Castello di Ponte – Cerreto di Spoleto (PG)


 

Cenni Storici

Il territorio di Ponte fu abitato fin da tempi assai antichi: ne fa fede la presenza di un castelliere preistorico sullo sperone roccioso che sovrasta il borgo.
In età antica la zona su cui sorge la parte bassa del paese aveva ospitato insediamenti di qualche consistenza, com’è attestato dai ritrovamenti di numerose suppellettili e di tombe di epoca preromana e romana.
Il territorio è percorso da importanti vie di comunicazione di cui una congiungeva Ponte con Terni e con Spoleto mentre, seguendo il corso del Fiume Vigi, giungeva a Cerreto, Sellano e, oltre, a Foligno e Perugia; un’altra via, seguendo il corso del Nera, giungeva a Visso e scendeva nelle Marche; un’altra congiungeva Ponte con Serravalle e, da lì, si biforcava giungendo a Norcia e a Cascia.
Il castello di Ponte ha origini di epoca longobarda, quando vi aveva sede un potente gastaldato detto Pontano, noto dalle carte farfensi, una delle poche tracce della organizzazione del ducato di Spoleto.
Fondato dal re Lotario II, nel 757, ai tempi del duca Alboino, estendeva il suo potere su un ampio territorio di cui facevano parte Visso, Triponzo, Norcia, San Pellegrino, Campi, Savelli e, in territorio casciano, Poggioprimocaso.
La Rocca di Ponte protesse a lungo il territorio dalle incursioni dei Saraceni e dalle milizie nemiche.
Anche nell’organizzazione ecclesiastica del territorio ebbe un ruolo egemone: Ponte fu infatti sede di pieve a capo di una vasta circoscrizione, che conservò la sua importanza almeno fino al secolo XIV.
In seguito fu comunità autonoma, ma già nel secolo XIII risulta assorbita dal fronteggiante castello di Cerreto, che nel frattempo aveva assunto una maggiore importanza.
In ogni modo continuò a mantenere un proprio statuto, ultimo barlume di una originaria autonomia.
Nel 1221 seguì Cerreto nella capitolazione al Comune di Spoleto.
I diritti della città ducale furono riconosciuti da Federico II nel 1241 e dal cardinale legato Raniero Capoci nel 1247.
Nel 1284, Ponte fu ceduto dal papa Martino IV ai Varano di Camerino.
Dal 1389 al 1415, con alterne vicende, insieme a Verchiano e a Sellano fu sottoposto ai Trinci di Foligno.
Nel 1438 vi trovò rifugio Tommaso Martani, nel corso della lotta con Pirro Tomacelli.
Fu al centro di successive contese tra Francesco Sforza e Niccolò Piccinino; tornò sotto i Varano, poi passò sotto Cesare Borgia nel 1502.
Il castello si mantenne fedele a Spoleto nel 1522 e resistette vittoriosamente all’assalto delle bande del ribelle Petrone da Vallo.
Agli inizi del Settecento, il vescovo di Spoleto Giacinto Lascaris, in vista pastorale, lo ricorda: “Fuit olim fortilitium munitum sed nunc a bellum et terraemotorum ictibus est fere dirutum“.
Nel territorio, alla fine del secolo scorso furono ritrovati i resti di un santuario, preromano.
Il suo toponimo è legato quasi sicuramente alla presenza nelle vicinanze di un ponte romano, il quale campeggia anche nel suo stemma, oltre che in quello di Cerreto.
 

Aspetto

L’insediamento attuale si divide in diversi nuclei: la rocca costruita nella sommità del colle, il castello sviluppatosi sulla sua strada di accesso, il borgo costruito fuori le mura, la contrada Piazza sviluppatasi intorno alla Pieve e l’abitato più recente sorto lungo le strade che si dipartono dal paese; i primi due sono alquanto disastrati, mentre il resto è stato in gran parte restaurato, anche se ha perso alcune delle sue caratteristiche originali.
Quel che resta dell’antico castello si trova abbarbicato su un colle a forma di cono, vi si accede da un’unica strada a spirale, che un tempo raggiungeva la rocca, di cui restano soltanto poche tracce.
Il castello, in via di progressivo abbandono, lascia appena intravedere quali fossero lo sviluppo e le dimensioni originali: dall’unica porta di accesso, anch’essa in cattive condizioni, si sviluppa un tracciato lineare a spirale lungo la cinta su cui snodavano le ora malridotte residenze, poggianti con archi rampanti sulle mura castellane.
Prima della porta principale si trova un piccolo sacello di origine cinquecentesca, Santa Maria della Porta, conservava una statua in legno della Madonna del XIII secolo, nonché un arredo composto da numerosi oggetti preziosi, dono dei fedeli che ricevevano grazie, attualmente custoditi presso privati.
Salendo verso la diruta rocca si incontrano altre porte di accesso e l’ex Palazzo Comunale, di dignitosa edilizia, attuale sede della locale Comunanza Agraria, con facciata a cortina e portale romanico, recante lo stemma nella lunetta.
Vicino si trova un altro bel palazzo, anch’esso con portale e finestre in pietra.
La Pieve di Santa Maria Assunta è posta ai piedi dell’imponente sperone roccioso.
Delle tante altre chiese un tempo esistenti a Ponte, di cui ora non rimangono che poche vestigia, sopravvive la piccola Chiesa di San Martino, oratorio rurale con altare settecentesco, probabilmente risale al secolo XIV, si trova all’imbocco dell’antica strada per Cascia e si tratta di una cappella di transito con classica tipologia.
La facciata presenta un portale a tutto sesto ed un oculo con campani letto a vela da un lato, aggiunto nel secolo XV.
Al suo interno conserva un interessante, ancorché malridotto, arredo di stile barocco.
Il Lascaris la descrive come “undique depicta“, ma oggi ben poco rimane dell’antica decorazione a fresco. Era iuspatronato della nobile famiglia Pontano.
Ancora più avanti, sempre lungo la vecchia strada per Cascia si trova la Chiesa di San Giuliano.
 

Leggende

  • Nel paese le persone anziane narrano di una regina chiamata Ponzia; la storia si riferisce alla seconda metà del ‘400, quando gli Aragonesi si schierarono contro il Papa e ne invasero i domini.
    Cerreto ghibellino si schierò con gli Aragonesi mentre Ponte, antico castello fondato dai Longobardi, si schierò dalla parte della Santa Romana Chiesa.
    Pare che la regina Ponzia esperta di armi e perfettamente a conoscenza di tutti gli anfratti, le grotte e i cunicoli del posto, assalisse gli Spagnoli, procurasse loro gravi perdite e poi si dileguasse nella notte nei dirupi della Rocca.
    Durante i suoi attacchi si sentiva solo il frusciare delle vesti fra le pietre a strapiombo sulla gola.
    Pare che poi dopo gli sforzi delle battaglie si sdraiasse a riposare in un prato dietro la chiesa di San Francesco.
    Sempre secondo la leggenda la regina Ponzia era custode della gallina dalle uova d’oro.
  • Un’altra gustosa storiella spiega l’ampiezza del territorio un tempo dominato da Ponte.
    Si narra che gli abitanti di Ponte e quelli di Vallo concordarono che per delimitare i confini tra i due castelli messi dell’uno e dell’altro sarebbero partiti la mattina al cantar del gallo, e i limiti del territorio sarebbero stati posti ove essi arrivavano.
    I Vallani, per tenersi buono il loro galletto lo rimpinzarono di leccornie, ma questo, bello pieno, la mattina dormì fino a tarda ora.
    I Pontani, al contrario, lo tennero digiuni e il loro galletto, affamato, iniziò a cantare alle prime luci dell’alba, sicché i messi di Ponte giunsero quasi fin sotto le mura di Vallo.

 

Fonti documentative

FABBI A. Guida della Valnerina: storia e arte / Abeto (PG), presso l’autore, 1977
FABBI A. Storia dei comuni della Valnerina / Abeto (PG), presso l’autore, 1976
FAUSTI L., I Castelli e le ville dell’antico contado e distretto della città di Spoleto, Editoriale Umbra, Perugia, 1990
GENTILI, GIACCHÈ, RAGNI, TOSCANO, L’Umbria – Manuali per il territorio – La Valnerina, Il Nursino, Il Casciano – Edindustria Roma, 1977
NESSI-CECCARONI, Da Spoleto a Visso, Itinerari Spoletini, Spoleto, 1974
PALMIERI A Statistica dello Stato Pontificio, tipografia Forense, Roma 1859
SANSI A., Storia del Comune di Spoleto, Accademia Spoletina, Spoleto, 1876

http://www.umbriavalnerina.it

 

Da vedere nella zona

Abbazia di San Giacomo – Cerreto di Spoleto
Chiesa di San Nicola – Cerreto di Spoleto
Chiesa di Santa Maria Delibera – Cerreto di Spoleto (PG)
Chiesa di San Lorenzo – Borgo Cerreto
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Terme di Triponzo
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