Castello di Gavelli – Sant’Anatolia di Narco (PG)


 

Cenni Storici

Eretto su un pendio sovrastato dalle balze del Monte Coscerno (m.1684), che fronteggiano le pareti rocciose del Monte dell’Eremita e delle Muraglie della Valcasana, il castello tardo-medioevale di Gavelli appare ancora oggi, a chi sale dal fondovalle del fiume Nera, un luogo quasi inaccessibile.
La millenaria presenza umana, che ha sviluppato un’economia agricolo-pastorale ancora fortemente leggibile nella struttura del paesaggio di oggi, non ha alterato la bellezza naturalistica e ambientale di questi luoghi: alcuni toponimi evocano l’antica presenza del lupo e dell’orso, mentre l’aquila reale nidifica ancora nei dirupi dei monti intorno a Gavelli.
Gavelli, “clavellum” nei documenti medioevali, a sottolineare la posizione strategica del castello e la sua funzione di “chiave di accesso” al territorio montano della Valnerina, ha fatto parte dei possedimenti del ducato longobardo di Spoleto.
Probabilmente il castello è stato edificato a seguito delle devastatrici scorrerie saracene nei territori del ducato (secoli IX e X) e in concomitanza con la successiva transizione dall’età ducale e feudale a quella comunale.
Il castello-comune di Gavelli ha costituito per vari secoli un avamposto fortificato a difesa della Valdinarco, del territorio del Comune di Spoleto e di controllo della viabilità montana di collegamento fra la Valle del Nera, l’Alto Lazio e l’Abruzzo.
L’impianto edilizio del borgo è quello tipico del castello di pendio di cui sono ancora visibili sulla sommità i resti del cassero (la castellina) e una delle antiche porte di accesso.
Dalla fine del XII secolo il castello è entrato nell’orbita politico amministrativa del comune di Spoleto, subentrato al dominio ducale.
Nel 1241 Federico II e poi il cardinale legato Capocci nel 1247, confermarono il possesso del castello a Spoleto.
Dal XIII al XIX secolo il Comune di Gavelli è stato quasi ininterrottamente soggetto al duplice potere del governatore pontificio e dei “priori” di Spoleto, il cui stemma trecentesco è scolpito accanto alla porta principale di accesso al borgo.
Nel XIV secolo Gavelli è stato occupato dalle milizie di Roberto d’Angiò, re di Sicilia e capo del partito guelfo in Italia durante la “cattività avignonese” dei papi.
Durante la rivolta antispoletina della Valdinarco del 1522-1523, il castello di Gavelli, fortilizio dei ribelli, è stato assalito dalle milizie del patrizio romano Ottavio Orsini composte anche da Spoletini e Casciani. Le successive vicende storiche di Gavelli sono comuni a quelle degli altri castelli limitrofi.
Dopo il rovinoso e funesto terremoto del 1703, Gavelli aveva 136 abitanti.
Nel 1799, durante “l’insorgenza” antirepubblicana e antifrancese divampata in Valnerina, il Comune di Gavelli, dopo un’iniziale adesione a tale ribellione, ha fatto atto di “sottomissione” alle autorità franco-giacobine di Spoleto, capoluogo del Dipartimento del Clitunno della Repubblica Romana.
L’attività agricolo-pastorale è stata la principale fonte di sostentamento della gente di Gavelli, anche se a colle Ferraio, nei piani di Gavelli, esiste un modesto giacimento ferrifero, uno dei pochi sfruttati durante il governo pontificio.
L’attività estrattiva in questa miniera, iniziata nel 1795, è stata di breve durata.
Nel decennio 1840-1850 lo sviluppo delle industrie siderurgiche di Terni ha favorito una temporanea ripresa dell’estrazione del ferro.
Nel 1859 vi abitavano 338 persone.
Dopo l’unificazione nazionale l’antico Comune di Gavelli è stato aggregato al Comune di Sant’Anatolia di Narco.
In seguito all’armistizio dell’8 settembre 1943 e alla costituzione del governo collaborazionista di Salò, in questa località montana, priva all’epoca di strade rotabili, si è stabilita temporaneamente la prima formazione partigiana della Valnerina, al comando del capitano Ernesto Melis, formata anche da partigiani Jugoslavi evasi dalla rocca di Spoleto: qui sono state organizzate ed attuate le prime azioni di militari della resistenza in Valnerina.
 

Aspetto

Ancora oggi Gavelli mantiene la tipica struttura del castello di pendio, sono ancora visibili, sulla sommità, i resti del cassero e una delle antiche porte di accesso, ove è scolpito lo stemma trecentesco del comune di Spoleto.
Appena dopo la porta, all’interno del borgo, si ammira il gioiello di Gavelli, la Chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo.
Appena fuori dall’abitato, nei pressi del cimitero si trova la Chiesa di Santa Maria, una chiesa con tale nome è menzionata nel trecentesco codice “Pelosius“, l’attuale costruzione ha però il tipico aspetto della chiesa votiva cinquecentesca, con due finestre poste ai lati del portale arcuato, decorato con un Agnus Dei, e una terza al di sopra.
L’interno è semplice e spoglio, attualmente è adibita a uso cimiteriale.
Di fronte al castello, oggi quasi inaccessibile sulle balze del Monte Eremita, si trova l’interessante Eremo di Sant’Antonio.
Il massiccio del Monte Coscerno domina con le sue imponenti balze tutta la zona.
Sulla strada che porta a Monteleone di Spoleto, di particolare bellezza naturalistica ed ambientale è l’area dei prati di Gavelli e del “laghetto“, piccolo ecosistema caratterizzato da una densa vegetazione e da una ricca biodiversità di tipo lacustre.
Da segnalare la presenza dell’Aquila Reale, del lupo e di numerose specie di farfalle rare e protette.
 

Fonti documentative

ANGELINI ROTA G. Guida di Spoleto e del suo territorio, A.G. Panetto e Petrelli, 1929
FABBI A. Guida della Valnerina: storia e arte / Abeto (PG), presso l’autore, 1977
FABBI A. Storia dei comuni della Valnerina Abeto (PG), presso l’autore, 1976
FAUSTI L., I Castelli e le ville dell’antico contado e distretto della città di Spoleto, Editoriale Umbra, Perugia, 1990
FAUSTI L., Le Chiese della Diocesi di Spoleto nel XIV secolo secondo un codice del XVI secolo, Archivio per la storia ecclesiastica dell’Umbria, Foligno, 1913
GENTILI, GIACCHÈ, RAGNI, TOSCANO, L’Umbria – Manuali per il territorio – La Valnerina, Il Nursino, Il Casciano – Edindustria Roma, 1977
GUERRINI G., Le chiese di Santa Maria
JACOBILLI L., Vite de Santi et beati dell’Umbria, 1656
NESSI-CECCARONI, Da Spoleto a Monteleone attraverso il Monte Coscerno, Itinerari Spoletini 1, Spoleto, 1972
PALMIERI A Statistica dello Stato Pontificio, tipografia Forense, Roma 1859
Sacra visita di Carlo Giacinto Lascaris vescovo di Spoleto, 1715, in Archivio Storico Diocesano di Spoleto
Sacra visita di Pietro de Lunel vescovo di Gaeta, 1571, in Biblioteca Comunale di Foligno
SANSI A., Storia del Comune di Spoleto, Accademia Spoletina, Spoleto, 1876
SANSI A., Studi storici, Accademia Spoletina, Spoleto, 1869
SANTI U. Gli statuti comunali di cinque castelli della Valdinarco
SPERANDIO B., Chiese romaniche in Umbria, Quattroemme, Perugia, 2001
TABARRINI M., L’Umbria si racconta, Editoriale Umbra, 1982
www.comunesantanatolia.it
 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

Da vedere nella zona

Chiesa di San Michele Arcangelo
Eremo di Sant’Antonio
Monte Coscerno

Caso

Castello di Caso
Chiesa di Santa Cristina
Chiesa della Madonna delle Grazie
Chiesa di Santa Maria Assunta
Oratorio di San Giovanni Battista
 

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