in particolar modo il meraviglioso chiostro marmoreo eseguito da certo Pietro di Maria, marmolaro romano, che iniziò il lavoro nel 1229 e lo portò a termine nel 1232 su commissione dell’ abate Angelo dei Conti di Uppello. Il chiostro ha pianta rettangolare, è interamente in marmo bianco e misura m. 15.90 x 12.18, ma con i quattro portici raggiunge le dimensioni di m. 25.52 x 19.30, è formato da 128 colonnine in parte lisce e in parte a spirale che sorreggono 58 archi sempre di marmo bianco, sui quali corre un cornicione finemente scolpito, intarsiato e policromato, costituente sicuramente il più bel romanico monumentale esistente nel folignate e diremmo quasi in tutta l’Umbria.
Sul lato orientale del chiostro, troviamo colonnine ed archetti in terracotta di varie forme aggiunti nel 1314 su commissione dell’abate Filippo Bigazzini, come recita l’iscrizione. Una parte pressoché sconosciuta dell’Abbazia, è il così detto “Paradiso”, antico fabbricato antistante la vecchia chiesa del Monastero, del quale doveva costituire la parte più importante tanto che essa risultava ricca di pitture che adornavano le volte, le pareti ed i pilastri.
La cappella al primo piano, il refettorio e il così detto “Appartamento dell’Abate”, conservano dipinti che vanno dal XVI al XIX secolo, i più importanti dei quali sono “L’ultima Cena” (1595), nonché un “S. Michele Arcangelo” ed una “Vergine con Bambino” del senese Tommaso Nasini (1744), lo stesso artista al quale si attribuisce “L’annuncio della Passione”, una pala posta nella chiesa abbaziale.
La stessa chiesa ha assunto l’aspetto attuale dopo i restauri eseguiti in seguito al terremoto del 1832, che si protrassero fino al 1856. Il complesso abbaziale dopo l’abbandono da parte degli olivetani nel 1834, fu soppresso definitivamente nel 1860. Negli anni successivi, fu spogliato degli ultimi possedimenti e degli immobili rimasti, mentre gli stabili furono spartiti fra demanio, curia vescovile e un privato, certo Pietro Clarici, ancora oggi titolari delle rispettive quote.
 

Uso attuale

Dopo un periodo in cui fu sede di seminario vescovile di Foligno, limitatamente alla stagione estiva, ospitò negli anni 50 una piccola comunità monastica di benedettini cecoslovacchi della congregazione slava di S. Adalberto.
A guidare quei monaci venuti dalla “Chiesa del silenzio” era l’abate Mauro Verezich proveniente da Praga. La comunità composta soltanto da cinque monaci, abbandonò definitivamente l’abbazia nel 1957.
Dal 1979 vi sono ospitati e tuttora vi risiedono, i piccoli fratelli della comunità ” Jesus Caritas”, che si rifà all’eremita e missionario del Sahara Charles de Foucauld, ispiratore e fautore di un monachesimo di frontiera.
I piccoli fratelli, ritmano la giornata con il canto della liturgia delle ore e ai giorni di solitudine, alternano tempi per un servizio pastorale nella chiesa e un lavoro manuale.
Presso l’Abbazia, si conserva anche l’archivio degli scritti di fratel Carlo Carretto (1910- 1988), carismatica figura del laicato cattolico italiano. Attualmente l’abbazia è aperta agli ospiti che desiderano condividere la vita di preghiera della comunità religiosa e soprattutto durante il periodo estivo è meta assai frequentata da turisti e fedeli alla ricerca di Dio e della pace interiore.
 

Curiosità

BENI DEL MONASTERO DI S. CROCE DI SASSOVIVO (ANNO 1138)
Valle di Scapoli e sue pertinenze
Masse del Colle di Perugia
Chiese dei S.S. Quattro Coronati e S.S. Sergio e Bacco (Roma)
Chiese della Sant.ma Trinità, di S. Apollinare e di S. Giacomo (Spoleto)
Chiesa di S. Nicolò (Terni) – Chiesa cli S. Martino (Narco)
Chiesa di S. Salvatore (Ofinio)
Chiesa di S. Fortunato con le sue cappelle (Primo Caso)
Chiesa di S. Lorenzo dell’Eremita (Corvara)
Chiesa di S. Maria dell’Eremita (Montecavallo)
Chiesa di S. Andrea (Maiano)
Chiesa di S. Nicolò (Bevagna)
Chiesa di S. Ansuino (Capro)
Chiesa di S. Venanzio (Spello)
Chiesa di S. Giacomo (Orte)
Chiesa di S. Croce con la cappella di S. Egidio
Chiesa di S. Nicolò dell’eremo di Lugnano (Orvieto)
Chiesa di S. Nicolò di Gretti
Chiesa di S. Martino di Petroio (Todi)
Chiesa di S. Maria dell’Oliveto
Chiesa di S. Maria del Colle (Perugia)
Chiesa di S. Matteo e cappella di S. Angelo della Fratta
Chiesa di S. Appollinare di Sambro (Assisi)
Chiesa di S. Angelo
Chiesa di S. Nicolò di Valle Parrara (Camerino)
 

Nota di interesse

nel sagrato della chiesa sono state avviate tre campagne di scavi dal 2014 che hanno portato alla luce importanti scoperte archeologiche. Si prega di visitare il Link correlato molto interessante prodotto dall’Archeologa Dott.ssa Maria Romana Picuti.
Scavi archeologici di Sassovivo
 

Da vedere nei paraggi

Eremo del Beato Alano
Torretta di San Bernardo
Montagna Folignate – Altopiano di Casale – proseguendo la strada si sale all’abitato di Casale dove si possono fare delle belle passeggiate sull’altopiano o sul monte Aguzzo, oppure proseguire la strada che riporta a Foligno o verso Scopoli e la Valle del Menotre.
Il paese è tristemente noto per le aberranti vicende del “Mostro di Foligno” che a cavallo tra il 1992 e1993 qui seviziò e uccise due bambini.
 

Bibliografia

Santuari e Castelli del Folignate e della Valtopina di Sandro Capodimonti Editrice Dimensione Grafica
 

Mappa

Link coordinate: 42.956652 12.762052

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