Chiesa di San Michele Arcangelo – Gavelli

La chiesa parrocchiale di Gavelli, dedicata a S. Michele Arcangelo, è uno degli esempi più importanti monumenti dell’arte religiosa rinascimentale della Valnerina: qui si possono ammirare alcuni dipinti dello Spagna la cui arte pittorica risente delle influenze del Perugino e del Raffaello. La chiesa attuale è una riedificazione quattrocentesca di una cappella preesistente.

 

Cenni storici

Risale al XV secolo, ma probabilmente è la ricostruzione quattrocentesca di un edificio più antico, forse una preesistente cappella; nel trecentesco Codice Pelosius è citata una “eccl. S. Angeli de Gavelio“, facente parte del plebato di Santa Maria di Narco.
 

Aspetto esterno

La facciata, molto semplice, è affiancata da una alta torre campanaria con orologio sulla parte destra che svetta sopra l’abitato, il portale arcuato in pietra è datato 1587 sovrastato da un oculo. Sull’architrave è incisa la scritta “MIC. TEMPLU. INEO DEUS ADVENI 1587
 

Interno

L’interno, ad unica navata, con tetto a capriata, presenta otto nicchie e quattro altari nelle pareti laterali, oltre all’altare maggiore.
La parete sinistra è divisa in quattro nicchioni con affreschi notevoli.
Appena dopo l’ingresso si trova un fonte battesimale in pietra con cuspide lignea ove sono intagliate le effigi dei santi Giovanni Battista, Paolo, Giacomo, Sebastiano, Antonio da Padova, Michele e Pietro; sopra una modesta tela raffigurante Sant’Antonio da Padova.
Nel primo nicchione, nel 1523 il discepolo de Lo Spagna Giovanni di Girolamo Brunotti dipinse: Madonna in Gloria con Bambino e Angeli nel catino, sotto, San Francesco, San Girolamo e Sant’Antonio da Padova, (1524).
I pilastri laterali sono decorati con grottesche.
Nel pilastro di sinistra del secondo nicchione è raffigurato San Biagio; nella volta Cristo risorgente dal sepolcro il Calvario, gli strumenti della Passione; San Pietro, l’Ancella, Pilato, Giuda, il gallo ecc.; sotto, dentro le arcatelle di un finto portico sostenuto da colonnine i Santi Leonardo, Agostino, Bernardino da Siena, Antonio abate e Sebastiano, datati 1492; nel margine inferiore v’è la scritta: QUESTA CAPELLA È EDIFICATA ET PE(N)TA SOTTO NOME ET (HONORE) DE SA(N)TO BERARDINU ET FATA FO DELLI BIENI DE FRANCESCA MOGLIE CHE FO DE TOMASO DE SANTO PER L ANIMA DELLU (MARITU ET DELL’AL)TRI MORTI DI CASA SUA ET LA DITA CAPPELA E EREDE DE TUTTI I BIENI D ESSA FRANCESCA . 1492; nel pilastro di destra un San Sebastiano datato 1491.
I dipinti di questa cappella sono opera dello spoletino Jacopo Zabolino di Vinciolo.
I lati dell’altare sono decorati da un finto arazzo.
Nel pilastro tra il secondo e il terzo nicchione è affrescato San Sebastiano legato alla colonna, con scritta HOC.OPUS.FECIT.FIERLANTONIU.DE.DOMINICI. 1491, sovrastato da uno stemma del 1712 e da un affresco quattrocentesco, racchiuso da un’edicola gotica, raffigurante Sant’Elisabetta d’Ungheria.
Nel terzo nicchione, di scuola spoletina, si vede: l’Eterno sulle nubi e la luce, con Angeli adoranti e con in mano un cartiglio EGO SUM ALPHA ET OMEGA, PRINCIPIUM ET FINIS; nel tamburo la Madonna col Bambino ed intorno quattro santi: Macario, Giacomo, Filippo, Bordonio, datati 1505, opera di un contemporaneo dello Spagna; ai lati dell’altare sono dipinti gli emblemi dei calzolai.
Sotto le immagini dei santi le scritte S. MACHARII.YMAGO / S.IACOBI YMAGO /.A°.SALUTIS.M°.D.V. M. OCTOBRIS/ S.PHILIPPI YMAGO/ S.BORDONI YMAGO/.
Nel listello sottostante si legge la scritta frammentaria QUESTA PENTURA AFACTA FARE FILIPPU DE GENTILE AD HONORE DE DIO ET DELLI SOI SANCTI (ET PER L’ANIMA DELLI SOI MORTI) ET PER LA SALUTE DELLI VIVI DELL . . . (D)ELLU PATRE ET DELLA MATRE AD . . . BIASIU SUO FRATELLO ET SUI BENEFAT(TORI).
Gli affreschi sono stati attribuiti all’eugubino Bernardino di Nanni dell’Eugenia.
Nel pilastro tra il terzo e quarto nicchione è raffigurato San Bartolomeo.
Nel quarto nicchione: Vergine in gloria col Bambino, tra cherubini e due angeli; San Sebastiano, Santa Caterina d’Alessandria, Sant’Apollonia e il Battista, opera de Lo Spagna e del discepolo Brunotti.
Questa cappella conserva l’unico altare originario, scoperto sotto un altro costruito successivamente, il cui fronte è dipinto con il Nome di Gesù entro ghirlanda.
L’abside è dello Spagna, fatta un po’ in fretta per le molte commissioni che allora aveva, ma nonostante ciò di gran qualità, si legge la scritta: JOAN HISPANO PENTORE MDXV.
Nella volta è raffigurata l’Incoronazione di Maria, tema caro allo Spagna, l’affresco, considerato uno dei suoi capolavori, evoca artisticamente Filippo Lippi e il Ghirlandaio.
Nell’intradosso dell’arcata absidale sono effigiati alcuni dottori della chiesa, Sant’Agostino, San Gregorio, Sant’Ambrogio, San Girolamo e gli evangelisti San Giovanni e San Matteo.
I pilastri del catino sono decorati con grottesche (puttini, frutta, vasi, cornucopie).
Nel tamburo i Santi Pietro e Paolo, San Michele Arcangelo che calpesta il drago/demonio e pesa le anime e l’Apparizione di San Michele sul Gargano dello Spagna, raffigurante l’apparizione del santo e del toro in una grotta del monte Gargano, di fronte ad un gruppo di balestrieri.
La scena è di particolare bellezza e realismo naturalistico, vi si rileva l’influenza di Raffaello ed è tra le opere più belle dello Spagna.
Il culto di San Michele era molto diffuso nel ducato Longobardo di Spoleto fin dal VI secolo.
L’altare maggiore, con tabernacolo ligneo dorato, racchiude al disotto un’urna marmorea con questa iscrizione: HIC DE POS . COR . BA . BNEDII . 1296.
Nella parete di destra la decorazione pittorica è quasi interamente scomparsa a causa dell’umidità: rimane il ricordo di un affresco del 1522, nella nicchia-cappella contigua all’abside, che raffigurava Madonna col Bambino, San Girolamo, San Sebastiano e altri Santi dello Spagna e di Brunotti e sotto aveva la scritta: HOC. SACELLUM. PINGENDUM. MANDAVIT. ANNO. D. MDXXII.
Oggi resta soltanto, sul pilastro di sinistra, un piccolo affrescò raffigurante la Madonna col Bambino, di scuola dello Spagna; nella citata nicchia una Santa Martire di scarsa qualità, sul pilastro un Santo Vescovo dei primi decenni del XVI secolo.
Nella seconda nicchia una tela della fine del secolo XVII, racchiusa in una ricca cornice intagliata e dorata raffigura la Madonna del Rosario.
Nel pilastro successivo una Santa molto deteriorata, datata 1492, nel nicchione a seguire è allocato sopra l’altare un ciborio intagliato e dorato, già posto sopra l’altare maggiore.
Sopra la prima nicchia prossima alla porta, un frammento di affresco con la data 1573.
 

Curiosità

Le feste di San Michele, patrono e custode, coincidono con le date di inizio e fine della monticazione.
 

Fonti documentative

ANGELINI ROTA G. Guida di Spoleto e del suo territorio, A.G. Panetto e Petrelli, 1929
FABBI A. Guida della Valnerina: storia e arte / Abeto (PG), presso l’autore, 1977
FABBI A. Storia dei comuni della Valnerina Abeto (PG), presso l’autore, 1976
FAUSTI L., Le Chiese della Diocesi di Spoleto nel XIV secolo secondo un codice del XVI secolo, Archivio per la storia ecclesiastica dell’Umbria, Foligno, 1913
GENTILI, GIACCHÈ, RAGNI, TOSCANO, L’Umbria – Manuali per il territorio – La Valnerina, Il Nursino, Il Casciano – Edindustria Roma, 1977
GUALDI SABATINI FAUSTA, Giovanni di Pietro detto Lo Spagna, Spoleto, Accademia Spoletina, 1984.
NESSI-CECCARONI, Da Spoleto a Monteleone attraverso il Monte Coscerno, Itinerari Spoletini 1, Spoleto, 1972
Sacra visita di Carlo Giacinto Lascaris vescovo di Spoleto, 1715, in Archivio Storico Diocesano di Spoleto
Sacra visita di Pietro de Lunel vescovo di Gaeta, 1571, in Biblioteca Comunale di Foligno
SAPORI GIOVANNA, Giovanni di Pietro: un pittore spagnolo tra Perugino e Raffaello, Milano, Electa, 2004
SPERANDIO B., Chiese romaniche in Umbria, Quattroemme, Perugia, 2001
www.comunesantanatolia.it
 

Nota di ringraziamento

Si ringraziano la Gentilissima e sempre disponibile signora Adele di Gavelli, la Gentilissima signora Glenda Giampaoli, direttrice del Museo della Canapa di Sant’Anatolia, il Sindaco e il geometra Sandro Sabatini del Comune di Sant’Anatolia, la Diocesi di Spoleto-Norcia, il signor Adalgiso Liberati dell’Archivio Diocesano.
 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

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