Castel Viscardo – Terni

Secondo una leggenda una “dama bianca“, il fantasma di una nobildonna a cui il castello appartenne, si aggira ancora nelle sue stanze nelle notti di plenilunio.

 

Cenni Storici

Il sito ove ora sorge Castel Viscardo è abitato fin da epoca remota.
Nei pressi dell’attuale castello, esisteva fin dall’epoca etrusca un insediamento, poi chiamato Selci, forse a causa dalla grande quantità di pietra di basalto presente nella zona.
Il luogo è rimasto abitato anche in epoca romana, venendo a trovarsi sulla strada Traiana Nova, che univa le città di Bolsena e Chiusi.
Sono stati rinvenuti i resti di una necropoli etrusca arcaica, in località Caldane (VI secolo a.C.) con circa quaranta tombe a camera scavate nel terreno naturale, databile al VI secolo a.C. e altri resti di epoca romana, quali una cisterna, una fontana e pochi residui di un ponte.
Selci è ancora indicato nel catasto della città e contado di Orvieto del 1292 e ne esiste documentazione storica almeno sino al 1357, dal resoconto di una visita pastorale del vescovo di Orvieto Ponzio Perotto il 6 settembre 1357.
Castel Viscardo è probabilmente sorto, come importante punto di avvistamento, in difesa di Orvieto, di tutta l’alta e media Valle del Paglia ad opera di Viscardo Ranieri, tra il 1292 e il 1298: le due date rappresentano gli estremi tra i quali Castel Viscardo non esiste tra le località censite nel catasto orvietano del 1292 e la citazione 1298, pur non documentata, che ne fa Filidio Marabottini in una ricerca dell’anno 1671 denominata: Notizie delle famiglie, che hanno posseduto et havuto dominio di Castel Viscardo, raccolte dal Signor Marchese Filidio Marabottini negli Archivij d’Orvieto.
L’esistenza di un fortilizio, noto come “Castello di Madonna“, è documentato sin dal 1350, anno in cui ne risulterebbe proprietaria tale “madonna Antonia“, moglie di Bonifacio Ranieri.
Il primo riferimento ufficiale che parla chiaramente di Castel Viscardo è però il già citato resoconto della visita pastorale del 6 settembre 1357.
A seguito del matrimonio tra Nicola Ranieri, figlia di madonna Antonia e Berardo di Corrado Monaldeschi della Cervara, Castel Viscardo divenne, per circa due secoli, un feudo dei Monaldeschi della Cervara, potente famiglia della nobiltà orvietana, il cui dominio dura sino al 1575, anno in cui muore la discendente Giulia, moglie di Matteo Veralli e madre di Giovanni Battista Veralli che eredita il possesso del Castello.
Il castello godeva già dal Cinquecento di particolari libertà di giurisdizione, il cosiddetto “mero e misto imperio“, sia per quanto riguarda l’amministrazione della giustizia (civile o criminale) sia per il commercio in entrata e uscita.
Queste prerogative erano malviste dalla città di Orvieto che soleva spesso, tramite i suoi rappresentanti, inserirsi nelle sue questioni interne.
Nel 1579, il Castello di Viscardo otteneva dal suo signore la redazione di uno Statuto, ma i suoi abitanti rimasero comunque vassalli.
Giovanni Battista muore senza eredi maschi, la figlia Maria Veralli si unisce nel 1636 con il marchese Orazio Spada, portando in dote all’antica famiglia Spada il feudo di Castel Viscardo, nel frattempo elevato al rango di marchesato da papa Urbano VIII (11 dicembre 1635).
Si deve a Orazio Spada la costruzione della chiesa dedicata a Sant’Antonio da Padova (1650), l’inizio, nel 1670, dei lavori di edificazione della nuova chiesa parrocchiale, dedicata in seguito alla Santissima Annunziata e poi completata dal figlio Bernardino nel 1689.
Sotto il suo dominio sono state realizzate nuove strade, si è iniziata la fabbrica del borgo esterno, terminato anch’esso dal figlio e compiuto il restauro del Castello, con l’edificazione di un torrione e del nuovo ingresso (1674-1675).
Nel 1681, alla morte di Maria Veralli, ultima del suo casato, il feudo di Castel Viscardo è ereditato dal figlio maggiore Bernardino, condizione che questo si trasmetta da primogenito a primogenito con il nome Spada-Veralli.
Il 24 giugno 1777, con un chirografo di papa Pio VI, è istituito il titolo di “Principe di Castel Viscardo“.
Durante il periodo napoleonico Castel Viscardo, insieme a tutto il territorio orvietano, fu assegnato al Dipartimento del Trasimeno, con capoluogo Todi.
Nel 1816 risulta essere un luogo baronale, compreso nel Governo distrettuale di Orvieto.
Nel 1817, invece, insieme a Benano e Monte Rubiaglio, divenne appodiato della Comunità di Castel Giorgio, unita ad Orvieto, luogo di residenza di governatore, e compresa nel Distretto di Orvieto della Delegazione di Viterbo.
Al momento del riparto amministrativo del 1827 Castel Viscardo era una comunità avente podesteria e soggetta ad Orvieto, che apparteneva all’omonimo distretto della Delegazione di Viterbo e Civitavecchia.
Aveva un unico appodiato, Viceno, ed una comunità soggetta, Monte Rubiaglio.
Nel 1858 era nuovamente comune, unito alla residenza governativa di Orvieto, nella provincia omonima; gli era rimasto appodiato il solo Viceno.
Nel settembre del 1860 il territorio fu liberato dalla dominazione pontificia ad opera del capitano Masi e dei suoi Cacciatori del Tevere; nel 1861 Castel Viscardo entrò a far parte del Regno d’Italia come comune autonomo e fu assegnato alla Provincia dell’Umbria con capoluogo Perugia, compreso nel Circondario e Mandamento di Orvieto.
Nel 1879 acquisì il territorio del Comune di Monte Rubiaglio, che fu soppresso.
Nel 1921 il principe Federico Augusto Spada-Veralli muore senza lasciare eredi maschi legittimi, il Castello è così ereditato dalla sorella Olga, sposa del duca Astorre Benedetti di Montevecchio, e poi ai suoi discendenti, attuali possessori.
Nel 1927 Castel Viscardo entrò a far parte della Provincia di Terni, di nuova creazione.
Il 27 marzo 1938 fu inaugurato un aeroporto, di cui oggi rimangono poche rovine, realizzato sull’altopiano al confine dei comuni di Orvieto e Castel Viscardo.
Il progetto delle caserme e degli edifici funzionali si deve all’ing. Roberto Marino, mentre le aviorimesse, interamente realizzate in cemento armato, furono progettate dall’ing. Pier Luigi Nervi.
L’aeroporto, tra il 1938 e il 1940, ospitò la “Scuola di pilotaggio di 2° periodo“, tra il 1940 e il 1942 vennero costruite, sempre dall’ing. Nervi, altre due aviorimesse, nel 1942 fu dislocato ad Orvieto il 18º Stormo o “Stormo Trasporti“.
Il 9 settembre 1943, il giorno dopo l’armistizio, l’aeroporto fu assediato dalla Wehrmacht e divenne ben presto la base operativa dell’aviazione tedesca; dopo diversi bombardamenti degli alleati, i tedeschi, nel 1944, decisero di spostarsi più a nord bruciando i velivoli e distruggendo tutte le strutture.
Oggi Castel Viscardo è un comune di circa 3.000 abitanti che conta, oltre al capoluogo, anche diverse frazioni.
 
Monterubiaglio: anticamente aveva un suo comune; il suo statuto, redatto dalla comunità e approvato dai signori del castello, risale al 1611.
Il comune è stato soppresso con decreto reale del 14 agosto 1879 e, quindi, aggregato a quello di Castel Viscardo. Anche Monterubiaglio è un antico feudo della famiglia Ranieri, passato poi ai Monaldeschi della Cervara e, quindi, alla famiglia Negroni.
Vanta una attività incentrata prettamente sull’agricoltura, in particolare sull’eccellente produzione di vino e olio.
 
Viceno: antico feudo della famiglia Simoncelli, è stato acquistato dal marchese Orazio Spada nel 1646 e da quel momento è rimasto sotto la giurisdizione civile di Castel Viscardo.
 
Pianlungo: moderno insediamento abitativo formatosi nel Novecento attorno alla stazione ferroviaria di Allerona-Castel Viscardo.
Nei documenti dell’Archivio storico comunale di Castel Viscardo, i primi riferimenti sulla possibile costruzione dello scalo ferroviario nella linea diretta Firenze-Roma si hanno subito dopo l’Unità d’Italia.
 
Le Prese: zona industriale nella quale si trovano alcune abitazioni.
 

Attività economiche

Da sempre paese a forte cultura contadina, con la quasi totalità delle terre di proprietà della famiglia dominante, Castel Viscardo vanta anche una particolare tradizione artigianale: la produzione manifatturiera dei mattoni, dovuta alle secolari condizioni del luogo, oltre alla quantità e qualità delle materie prime, ossia argilla, legna e acqua.
Sull’esistenza delle fornaci si hanno notizie ininterrotte dalla metà del Cinquecento (la più antica risale al 1541).
Probabilmente importarono o svilupparono le manifatture dei laterizi, della ceramica, dei vasi e delle pignatte, degli oriundi del contado perugino (in particolare Marsciano e suo territorio) che si stanziarono a Castel Viscardo nel XVI secolo.
Altra attività produttiva è data dal settore vitivinicolo: nel territorio di Castel Viscardo si producono pregiatissimi vini, tra i quali l’Orvieto DOC; di pregio anche la produzione di olio.
 

Museo multimediale del cotto

La presenza delle fornaci ha accompagnato la storia stessa di Castel Viscardo e dei suoi abitanti, da sempre impiegati nella lavorazione agricola e in quella di produzione dei laterizi, tanto che ancora oggi si segue la strada della produzione artigianale, alla quale si applicano anche moderne tecnologie, ma sempre nel rispetto della secolare tradizione manifatturiera.
Tale attività è ben documentata nel museo multimediale del cotto di Castel Viscardo, nella prima sala è proiettato un video esplicativo della storia delle fornaci, sia di mattoni che delle oramai scomparse fornaci di pignatte, orci, stoviglie e immagini votive.
Nella seconda sala è ricostruita una fornace, nella terza sala con un video in 3D si ripercorre la storia del castello.
Nel laboratorio, posto al piano sottostante, si organizzano, grazie al contributo regionale, corsi di manipolazione dell’argilla.
In epoca recente, 28/08/2011, è stata inaugurata in Corso Umberto I, all’incrocio con Via Cavour, una splendida fontana in terracotta, “Il Girotondo delle Stagioni” ideata da Feliciano Tabarrini e Franco Tiberi e realizzata da artisti locali, composta di vari pannelli tematici in terracotta ove è rappresentata l’attività del castello all’alternarsi delle stagioni, realizzati e cotti nel laboratorio del Museo delle Terrecotte.
 

Il Castello

Il castello ha la forma di un poligono irregolare con un largo fossato interrotto da un ponte dal quale si accede ad una elegante entrata in stile barocco, con un arco a tutto sesto rivestito in peperino, adornato da nicchie laterali ospitanti statue.
Sovrasta l’arco una struttura raccordata alla parte sottostante da due volute.
Quest’ultimo elemento della facciata è caratterizzato da un orologio settecentesco, a sua volta sormontato da un’edicola contenente una piccola campana.
Le possenti mura perimetrali sono in pietra locale, mentre le finestre sono contornate da cornici in pietra di Bagnoregio.
Era difeso da una cinta muraria, ancora visibile, e da un largo fossato, di cui rimangono alcune tracce nella zona sud-est, ove due torri cilindriche, divise in tre fasce da due cornici marcapiano, ne delimitano il perimetro.
La torre più vecchia si trova invece nel lato di nord-est; nel cortile interno si eleva una torre quadrata.
Oggi il castello di Madonna Antonia è proprietà privata della famiglia dei duchi di Montevecchio.
È noto anche come “Castello di Madonna“, e vi aleggia una leggenda suggestiva: quella della “dama bianca“, la nobildonna Antonia a cui il castello appartenne, che si aggira ancora nelle sue stanze nelle notti di plenilunio.
Questa è leggenda, ma è certa e singolare la gran presenza e influenza delle donne nella storia del castello.
Nel corso dei secoli ha subito varie trasformazioni, da torrione a fortezza o rocca sino a divenire una dimora signorile di campagna, abbellito con arazzi, dipinti e quadri.
Bellissimo il filare di cipressi che introduce al giardino.

 

Castel Viscardo e le sue chiese

Nel castello e nel suo circondario insistono diversi edifici religiosi qui ne riportiamo alcuni mentre la chiesa parrocchiale della SS. Annunziata la trattiamo in una scheda a parte.

La chiesa di Sant’Agostino era anticamente denominata “Madonna del Giardino” (se ne hanno notizie dal 1616); in essa era eretta la confraternita del SS.mo Sacramento, poi, dall’Ottocento, le confraternite riunite.
Si trova nelle vicinanze del Castello, dove un tempo era quasi isolata.
Si tratta certamente di una delle prime costruzioni oltre le mura dell’iniziale incastellamento di fine Duecento, infatti, la precedentemente denominazione si deve al fatto che era eretta presso il giardino del castello, al di sotto del quale dal Cinquecento si sviluppava il primo nucleo esterno alla roccaforte.
La successiva dedica al santo vescovo di Ippona si deve, probabilmente al titolo cardinalizio della chiesa di Sant’Agostino di Roma, conferito nel 1608 a Fabrizio Veralli, fratello di Giovanni Battista, allora signore e proprietario del castello.
Tale tesi è avvalorata dal privilegio, concesso il 24 luglio 1609 con breve del papa Paolo V, di poter organizzare a Castel Viscardo una fiera detta appunto “di Sant’Agostino“, il 28 agosto giorno della festa del santo.
Inizialmente con la denominazione di Sant’Agostino era indicato il solo oratorio della confraternita, un piccolo edificio per le riunioni religiose, annesso alla chiesa della Madonna del Giardino, benedetto il 7 dicembre 1625.
In questo giorno, il parroco don Francesco Bellarmino scriveva a Giovanni Battista Veralli:
Questa mattina, con la gratia di Dio, con gran Solennità e intervento di forastieri io hò consacrato e benedetto l’Oratorio attaccato alla Maddonna del Giardino, ad onore del suo Avvocato Sant’Agostino, e ci hò cantato la prima Messa, volendo anco costoro quanto prima farsi il Quadro“.
Il citato quadro era realizzato lo stesso anno e rappresenta la “Visione di sant’Agostino” o “Apparizione del bambino a sant’Agostino“; vi è riprodotto il santo e un bambino che cerca di rimuovere l’acqua del mare con una conchiglia, nella metafora dell’inutile tentativo dell’uomo di comprendere il mistero della Trinità.
Nel 1672 il marchese Orazio Spada annotava:
A Castel Viscardo fu finito d’ingrandire, et ornare la Chiesa di Sant’Agostino della Compagnia del SS.mo Sagramento“.
Nel secondo dopoguerra la chiesa subiva delle variazioni strutturali importanti, cambiando destinazione d’uso e divenendo sede dell’asilo parrocchiale, sala riunioni, sala prove per la banda, aula per il catechismo; era adibita, inoltre, ad ospitare i corsi serali di aggiornamento per l’agricoltura, le riunioni di varie associazioni prive di sede (Comitati Festeggiamenti, Cacciatori, Pro Loco, Combattenti e Reduci), le lezioni di educazione fisica dei ragazzi delle Scuole Medie.

La Chiesa del Santissimo Crocifisso, la cui costruzione è iniziata nel 1708 con la donazione di suppellettili da parte del cardinale Fabrizio Spada-Veralli e proseguita con le elemosine dei fedeli nel 1712, è stata completata nel 1724, grazie anche all’erezione di un semplice beneficio di messe per volontà testamentaria del dottor Giuseppe Moretti, chirurgo della “communità“.
Posta lungo l’antica linea di confine del paese, tanto che spesso è definita “rurale“, si presenta con l’esterno intonacato, di bianco; il prospetto frontale, con portone incorniciato e rosone, è coronato da un timpano triangolare.
Sul lato destro, arretrato, il volume di una sala parrocchiale di altro registro, con cornici in mattoni e soprastante campanile a vela a doppio fornice.
La chiesa è costituita da un impianto a navata unica intonacata, coperta con volta a botte in mattoni a facciavista, con presbiterio rialzato di due gradini, e un arco di trionfo decorato a separare i due ambienti.
La semplice navata è articolata in tre campate, delimitate da paraste tuscaniche che continuano in sottarchi e innervano la volta; il catino absidale è semicircolare.
La simmetria delle pareti laterali è interrotta dalla presenza di una sala sul lato destro, che ospita il confessionale.
Conserva un Crocifisso definito nei documenti: “un Crocefisso di legno spirante e scolpito, et è miracoloso“, da sempre onorato dalla popolazione con una grande venerazione, riconosciuta nel tempo anche dai vari vescovi giunti in visita pastorale.

La Chiesa di Sant’Antonio da Padova, sorge fuori delle mura del castello, sulla strada che conduce ad Orvieto; edificata nell’anno 1650, per volere del marchese Orazio Spada, che acconsentì alla costruzione su richiesta di un predicatore quaresimale, fu completata e benedetta il 1° aprile 1657 dall’allora parroco don Sebastiano Commandini.
Esternamente, addossato al presbiterio, si trova il campanile realizzato in mattoni e coronato da una ripida copertura piramidale.
La sacrestia è posta sul retro. Il piccolo edificio si sviluppa su un impianto a navata unica con copertura a doppia falda, e termina con il presbiterio rialzato all’interno del quale, oltre l’altare, è custodita la seicentesca statua lignea raffigurante Sant’Antonio.
Grandi aperture presenti sul lato sinistro, alle quali corrispondono sul lato destro delle arcate cieche con lo stesso disegno, permettono di illuminare l’intera aula.
Una fascia in mattoni di locale fattura percorre, sia internamente che esternamente, tutta la zona basamentale della chiesa ed in corrispondenza del prospetto principale si innalza fino a racchiudere il portale ed il rosone presenti sulla facciata.
Le pareti interne sono intonacate di bianco a sbruffo.
 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

Fonti documentative

Castel Viscardo … dove la natura è arte Pro Loco Castel Viscardo (1990)
Il territorio di Castel Viscardo tra archeologia, storia, natura e tradizioni Nicoletta Mezzetti, Orietta Rossi (a cura di) (2004)
Musei in Umbria Percorso museale del laterizio e delle terrecotte Regione Umbria (2008)
I sindaci di Castel Viscardo: Storia di una amministrazione (1860-2009) Luca Giuliani (2008)
Nel mio piccolo… : Il Castello di Viscardo e le sue fornaci Luca Giuliani (2009)
Santa Rufina: da chiesa rurale a podere di campagna in “Bollettino dell’Istituto Storico Artistico Orvietano”, LXI-LXIV (2005-2008), pp. 179-194 Luca Giuliani (2011)
Le fornaci di Castel Viscardo tra la metà del XVI secolo e l’inizio del XVIII in “Proposte e ricerche”, 36/71 (2013), pp. 184-202 Luca Giuliani (2013)
Non di solo vino: Etichette librarie ad Orvieto (Piccola Biblioteca Orvietana, n. 21)

http://www.comune.castelviscardo.tr.it/zf/index.php/storia-comune

http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=prodente&Chiave=45838

http://www.comitatolinguistico.com/it/luoghi-dellumbria-castel-viscardo/

https://it.wikipedia.org/wiki/Castel_Viscardo

http://www.chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/

http://www.bellaumbria.net/it/castel-viscardo/

 

Da vedere nella zona

Chiesa della SS. Annunziata
Castello di Monterubiaglio
 

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