Abbazia di San Pietro in Val di Rasina – Gualdo Tadino ( PG )

L’Abbazia sorge in una meravigliosa vallata alla confluenza di due corsi d’acqua l’Arone e il Rasina

 

Cenni Storici

L’Abbazia sorse per opera di un rampollo del conte Monaldo II che dall’imperatore Tedesco Ottone III ebbe la riconferma del Vicariato di Nocera e Tadino. Questo discendente di Monaldo II, circa l’anno 1006, faceva costruire e dotava, per le monache Benedettine, l’Abbazia e la donava alla propria figlia Armengarda che ne fu la prima Abbadessa, vi morì e fu sepolta. Altri autori fanno erroneamente risalire a circa cento anni prima, la fondazione di questo Monastero.
L’Abbazia raggiunse in breve grande importanza e per oltre un secolo vi ebbero stanza le Benedettine, dopo le quali passò ai monaci dello stesso Ordine.
Non sappiamo esattamente in quale anno avvenne il passaggio, certo è che il 1° Giugno 1291 si era già effettuato, poiché in tale data resta una Bolla di Papa Nicolò IV, con la quale scriveva da Orvieto all’abbate e non già all’abbadessa, affinché insieme al vescovo di Camerino ed al priore di S. Vittoria, Diocesi di Fermo, giudicasse imparzialmente in una causa vertente tra alcuni cittadini gualdesi, ed un nobile signore di Fermo.
Quando poi il Pontefice Giovanni XXII, nel 1332, impose sui beni ecclesiastici la tassa o censo, essa fu pagata anche dalla Badia di San Pietro e il pagamento trovasi registrato nei libri delle Collettorie Pontificie, in data 24 Giugno 1333, con l’indicazione che da Sabatello Sindicus monasterii S. Petri de Rasina, era stata versata, la somma di venti libbre.
Dopo ciò, durante un intero secolo, nessuna notizia più abbiamo dell’abbazia. Solo ci risulta che la stessa era andata lentamente declinando, sino a ridursi senza alcun monaco, tanto che, morto nella prima metà del Quattrocento anche l’ultimo abbate, Giacomo Altavalle, fu trasformata in Commenda secolare e con tale qualifica, il 25 Ottobre del 1435, fu dal Pontefice concessa a Cristoforo di Berto Boscari, dei conti del Poggio di Valtopina, monaco di Sassovivo, che tre anni dopo fu eletto vescovo di Foligno, dove morì nel 1444.
Dopo costui, tra gli abbati vanno ricordati nel 1478 e ancora nel 1506 il gualdese Anastasio di Costantino Feliziani, il Card. Antonio Del Monte che fu inviato nel 1513 in Gualdo quale Legato Pontificio, un Bernardino Ranieri da Perugia, in carica nel 1537 ed ancora nel 1560, un Orazio Ranieri, pur da Perugia, che poco prima del 1573 apportò al fabbricato dell’Abbazia non pochi restauri, un Don Girolamo di Fabrizio Signorelli, anch’esso perugino, nel 1591 e ancora abbate nel 1613, un Don Giulio Signorelli nel 1628 e un Don Angelo Signorelli nel 1633.
Ebbe poi la commenda il cardinale Orazio Giustiniani, che la tenne sino all’epoca della sua morte avvenuta nel 1649, e in seguito troviamo in tale officio, nel 1661, Mons. Domenico Salvetti da Gualdo, nel 1717 ed anche assai più tardi nel 1743, epoca della sua morte, il cardinale Ludovico Pico dei Duchi di Mirandola, nel 1746 il Card. Raniero Delci e nel 1772 il conte Ercole Oddi Perugino.
Tutti costoro dissiparono i molti beni dell’abbazia, che era assai ricca, possedendo all’intorno numerose terre, dalle quali, nel secolo XVI, di solo frumento ritraeva in media ogni anno oltre cento mine, quantità non indifferente se consideriamo che quella regione oggi ancora, ma specialmente in quei tempi, era coperta da folte boscaglie.
Di questa antica badia oggi (1933) più nulla rimane. Sorgeva là dove confluiscono i due torrenti Arone e Rasina, attigua all’alta e massiccia torre quadrata, in pietra arenaria corrosa dai secoli, che in quel luogo, si vede emergere su di un gruppo di moderni fabbricati colonici che ad essa si appoggiano…..
La torre ricordata, era uno dei fortilizi di frontiera dell’antico comune di Perugia, che ivi appunto aveva i suoi confini orientali. Sappiamo anzi, che nella prima metà del 1496, i magistrati perugini l’avevano data in custodia a tal Feliziano di Costantino da Gualdo, con obbligo di difenderla e non cederla, senza ordine della città di Perugia e dell’abbate di S. Pietro di Val di Rasina che, come sopra si è visto, era allora Anastasio di Costantino Feliziani.
La chiesa di S. Pietro restò compresa nella giurisdizione della chiesa plebana di Casacastalda. Nella seconda metà dell’Ottocento, divenuta proprietà dei Conti Olivieri di Fabriano, insieme alle terre circostanti, fu ridotta ad uso di stalla.
Acquistata nel 1882, con le terre suddette, dalla famiglia Bucci di Ancona, venne ricostruita completamente sulle vecchie fondamenta e riaperta al culto nel 1897. Anzi, la famiglia Bucci, da quell’epoca, vi fece sempre celebrare la Messa, ogni giorno festivo.
La chiesa ha un solo Altare, e nella parete esiste un grande quadro in tela, rappresentante la Crocifissione di Cristo, fatto eseguire e poi donato. da uno dei tre abbati commendatari della famiglia Signorelli di Perugia, che godettero la commenda dell’annessa abbazia; infatti il quadro porta lo stemma di quella nobile famiglia con le parole: Abbas Signorellus.
Nella chiesa esiste anche un altro quadro in tela, della fine del XVI o del principio del XVII secolo, rappresentante S. Anna che presenta un libro aperto alla Vergine adolescente.
Questi due quadri, precedentemente nella prossima chiesa di S. Anna in Frecco, dipendente anch’essa dall’abbazia di S. Pietro di Val di Rasina.
 

Aspetto attuale

Dopo anni di abbandono,come ci ha ricordato il Guerrieri nella sua cronaca del 1933, connessi in particolare alla fine della mezzadria, un primo intervento di recupero delle due chiese di San Pietro e di Sant’Anna, ci fu negli ultimi anni del secolo scorso per iniziativa della famiglia Freddi di Roma.
Attualmente attorno all’antica chiesa, è stato realizzato un Centro benessere che prende il nome di “ Le Terre nel Verde “ costituito da un grande complesso che comprende venti fabbricati, tra castelli, casali e dimore rurali, tutti trasformati in accoglienti dimore per sani e salubri periodi di vacanza.
La struttura è circondata da 420 ettari di terreno costituito da colline, corsi d’acqua, vallate e zone boschive di suggestiva bellezza che lo rendono uno dei più grandi centri d’Italia per le vacanze rurali.
 

Fonti documentative

Le cronache e le agiografie francescane medioevali gualdesi ed i loro rapporti con altre cronache e leggende agiografiche umbre di Ruggero Guerrieri -Gubbio : Scuola tip. Oderisi, 1933

http://www.protadino.it/

http://www.leterredelverde.it/

 

Da vedere nella zona

Pieve di Compresseto
Castello di Compresseto
Castello di Frecco
 

Mappa

Link coordinate: 43.220302 12.696834

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>