Villa Colle del Cardinale – Colle Umberto (PG)

La Villa è visitabile su prenotazione con visite guidate: Sezione Didattica, Soprintendenza B.A.P.P.S.A.E. – Tel. 075 5741415

Panoramiche Parco e Serre riscaldate

 

Piano Terra

 

Primo Piano

 

Locali Interrati e Cucine

 

Voliera

 

Limonaia

 

Chiesa

 

Alberi Monumentali

 

Cenni Storici

Nella seconda metà del ‘500, Perugia e le terre occidentali del Lago Trasimeno furono partecipi di un fermento e di una evoluzione culturale dai particolari accenti filosofici, letterari ed artistici che ebbero propulsione e sostegno dall’illuminata politica e dal mecenatismo della Famiglia della Corgna. “Familia Notabilis” già nel tredicesimo secolo, accrebbe potere e fama con l’elezione di Papa Giulio III, nel 1550, ovvero di Giovanni Maria Ciocchi Del Monte, fratello di Giacoma, sposa di Francesco della Corgna.
La linea maschile, con i figli Ascanio (1514-1571) e Fulvio (1517-1583), rivestì i ruoli fondamentali, militare e religioso, per la cura ed il governo dello Stato di Castiglion del Lago e del Chiugi, territorio fertilissimo e di grande rendita.
Il primo intrecciò la sua storia con gli eventi bellici più importanti del tempo; personaggio vivace amante delle arti e, in particolare dell’architettura, ne approfondì la conoscenza con la guida di Galeazzo Alessi (1512-1572), progettista favorito dei Della Corgna.
Sposò Giovanna Baglioni, da cui non ebbe figli ed adottò Diomede Della Penna, figlio di sua sorella Laura e di Ercole Della Penna, ed è a favore di Diomede il suo testamento, redatto il 15 agosto 1571, prima della battaglia di Lepanto.
Nel viaggio di ritorno, dopo la grande vittoria , morì a Roma il 3 dicembre 1571 in casa del fratello, e con grandissimi onori la sua salma fu portata a Perugia, dove fu sepolto 1’11 dicembre in San Francesco al Prato.
Fulvio, dopo una prima esperienza militare nell’Ordine Equestre di Malta e sotto il comando di Ridolfo Baglioni, fu poi indirizzato alla carriera ecclesiastica, per volere della madre Giacoma.
Uomo illuminato, sensibile cultore di lettere ed arti, si può considerare un vero mecenate che, nel suo Stato, nella corte Cardinalizia e di Governatorato Perugino, promosse le migliori esperienze di importanti autonomie artistiche.
Sempre in ottimi rapporti con “Ascanii frater” ne condivise il gusto artistico, e le scelte, come quando nel 1555 iniziò per la famiglia un difficile periodo con la morte di Giulio III e l’elezione di Papa Paolo IV Carafa, loro avverso.
Solo tra il 1563 e il 1564 riacquisirono tutti i privilegi con la titolazione a “Marchesato” dei loro possedimenti di Castiglione del Chiugi e della Pieve, il 17 novembre 1563.
Da questa epoca inizia la progettazione delle grandi fabbriche dei della Corgna, urbane e suburbane, nonché il restauro e l’abbellimento di residenze e fortilizi preesistenti, di cui l’Alessi, se pur a distanza, (C.Bozzoni, G.Carbonara 1974), ne coordinava la realizzazione.
Per esempio anche il Castello di Pieve del Vescovo, vicino a Corciano fu fatto restaurare da Fulvio tra il 1571 e il 1580, quasi contemporaneamente alla Villa del Colle, edificata intorno al 1575, come residenza estiva di grande magnificenza e rispondente al concetto, ancora rinascimentale, di “luogo di delizie“.
Il “sito ideale“, prescelto, ben corrisponde ai requisiti che l’Alessi analizza nel suo “Libro dei Misteri“, secondo considerazioni “estetiche, igieniche, climatiche, politiche, ed in rapporto a comunicazioni e ad ogni altro elemento ambientale “(H.Burns 1974).
Tra i confini del Chiugi e del Perugino, il Colle, di probabile connotazione archeologica, è amenissimo, ricco di acque, di condotti segreti, alto sulla valle che portava alle vie del mare, verso i domini dei Vitelli e dei Montefeltro, punto centrale di un’ampia circonferenza.
Luogo di piacevole soggiorno estivo, luogo colto ove ricevere ed interloquire con letterati, studiosi ed artisti come il Caporali , i Danti, il Savini , il BonCiario ecc… dove raccogliere le esperienze toscane e romane; a Roma, infatti, a Palazzo Salviati alla Lungara, Fulvio era solito abitare nei mesi invernali.
Lì la sua vita si concluse il 2 marzo 1583 e una importante sepoltura gli fu data con sommi onori nella chiesa di San Pietro in Montorio con l’epigrafe: “D.O.M. Fulvius Corneus episcopus portuensis cardinalis perusinus sacellum hoc ab Antonio card. De Monte erectum et a JulioIll Pon. Max. avunculo suo exornatum in sui corporis sepulcrum eligens annuo perpetuo redditu pro ornamenti altari. Obiit die martii MDLXXXIII, aetatis suae anno’LXVI“.
Particolare ed unico esempio, in Umbria, di Villa suburbana, immutata come la dipinse Savini, in una lunetta dello Scalone, al sommo del lungo viale in pendenza, la struttura si definisce compatta, nella pianta rettangolare, sviluppandosi su tre piani e mezzo fuori terra: piano rialzato, primo piano nobile, secondo piano sottotetto; oltre al seminterrato.
Esternamente, sulle direttrici delle diagonali, sorgono quattro costruzioni angolari: il Bagno del Cardinale, cosiddetto, con la Biblioteca; l’Uccelliera del Giardino d’Inverno, con la Selleria; uno Studio; un Soggiorno per ospiti.
Tornando al corpo centrale con i prospetti inquadrati da cornici e fasce marcapiano, gli angoli ben definiti dal bugnato liscio, si riconosce alla facciata un forte carattere di rappresentanza con il portale sovrastato dall’elegante balcone.
Nel prospetto posteriore, ad Ovest, un torrino, aggiunto alla fine del Sec.XIX, per i servizi, ne modifica l’andamento piano.
Un pozzo tripartito, con a rilievo le iniziali e lo Stemma dei della Corgna, si accorpa a fianco del portale, cui si contrappone la targa lapidea, datata 1575, con l’ode a Fulvio e al piacevole luogo, di M.A.Bonciario:
Dum procul Urbe vacat, fruitur dum rure paterno
Corneus, et Divum rustica turba juvat
Omnia culta vides, tum cella et regia tecta
Daedalea dices aedificata manu.
Illic emergunt lymphae Plutone repostae,
Hic loca dempta situ luno secunda fovet.
Quam bene juncta novo deducit semita Ponti,
Et tumidas saxo ripa refraenat aquas!
Edit et Hos fructus ingenti nomine Cornus:
Edere quid maius, nobiliusque potest?
Ergo diu vivat felix uno ore precemur,
Accola quisque ferat numera grata lovi
. ”

Traduzione:
Mentre il Della Corgna si riposa lungi dalla Città,
mentre si gode della villa paterna e qual Nume
Si diletta in mezzo alla torma dei suoi contadini,
tutto vedi in bello assetto, diresti che l’alto e regale
palazzo fosse fabbricato da un Dedalo architetto.
Colà sgorgano acque riposte in seno a Plutone,
qui Giunone amica sgombra la squallidezza e dà
vita alla campagna. Oh come bene si va per la strada
che cavalca il Ponte nuovo e come l’argine di pietra
ritiene l’impeto della piena!
E queste belle cose ce le offre il Della Corgna, nome
si noto al mondo: e che altro di più grande e di più
splendido si potrebbe offrire?
Dunque preghiamo tutti in coro perchè viva felice
a lungo, e quanti sono del paese rechino doni graditi
Al nostro Nume
.”
I vani, all’interno, sono caratterizzati da coperture a botte e a padiglione, di superfice assai ampia; un grande corridoio disimpegna, ai piani, due gruppi simmetrici di ambienti, conducendo al vestibolo rettangolare di accesso allo scalone, al torrino alla scala di servizio.
Al piano nobile è situato il magnifico Salone D’onore , con il soffitto ligneo cassettonato, “a sfondamento“, intagliato ed a policromie e dorature che sembra realizzarsi da un idea progettuale già sperimentata dall’Alessi in San Pietro a Perugia.
Sui fianchi si aprono altre camere e salotti che, a volte, recano i segni di aggiunte decorative posteriori (Sec. XVIII-XIX), ma tutte armoniosamente inserite, come gli arredi tessili alle pareti, ormai frammentari.
Superiormente si accede ai vani del mezzanino, adibiti un tempo a camere per gli ospiti, servizi, ecc.; il piano rialzato conteneva “ampi vestiboli adorni delle più celebri incisioni, sale di conversazione, da ballo, ed anche, volendo, per un teatrino da campagna.” (MS =Avviso ai Forastieri”, Arch. Oddi Baglioni,1842).
Gli amplissimi spazi del seminterrato per le cucine, dispense, lavanderie ecc., permettono l’accesso interno al pozzo e la comunicazione sotterranea agli edifici angolari; una particolare “salle manger“ decorata a “triompe l’oeil” da Carlo Labruzzi (1747-1817), riferisce di interventi d’uso e di gusto, operati dai successivi proprietari.
Il filo narratore che conduce alla visita , è anche il ricco ciclo pittorico firmato e datato da Salvio Savini nel 1581, un anno dopo quello di Città della Pieve.
Pittore “preferito” della corte dei Della Corgna, il Savini fa parte della schiera manierista di F. Zuccari, G. Muziano, C. Nebbia, G. Pandolfi, N. Circignani ecc., molto attiva tra Umbria, Lazio e Toscana.
Malgrado la vastità della superfice trattata , dà inizialmente la sensazione di una compresenza discreta, da scoprire adagio, nelle grafie sottili di fantasmagoriche allusioni simboliche, delle grottesche, nelle citazioni storico-familiari della committenza.
Un tocco senese gentile e veloce“(M. Vagaggini 1986), conduce fino al salone ove è celebrato, quasi, un Fulvio “triumphans“, nel gioco antico tra sacro e profano, di allusione ed evidenza tra Fede e Carità, Virtù ed Arti.
Nel Sec. XVII, 1645, Fulvio IV della Corgna, vendette tutta la proprietà, completa dei corredi, a Cornelio II Oddi, per ventiseimila scudi; nel passaggio la Villa, come avverrà poi anche per i successivi, continua il suo ruolo di luogo di cultura, molto amata, ben frequentata, un pò variata nelle decorazioni e negli arredi, sia all’interno che all’esterno, secondo il volgere del gusto.
Si possono ben notare, infatti, i modi del tardo settecento, del neoclassico, nonché i temi cari alla cultura romantica, in cui si espressero Pietro Carattoli, Marcello Leopardi, Alessio De Marchis, Carlo Labruzzi, Giovanni Monotti ed altri.
Camilla Corsi Salviati, moglie di Alessandro Oddi Baglioni, vi trasferiva in estate il suo apprezzatissimo salotto culturale, frequentato dall’Overbeck, Tommaso Minardi, il Duprè, Maffei, Giuseppina Pasqua, ecc.
Il Cavalier Ferdinando Cesaroni, facoltoso imprenditore perugino, e penultimo Proprietario dal 1891, vi apportò migliorie e restauri, curando molto lo stato conservativo degli annessi, del giardino e del parco, ed introducendovi l’uso dell’energia elettrica.
Attento alle novità del tempo, il Cesaroni, come già gli Oddi Baglioni, fece eseguire una documentazione fotografica, oggi veramente preziosa, con ampie vedute della Villa, del giardino e del parco.
Tutto fu poi acquisito dall’avvocato Luigi Parodi, padre di Anna Parodi Monaco di Lapio ultima proprietaria, che con grandi possibilità e variegate conoscenze culturali aprì la Villa alle migliori frequentazioni letterarie del tempo, per cui vi fu fondata la rivista “La Ronda“, con lunghi soggiorni di Aurelio Saffi, Ardengo Soffici, Bartoli, Cardarelli, Ungaretti, Barilli, ecc…
La continuità abitativa ha preservato, nel tempo, lo splendido complesso, con il giardino ed il parco di circa 13 ettari, da danni peggiori che avrebbero prodotto una sicura rovina.
Negli ultimi venti anni, comunque, un degrado generale, per mancanza di manutenzione, ha segnato gran parte degli annessi, gli elementi decorativi e di arredo lapideo del giardino, i sotterranei ecc…
L’antico impianto cinquecentesco prevedeva un giardino all’italiana, coevo a magnifici esempi romani, sul fianco Nord della Villa, ancora leggibile in una mappa del Catasto Chiesa del 1729, ed una zona di orti, frutteti, uliveti, atti al fabbisogno.
Con gli Oddi Baglioni si apportarono grandi cambiamenti, tra il 1729 ed il 1795, con un progetto in stile francese di cui si conoscono i disegni originali firmati dal “celebre Capitano Adriani e dall’Architetto Giuseppe Alemanni“, fino all’impronta neoclassica nata dalla sintonia di alcuni dei migliori artisti che, all’epoca, curavano il nuovo volto di Sant’Andrea della Giustizia a Perugia.
E quindi nuovi tipi di aiuole, fontane, giochi d’acqua, un giardino d’inverno, un labirinto, un “gran carousel“, il ponte cinese, il gioco degli scacchi, la giostra, giardini pensili, laghetti ecc…
Agli inizi del Sec.XIX, una parte del parco fu poi rideata in senso romantico “all’inglese“, su probabile progettazione di Giuseppe Manetti, e con la collaborazione di architetti perugini come Vincenzo Ciofi.
Con tutti gli abbellimenti, le piacevolezze, le rarità ed i divertimenti che contenevano, il parco ed il giardino furono sempre molto ammirati e segnalati negli Itinerari fra le “bellezze” del tempo.
Nel 1819 anche l’Imperatore Francesco I e Carlotta di Baviera vi si recarono in visita, e Francesco Ansidei, nel 1835, ne fece un’accurata ed ammirata descrizione nel poemetto “La Villa del Colle“, dedicato alla Contessa Lavinia Oddi Baglioni.
Il complesso naturalistico, oltre alla sua straordinaria bellezza ed agli indiscussi pregi storico artistici, ancora oggi, riveste una grande importanza scientifica per la varietà e la ricchezza delle specie botaniche, oggetto di recenti studi a cura della Facoltà di Agraria dell’Università di Perugia.
La Villa del Colle del Cardinale, con Decreto Ministeriale del 1 agosto 1996, è stata acquistata al Demanio dello Stato mediante l’esercizio del diritto di prelazione, con finanziamento del Ministero per i Beni Culturali, ai fini della sua tutela e valorizzazione nel territorio, con apertura alla pubblica fruizione e permanente presenza umana.
Il progetto di restauro del complesso, monumentale e naturalistico, a cura della Soprintendenza ai BB.AA.AA.AA.SS. dell’Umbria, ne permetterà il completo recupero come rivalutazione primaria della sua unicità storica ed artistica come “dimora storica“, con percorsi di visita didattico-conoscitivi anche al giardino ed al parco, con punti di documentazione ed informazione multimediale sulla genesi “storica” del luogo e sulle metodologie di recupero e restauro dei giardini storici.
Luogo da vivere, innanzitutto, con ampio riferimento di rivalutazione territoriale e turistica, con possibilità di spazi all’aperto o, al chiuso, come la Limonaia, atti ad ospitare convegni, concerti, mostre ecc.; con attività di ristorazione, coffeshop, ecc., oltre a tutti quei servizi necessari alla futura conduzione del complesso.
 

Fonti documentative

Pubblicazione a cura della Soprintendenza per i B.A.P.P.S.A.E. dell’Umbria (MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI SOPRINTENDENZA PER I BENI ARCHITETTONICI, IL PAESAGGIO, IL PATRIMONIO STORICO, ARTISTICO E ETNOANTROPOLOGICO DELL’UMBRIA)
Testi di Francesca Abbozzo
 

Da vedere nella zona

Chiesa di San Giovanni del Prugneto
Castello di Antria
 

Mappa

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