Chiesa di Santa Maria de Incertis (San Carlo) – San Gemini (TR)

La chiesa di San Carlo, una volta era chiamata Santa Maria de Incertis, e deve il suo nome al fatto che, secondo la leggenda, vi avrebbe celebrato una messa San Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano.

 

Cenni Storici

Originariamente, sembra, una loggia pubblica dove esisteva una edicola della Vergine.
Successivamente, tamponate le tre arcate e le due porticine architravate alternate, divenne chiesa vera e propria; questo potrebbe essere avvenuto verso il 1402, quando l’abate di San Nicolò, Pietro di Bevignate da Narni, presentò una supplica al Comune di San Gemini chiedendo la cessione di una casetta presso la chiesa, che si dice già dallo stesso largamente restaurata e che voleva portare a compimento, col farvi una piccola sacrestia.
Sul finire del secolo XVI, ebbe il titolo di “Santa Maria di San Carlo”, e poi di San Carlo, per il fatto che il santo arcivescovo di Milano vi avrebbe celebrato la messa.
 

Aspetto esterno

Sul Tamponamento della prima arcata di sinistra, fa da architrave ad una porta una pietra decorata ad archetti e rosette, frammento del secolo XI rimesso in opera.
 

Interno

All’interno, sulla parete sinistra, nicchia circolare con cornice di pietra caciolfa, in cui è dipinta la Madonna col Bambino tra S. Stefano e S. Sebastiano, e nell’intradosso, Sant’Ansano e San Domenico, affreschi della fine del sec. XV, di un pittore locale (dallo Gnoli indicato come il Maestro del trittico di Arrone – 1487), che riassume influssi del Gozzoli, del Lippi e dell’Alunno su un fondo arcaico derivato dall’antica scuola umbra trecentesca.
Parete di fondo: elegante edicola duecentesca, sostenuta da due colonne in pietra con capitelli decorati, su cui poggiano gli archi e le cuspidi in laterizio; sulla destra del frontone, vi è inserito un frammentino di scultura romana ornata da girali di acanto; la mensa dell’altare sottostante è sostenuta da una colonnina con capitello romanico.
Alla parete, Madonna in Maestà fra gli Angeli e le sante Caterina d’Alessandria e Lucia, con la scritta sottostante: [Virginisi]NT[act]E DU(m) VENERIS ANTE FIGURAM – PRETERE UNDO CAVE NE SILEARIS AVE; MAGISTRI DOMINICI [opus]; opera della seconda metà del secolo XV, recentemente restaurata, e che risulta dipinta sopra un’immagine più antica, forse dal pittore eugubino Domenico di Cecco di Baldo (noto negli anni 1441 – 1488).
Al disotto infatti si notano altri quattro precedenti strati di intonaco:
1.due Santi presbiteri, perduti nelle parti superiori (sec. XIII?)
2.Sant’Antonio abate (sec. XIV)
3.San Giorgio a cavallo che uccide il drago e la relativa scritta S. Georgius (sec. XV)
4.San Bernardino da Siena con l’aureola raggiata di beato, quindi databile tra la morte del santo (1444) e la sua canonizzazione (1450).
Sull’estremo margine sinistro della parete, Crocifisso, frammento di affresco del primo Quattrocento.
Sulla parete opposta al baldacchino, una buona tela dipinta con un San Carlo Borromeo, attribuita a Giovanni Baglione.
 

Fonti documentative

Silvestro Nessi Sandro Ceccaroni Da Spoleto a Sangemini attraverso le Terre Arnolfe

http://www.sangemini.eu/

 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini
 

Autorizzazioni

Si ringrazia la Diocesi di Terni – Narni – Amelia per la collaborazione e per l’autorizzazione alla pubblicazione delle immagini.
 

Da vedere nella zona

Chiesa di San Francesco
Chiesa di San Gemine
Chiesa di San Giovanni Battista
Castello di San Gemini
Ex Convento di Santa Maria Maddalena
Abbazia di San Nicolò
 

Mappa

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