Pieve di San Michele Arcangelo – Isola Maggiore del Lago Trasimeno (PG)

La chiesa è un contenitore di capolavori artistici unici, è aperta con visite guidate gestite dall’Ufficio Turistico dell’isola e vale veramente la pena di farle una visita perché è un vero gioiello.

 

Cenni Storici

La Pieve di San Michele Arcangelo è documentata esistente già nel 1136, ma la forma attuale dovrebbe risalire al XIII secolo.
Il titolo di Pieve si deve alla presenza del fonte battesimale.
L’importanza della chiesa è legata in particolare alle testimonianze pittoriche che ospita, e che ne fanno uno degli edifici più ricchi ed interessanti dell’area del Trasimeno dal punto di vista storico e artistico.
Le opere superstiti abbracciano un’arco cronologico molto vasto, che parte dalla fine del XIII secolo sino ai primi anni del XVI.
Vi operarono dapprima artisti che avevano prontamente assimilato lo stile di Cimabue e Giotto, sul finire del Duecento e l’inizio del Trecento, e più tardi, a metà del XV secolo, alcuni tra i principali esponenti del Rinascimento in Umbria.
 

Aspetto esterno

La copertura è a capanna e la facciata culmina con un campanile a vela, nel quale una delle due campane porta la data 1291. Il portale principale è stato rimaneggiato nel restauro del 1933.Sulla parete esterna destra è visibile un frammento di un tetto probabilmente residuo della primitiva presenza di un preesistente tempio.
 

Interno

L’interno è a navata unica, tagliata da archi diaframmi a tutto sesto.
 

DESCRIZIONE DELLE OPERE

 

Parete destra della Navata


a.Sant’Antonio abate, affresco della metà del XV’secolo. Nonostante il non perfetto stato di conservazione, elementi come l’esatto scorcio prospettico del trono denunciano la cultura già rinascimentale di questo anonimo pittore.
b. – Madonna col Bambino, 1280-90, di un pittore della cerchia del “Maestro del Trittico Marzolini“, attivo in area perugina nell’ultimo quarto del XIII secolo. L’affresco, nel quale la resa bidimensionale della forma denuncia una cultura ancora “bizantina“, è il più antico conservato ad Isola Maggiore, assieme all’Assunzione della Vergine nella parete opposta.
c. – Santo vescovo (Sant’Ercolano?), seconda metà del XIV secolo, di un pittore forse di cultura orvietana. L’iconografia è simile a quella di Sant’Ercolano, patrono di Perugia, con il quale va probabilmente identificato. L’affresco fu realizzato sopra uno più antico, del quale, sul lato sinistro, si vede emergere la cornice.
d. – Due Sante, primi XV secolo. Il cattivo stato di conservazione non permette una più precisa identificazione del soggetto.
e. – La parte alta della parete, soprastante gli affreschi appena descritti, era occupata da un altro dipinto murale interamente perduto, nel quale doveva essere raffigurata anche Santa Lucia, il cui nome si legge in un piccolo frammento dell’iscrizione.
f. – L’affresco, della fine del XV secolo, raffigurava alcuni Santi, fra i quali si riconosce San Sebastiano colpito dalle frecce, strumento del suo martirio.
g. – (A destra) un altro riquadro con un santo quasi del tutto scomparso.
h. – L’affresco nella parte bassa della parete, quasi completamente perduto, raffigurava due Sante non meglio identificabili, ed è databile al XV secolo.
 

Controfacciata

In alto, è ricollocata una modesta Annunciazione staccata dall’arcone trionfale con i restauri del 1933).
 

Parete sinistra della Navata


a.Storie di San Giovanni Battista, seconda metà del XIV secolo. L’affresco, opera di un pittore piuttosto modesto dal linguaggio marcatamente popolare, racconta dettagliatamente due momenti della vicenda del Battista: a destra la scena del Battesimo di Cristo da lui impartito, e a sinistra la Decollazione, il suo martirio per decapitazione ordinato da Erode, che assiste nel terrazzino in alto. Sul margine superiore due angeli trasportano in cielo l’anima del santo. Sul pilastro a destra al un Profeta, probabilmente Isaia, indica con la mano la scena, forse alludendo ai contenuti della sua profezia.
b. – Assunzione della Vergine con quattro angeli (1290 ca.), opera di un precoce seguace di Cimabue. La parte centrale, con Cristo e la Vergine entro una “mandorla“, è quasi completamente caduta. Della Vergine, a sinistra, resta solo qualche porzione del manto, e la mano, stretta da quella del figlio. Molto raffinato è il disegno del fondo azzurro, che imita un tessuto. Quattro angeli che trasportano Cristo e la Vergine verso il cielo, meglio conservati, resi con grande forza disegnativa, mostrano caratteri ancora bizantini ma già consapevoli delle opere lasciate in questi anni da Cimabue ad Assisi.
c. – Di quest’affresco, di fine Trecento o primo Quattrocento, quasi totalmente perduto, resta la figura del committente, che si era fatto raffigurare inginocchiato sull’angolo inferiore sinistro della scena, come era solito in formato più piccolo rispetto ai santi.
d. – Maestà, datata 1305 circa (la data, in basso a destra, è lacunosa). L’impianto gotico del trono marmoreo e il plasticismo dei volti, ancora parzialmente leggibili, denunciano l’aggiornamento di questo pittore sulle novità proposte da Giotto ad Assisi, a pochissimi anni della loro realizzazione. Qui ad Isola Maggiore, questa attenzione verso i capolavori lasciati ad Assisi dai grandi maestri toscani si spiega con l’arrivo dei frati francescani, documentati sull’isola già dalla fine del XIII secolo. Ai lati furono aggiunte, nella seconda metà del Trecento, due figure di santi. Quella di destra, unica conservata, va identificata in Sant’Orsola.
e. – Angelo della Pace, primi del XV secolo. Affreschi come questo venivano commissionati per celebrare l’avvenuta pacificazione tra due contendenti, sancita dal bacio e dai pugnali gettati a terra.
f. – Deposizione nel sepolcro, datata 1446, è attribuita ad un pittore rinascimentale marchigiano detto “Maestro del Trittico di Camerino“, attivo anche a Perugia. La scena di compianto, seppure consunta nei colori, è organizzata con grande lucidità spaziale e sembra risentire in questo senso della pittura di Piero della Francesca, attivo in questi anni tra Sansepolcro ed Arezzo. Allo stesso artista spetta anche la figura di San Bernardino da Siena.
 

Arcata del presbiterio e Catino absidale


Nel 1446 un abile pittore marchigiano, il “Maestro del Trittico di Camerino“, dipingeva l’ultimo affresco della parete sinistra, una Deposizione nel sepolcro, e ad angolo San Bernardino da Siena – a1.
Pochi anni dopo si decise però di realizzare un ciclo più organico di affreschi, nella zona della tribuna absidale, affidati attorno al 1460 ad una importante bottega artistica folignate, guidata probabilmente da Pietro di Giovanni Mazzaforte.
Lo stile è ormai aggiornato sul linguaggio rinascimentale fiorentino di Beato Angelico e Benozzo Gozzoli, più volte attivi in Umbria.
Il ciclo comprende, sull’arcone trionfale, verso la navata: in alto l’Annunciazione, con l’Angelo annunciante - a, a sinistra, quasi del tutto perduto, e la Vergine annunciata - b a destra.
Al centro la figura del Padre Eterno - c.
Sul lato destro, in basso, Sant’Antonio e Santa Caterina d’Alessandria – d.
Nel sottarco sono raffigurati, a mezzo busto, Cristo fra gli Apostolie, e sulle vele della volta a crociera, i quattro Evangelisti - f.
La grande Croce lignea dipinta posta sull’altare maggiore g è assegnata per lo più a Bartolomeo Caporali, uno dei maggiori esponenti del Rinascimento a Perugia, databile attorno ai 1460-65, quasi in contemporanea con gli affreschi dell’abside.
Era però collocata in modo diverso, perché sull’altare è documentata la presenza del polittico del senese Sano di Pietro, realizzato negli stessi anni, ora esposto nel Centro di Documentazione Isola-Museo.
Concludono la campagna decorativa alcuni affreschi devozionali, dipinti sulla parete sinistra della tribuna absidale all’inizio del Cinquecento, quasi tutti muniti di iscrizioni che ricordano i nomi dei committenti:
h. – Il primo (rivolto verso la navata), ed il secondo, raffigurano entrambi San Sebastiano, il terzo San Rocco, tutti santi invocati contro la peste. Sono datati 1506 e si devono ad uno stesso pittore influenzato dal Pintoricchio.
Sotto si leggono le seguenti iscrizioni: “BERNARDINO DE FRANCESCO DE LO SCHAVO FIERI FECIT” “QUESTA OPERA FE FARE GIOVAN PAVOLO DE BANO DE SIGNIORE A.D. 1506“.
i. – La Madonna col Bambino, sempre datata 1506 (il resto dell’iscrizione è frammentario), ha alla base una scenetta che descrive un intervento miracoloso riguardo ad una guarigione.
I. – La Santa Lucia ha in mano un calice che contiene i due occhi e un pugnale alla gola, suoi consueti attributi simbolo del martirio subito. È opera di un modesto artista della fine del ‘400. Alla base l’iscrizione, in parte lacunosa: “HOC OPUS FECIT FIERI MADONNA IACHINA […] DELLA SUA MADRE A.D. MCCCC[…]”.
m. – Il tabernacolo, in pietra serena, di gusto rinascimentale, è datato 1533.
n. - L’affresco, di un pittore decisamente modesto, raffigura Sant’Antonio abate, San Bernardino da Siena e San Sebastiano, e va datato alla fine del Quattrocento o ai primi anni del Cinquecento. Alla base corre la seguente iscrizione: “HOC OPUS FECIT FIERI MADONNA GIOVANNA PER L’ANIMA DEL SUO MARITO SALVADORE“.
o. – La Madonna col Bambino sulla parete dietro l’altare, datata 1506, presenta la seguente iscrizione: “QUESTA FE FARE DON RICHARDO DE BRITAGNA AL PRESENTE PLEBANO A.D. MCCCCCVI
 

Nota di ringraziamento e proposta

Voglio ancora una volta ringraziare la Dott.ssa Michela addetta all’Ufficio Informazioni turistiche dell’isola per la sua professionalità e la passione che la spinge a fare con dedizione il proprio lavoro e che rappresenta il valore aggiunto che rende stimolante la visita.
A tal proposito propongo due Link di altrettanti filmati realizzati in maniera eccellente dalla stessa Dott.ssa Michela e visibili su youtube che illustrano le meraviglie dell’isola da proporre ai ragazzi delle scuole al fine di far conoscere un patrimonio artistico e culturale di enorme valore.

Auguro a lei e alla sua collega Valentina un buon lavoro e a voi “ navigatori della rete “ una buona visione dei filmati sperando di invogliare qualcuno a prendere il traghetto e far visita nei siti proposti.

https://www.youtube.com/watch?v=XxEVw5X-Ab8 L’Isola-Museo in mezzo al Trasimeno
https://www.youtube.com/watch?v=TyW6wP0gWao L’isola di San Francesco
 

Fonti documentative

Ermanno Gambini Mirko Santanicchia – Isola Maggiore Guida storico artistica – Edizioni Associazione Turistica Pro-Loco Isola Maggiore 2007
Ermanno Gambini Mirko Santanicchia – Isola Museo: Isola Maggiore del Lago Trasimeno, storia, economia e arte – 2010
Cartellonistica sul posto a cura di Mirko Santanicchia
 

Da vedere nella zona

Museo del merletto
Casa del Capitano del Popolo
Chiesa del Buon Gesù
Chiesa di San Salvatore
Cappellina dello sbarco di San Francesco
Palazzetto medievale
Castello dell’isola ex Convento Francescano ( non visitabile visibile solo dal lago)
 

Mappa

Link alle coordinate

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