Castello di Montesanto – Sellano (PG)

Il Castello è contrapposto sulla Valle del Vigi al Castello di Sellano entrambi con la loro imponenza pare che si guardino e siano pronti ad affrontarsi.

 

Cenni storici

Montesanto sorge sopra un colle di fronte a Sellano, dall’altro lato della Valle del Vigi, in posizione dominante a strapiombo sul fiume e ben difendibile.
La posizione di Montesanto, a confine tra i comuni di Spoleto, Norcia, Foligno e del ducato dei Varano di Camerino rese importante il castello per molti secoli e ne condizionò la sua ricca storia.
La scarsa documentazione delle fasi più antiche, risale al XIII secolo.
Probabilmente sorse come insediamento abitato nei pressi della cella monastica di San Nicolò di Acquapremula, dipendente dal castello di Mevale, all’epoca feudo degli Alviano.
Furono in particolare proprio gli Alviano di Mevale, i Varano, signori di Camerino, e il comune di Spoleto a contendersene il controllo, con alterne vicende.
Dopo la fugace avventura del Re Manfredi fu concesso da papa Clemente IV a Gentile I dei Varano di Camerino, insieme a Visso e Cerreto.
Nel 1283 a capo del castello risulta un castellano di nomina spoletina.
Una documentazione conservata nell’archivio notarile di Montesanto, oggi depositata presso l’Archivio di Trevi, riporta la notizia di alcuni pellegrini che dettarono il proprio testamento prima di partire per Roma, in occasione del primo anno santo della storia, quello del 1300.
Fra questi compare Mainardo di Ade, che con suo figlio, il notaio Lallo di Mainardo, sono figure di rilievo della comunità agli inizi del XIV secolo.
Nel 1231 passò ad Ugolino Trinci, a seguito della lotta della lega Guelfa contro Spoleto.
Tornato nuovamente a Spoleto, nel 1355 fu concesso dal cardinale Albornoz a Rodolfo II Varano.
Nel 1462 Pio II vende Montesanto a Spoleto per 4000 fiorini (soldi che servivano al pontefice per la crociata contro i turchi), in tale occasione il comune pose lo stemma di San Ponziano sul campanile della Pieve di Montesanto, ove tutt’ora visibile, accanto allo stemma del comune di Montesanto con sei monti una chiesa e tre stelle.
Nel 1474, Sisto IV, grazie anche all’intervento di Giuliano della Rovere (il futuro Giulio II), legato pontificio, che voleva punire Spoleto, lo restituisce ai Varano, unitamente ai castelli di Cerreto e Sellano, come premio della loro fedeltà alla Sede Apostolica.
Agli inizi del Cinquecento Spoleto se ne riappropriò definitivamente: da questo momento in poi Montesanto gravitò nell’area di influenza spoletina (a questa data dovrebbe risalire lo stemma che fu inserito, insieme a quello di Montesanto, nel campanile della Pieve di Santa Maria).
Montesanto sulla fine del XV secolo vede nascere un insediamento di banchieri ebrei.
Con la predicazione dell’Osservanza, infatti, e l’apertura dei Monti di Pietà, si verificò una sempre maggiore chiusura delle istituzioni cittadine nei confronti degli Ebrei, che furono, pertanto, costretti a spostarsi dai centri principali a quelli minori.
La prima menzione d’un ebreo a Montesanto risale al 1484.
S’incontra in quell’anno il nome di Stella, moglie di Lazzaro da Montesanto, beneficiaria d’un piccolo lasciato nel testamento del proprio padre, Abramo di Isacco, banchiere a Bevagna.
Il marito, Lazzaro, fu prestatore.
Nel 1524 i rappresentanti della comunità di Montesanto chiesero al consiglio di Spoleto di acconsentire alla apertura di un banco ebraico presso il castello; la risposta fu positiva e quattro anni dopo troviamo attestata la presenza di Michele di Lazzaro.
I rapporti fra la comunità cristiana di Montesanto e quella ebraica (che dovette essere comunque molto ristretta, probabilmente una sola famiglia) era regolata dai Capitoli, una sorta di convenzione, datata 1548 e oggi conservata nell’Archivio del Comune di Sellano, depositato presso la sezione di Spoleto dell’Archivio di Stato di Perugia.
Gli ebrei compilavano i loro registri in grafia e lingua ebraica, causando di nuovo il ricorso da parte della comunità di Montesanto al consiglio di Spoleto che decretò che dovevano essere redatti in latino o in italiano.
Col passar del tempo troviamo a Montesanto anche altri ebrei, come per esempio Michele di Lazzaro, testimone d’un contratto nuziali nel 1528, Ysachino di Abramo nel 1542.
Non si conosce per quanto tempo essi restarono a Montesanto: l’ultima notizia ad oggi nota risale al 1553, data molto vicina alla bolla con cui furono imposte agli ebrei residenti nello stato pontificio una serie di restrizioni che portarono fra l’altro alla istituzione del Ghetto di Roma.
Per un breve periodo il Castello fu annesso al ducato dei Borgia (1500 circa) ma non appena tramontò la loro potenza, nel 1503, Spoleto se ne riappropriò, grazie al condottiero Saccoccio Cecili.
Nel 1504, presso il castello di Mevale fu sancita la pace tra il comune di Spoleto e i Varano, con la conferma della supremazia della città ducale su Montesanto.
Nel 1516 i Nursini aggredirono il castello, depredandolo, ma gli spoletini reagirono, sconfiggendo l’esercito di Norcia nei pressi di Mevale e togliendo loro la preda.
Nel 1522 partecipa alla ribellione dei castelli contro Spoleto, ma è presto ricondotto all’obbedienza dalle armate corse degli Orsini, alleati della città ducale.
Nel 1527, grazie alla protezione di Caterina Cybo, supera indenne la devastazione portata nella valle dai Colonnesi e Lanzichenecchi, reduci dal sacco di Roma.
L’organizzazione del comune era poi regolata dallo statuto che data 1545.
Discordie tra Spoleto e Norcia per motivi di confine proseguirono per anni fino alla definitiva pacificazione del 1562.
Iniziò da allora il periodo di maggiore splendore del borgo: le famiglie più importanti si dotarono di palazzetti di stampo rinascimentale e la pieve fu interamente ricostruita e decorata.
A segnarne la successiva storia, purtroppo furono però diversi violenti terremoti che causarono gravi danni agli edifici: fra questi, fu particolarmente violento quello del 1703.
Così ne descrive le conseguenze il pievano in una relazione alle autorità spoletine: “la povera terra di Monte Santo si può dire che sia stata, mentre per cominciar da capo, son cadute le mura castellane, il torrione, e sta quasi cadente al rocca… non vi è rimasta casa che si possa abitare“.
Il borgo si andava lentamente spopolando: se fra Cinquecento e Settecento la popolazione era rimasta stabile sui 300 fuochi (o famiglie), nel 1822 gli abitanti erano appena una settantina, a cui andavano uniti quelli delle frazioni.
Anche le due principali famiglie di Montesanto, i Collicola e i Montioni, si erano spostate verso Spoleto e da lì a Roma.
Dopo la breve parentesi napoleonica, Montesanto era divenuto comune autonomo, guidato da un gonfaloniere, in seguito sostituito da un priore.
All’indomani dell’Unità di Italia continuò ad essere per breve tempo comune autonomo, denominato fino al 1863 Montesanto, durante il 1863 Montesanto Viezi e quindi Montesanto Vigi, tale condizione durò però poco, a causa della scarsità di popolazione, della posizione geografica e della cattiva amministrazione fu soppresso con Regio Decreto N. 5046 del 14 agosto 1879 e accorpato a Sellano, da cui dipende ancora oggi.
L’abbandono delle campagne seguito al boom economico del secondo dopoguerra e i terremoti del 1979 e del 1997, hanno segnato drammaticamente il tessuto del borgo, oggi praticamente privo di residenti stabili.
Nel Castello di Montesanto è ambientato il bel libro di Lamberto Gentili, “Un diamante per le zitelle“.
Da Montesanto provengono nobili famiglie come i Montioni, banchieri a Roma e a Spoleto, i Collicola, che ricoprirono cariche importantissime presso la corte pontificia nei secoli XVII – XVIII, Taddeo Collicola fu medico del Papa, i Pazzi-Morelli, poi tutte trasferitesi a Spoleto.
 

Aspetto attuale

Il castello di Montesanto si presentava ancor oggi in forma compatta e molto allungata.
Probabilmente il castello possedeva una fortificazione muraria che lo cingeva completamente e parte di questa fortificazione ancora oggi è visibile in alcune sue parti, fra cui le tracce dell’antica rocca posta proprio in cima all’abitato.
Il castello, adattandosi al sito, ha occupato tutta l’area disponibile sul colle sviluppandosi con un tessuto viario con schema ad assi ortogonali: tre strade parallele di spina si dispongono a quote diverse tali da formare terrazzamenti.
In diversi punti del tessuto edilizio si vedono oggi aree libere derivate da edifici crollati a causa di terremoti e nel tempo dedicate per lo più ad orti.
Il confronto fra la planimetria attuale e il catastale gregoriano del secolo XIX dimostra la grande quantità di edifici ormai per la maggior parte scomparsi.
Altra caratteristica importante da rilevare è il sistema delle urbanizzazioni: la pavimentazione molto curata di cui ora rimangono solo poche tracce e la lunga serie di volte in pietra a sostegno della strada, probabilmente precedenti la costruzione delle stesse case, che servivano per la raccolta dell’acqua piovana.
Nella parte inferiore dell’abitato rimane ancora l’antica porta di accesso, nei pressi della quale si trova la piccola Chiesa di Santa Lucia e la Cappella della Madonna della porta.
Il palazzo all’ingresso del paese (a sinistra della strada) presenta tracce di un affresco con Santa Lucia, una casa gentilizia del secolo XV ornata di finestre in pietra identiche a quelle della chiesa di Santa Maria.
 
 
 

Palazzo Comunale e Casa della Posta

Il comune anticamente ospitava il mercato pubblico all’interno del suo portico coperto.
L’edificio conserva un’iscrizione con la data 1542.
La parte superiore, distrutta dal sisma del 1979, è interamente ricostruita, conservava tre finestre con mensole e tracce di mostre dipinte e di una meridiana.
All’interno vi si trovavano camino e lavabo del secolo XVI, un affresco del secolo XV raffigurante Madonna e due Santi; oggi è sede del “Centro Studi Montesanto per la Scienza“,
Nel portico a due arcate e con sedile in pietra si notano ancora le strutture di un antico ufficio postale e in particolare una buca per le lettere, la più antica cassetta postale del mondo, fatta in pietra con sopra una scritta “QUI SI METTONO LE LETTERE DE LA POSTA 1632“.
Sulla destra del comune si trovava un altro palazzo, prima Morelli e poi Collicola (anch’esso distrutto dopo il 1997) che riportava lo stemma del leone rampante della famiglia Collicola.
Tra la chiesa e il palazzo comunale si trova un pozzo – cisterna; a testimonianza della preoccupazione di non sprecare l’acqua piovana raccolta nei pozzi-cisterna all’interno degli abitati, di vitale importanza in caso di assedio, dentro la cisterna del castello era vietato attingere salvo casi urgenti di vera necessità: secondo gli Statuti del 1545 non si poteva “cavare più di un vaso d’acqua, per uso di bevere solamente…“.
Costruito con materiale di recupero, a Montesanto il pozzo è stato più volte restaurato, come testimoniano le iscrizioni datate 1581, 1699, 1901 e 1929.
Proseguendo in salita si incontrano, o per meglio dire si incontravano, alcuni palazzi storici, risalenti ai secoli XVI- XVII, come quello dei Collicola (andato distrutto dopo il terremoto del 1997) che possedeva finestre classiche, davanzali sostenuti da mensole e cornici marcapiano.
Era una casa gentilizia del secolo XV, rimaneggiata nel secolo XVII e recentemente adibita a stalla e granaio.
 
 
 

Palazzo dei conti De’ Pazzi Morelli

Altro palazzo importante è quello dei conti De’ Pazzi Morelli, con il bel portale in bugnato e sullo spigolo sinistro del fronte principale due stemmi gentilizi della famiglia.
Le principali famiglie di Montesanto erano i Collicola e i Monthioni, che poi si trasferirono a Spoleto e Roma, ricoprendo anche importanti incarichi presso la curia pontificia.
Taddeo Collicola, per esempio, fu medico di Urbano VIII, mentre Carlo fu cardinale.
La famiglia aveva anche uno splendido palazzo a Spoleto, nella Piazza Collicola, oggi sede del Centro Studi per l’Alto Medioevo e una villa poco fuori dalla città, sul colle di Collerisana.
Erano imparentati con i Monthioni, che avevano fatto costruire a Roma, nella chiesa di Santa Maria di Montesanto (che prende il nome dalla provincia dei Carmelitani di Sicilia, ma che senza dubbio ricordava loro anche la terra d’origine), una splendida cappella.
Anche la famiglia De’ Pazzi Morelli aveva un palazzo a Spoleto e una bella residenza poco fuori la città, a Eggi.
Alle spalle del palazzo di questa famiglia a Montesanto si trova una cappella privata dedicata a Sant’Anna.
 
 
 

La Rocca

Ancora più in alto si scorgono i ruderi della rocca, dai vari terremoti a partire da quello del 1600.
Un curioso inventario del 1567 ne descrive l’armamentario fatti di pezzi di artiglieria, una balestra di legno, gli “archibuscioni grossi“, i moschetti, il barilotto della polvere e la catena da piede.
Ai suoi piedi sorgeva il piccolo convento dei francescani, così scarsamente abitato che restò in vita pochi anni, per essere presto soppresso.
Il vescovo Barberini, agli inizi del Seicento, vi aveva trovato un solo frate, il cui compito era quello di affiancare il pievano nella cura delle anime.
 

Nota

http://www.italiainfoto.com/gallery/g604-alberi-monumentali-d-27italia.html

Il testo è di Silvio Sorcini, la galleria fotografica è di Alberto Monti e Silvio Sorcini, la foto della chiesa dopo il terremoto del 1997 è tratta da http://www.montesantoperlascienza.it/la-pieve-di-santa-maria-assunta/
 

Da vedere nella zona

Cappella di Sant’Anna – Montesanto di Sellano (PG)
Chiesa di Santa Lucia e Cappella della Madonna della Porta – Montesanto di Sellano (PG)
Abbazia di San Nicolò di Acquapremula – Sellano
Castello di Sellano (PG)
 

Fonti documentative

FABBI A. Guida della Valnerina: storia e arte / Abeto (PG), presso l’autore, 1977
FABBI A. Storia dei comuni della Valnerina / Abeto (PG), presso l’autore, 1976
FAUSTI L., I Castelli e le ville dell’antico contado e distretto della città di Spoleto, Editoriale Umbra, Perugia, 1990
GENTILI, GIACCHÈ, RAGNI, TOSCANO, L’Umbria – Manuali per il territorio – La Valnerina, Il Nursino, Il Casciano – Edindustria Roma, 1977
PALMIERI A Statistica dello Stato Pontificio, tipografia Forense, Roma 1859
SANSI A., Storia del Comune di Spoleto, Accademia Spoletina, Spoleto, 1876
www.prolocosellano.com

http://www7.tau.ac.il/omeka/italjuda/items/show/1171

ftp://ftp.ingv.it/pro/gndt/Att_scient/Pe2000_RelAnn/Marchetti/RelAnn_PE2000_Marchetti.pdf

http://www.ati3umbria.it/ati3/wp-content/uploads/Archeologia_acqua.pdf

http://www.montideltezio.it/Documenti/In…Cammino%20n.17.pdf

http://www.montesantoperlascienza.it/la-pieve-di-santa-maria-assunta/

 

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