Chiesa di Santa Maria di Ronzano – Castel Castagna (TE)


 

Cenni Storici

Sorge isolata sopra un colle della valle Mavone, in località Ronzano, nel comune abruzzese di Castel Castagna, in provincia di Teramo.
L’edificio appartenne al complesso monastico abbaziale dell’ordine dei benedettini che qui ebbero anche il convento, ormai scomparso.
L’esatta data della costruzione della fabbrica è sconosciuta, sicuramente esisteva nel XII secolo.
La scrittura documentale più antica che cita questa chiesa è un rescritto papale redatto ad Anagni sotto il pontificato di papa Lucio III, datato 22 Dicembre 1183.
In epoca imprecisata un incendio distrusse larga parte della decorazione interna.
 

Aspetto esterno

La chiesa risulta impostata su due diversi volumi, l’uno costituito dal blocco del transetto, l’altro da quello delle navate.
Lo stile architettonico della chiesa è caratterizzato da una chiara impronta di stile romanico – pugliese che si ritrova nell’impostazione delle finestrature, negli archi ciechi della zona del presbiterio e nella pianta che, sebbene internamente racchiuda tre absidi semicircolari, esternamente appare a terminazione tronca.
Queste caratteristiche accomunano la fabbrica di Ronzano alle chiese pugliesi della cattedrale di Bitonto, del duomo di San Corrado a Molfetta e della basilica di San Nicola a Bari.
Il prospetto, tripartito a spioventi, è stato alzato utilizzando laterizi lisci, lasciati a vista, disposti a taglio, ordinati uniformemente e pietre chiare, squadrate, poste in corrispondenza del movimento degli archi interni e delle mura del perimetro.
La facciata è aperta da tre portali, due monofore ed un rosone privo della raggiera, perduta o mai realizzata, ma che conserva la sua cornice, la stessa doveva forse ospitare un portico mai costruito.
I muri esterni dei fianchi della chiesa sono anch’essi costituiti da mattoni e conci di pietra, aventi questi ultimi sia funzioni statiche che di decoro, rispettando la stessa sequenza delle archeggiature interne.
Le linee chiare della pietra, che emergono dal rosso laterizio, disegnano un’ossatura che incornicia archi ciechi tra lesene su entrambi le porzioni longitudinali e sulla parete presbiteriale, dove si raccordano ai quattro archi ciechi e alla grande monofora che si apre al centro dell’abside.
L’intero tessuto murario presenta finestrature di monofore, alcune a fessura, altre di media grandezza delimitate da transenne decorate con motivi a tralcio e la più grande della zona dell’abside.
Questa ha dimensioni maggiori rispetto a tutte le altre, si apre tra due colonnine, poggianti su mensole, sovrastate da capitelli decorati a palmette.
La finestra è circondata da un archivolto a rilievo decorato a palmette da cui sporgono alcune teste umane, mostra una ghiera decorata da un rilievo raffigurante un tralcio dai cui frutti nascono delle anatre; al vertice un rapace sembra aggredire uno degli uccelli.
Il vano è sbarrato da una transenna lapidea traforata e lavorata a scacchiera anch’esso derivato da modelli pugliesi.
Una delle finestre del transetto presenta una ghiera decorata da girali.
 

Interno

Lo spazio è ripartito in tre ampie navate, la cui centrale è di altezza maggiore; ogni navata è composta di tre valichi, sorretti da pilastri crociformi, e termina con un’abside di modesta profondità.
La porzione d’interno dove insistono le navate ha una copertura a capriate, mentre la zona del presbiterio è chiusa da tre volte a crociera.
Sulla parete sinistra del presbiterio è una raffigurazione allegorica del Giudizio universale.
Nel primo riquadro da sinistra San Michele arcangelo pesa le anime, San Pietro apre le porte del paradiso, Tre Patriarchi sostengono, a gruppi di cinque, le anime degli eletti, disposti in ordine gerarchico, il primo alti prelati, il secondo uomini, il terzo donne.
L’abside di sinistra ha una mostra d’altare con angioletti in stucco che circonda un ovale in cui sono effigiati una figura muliebre a torso nudo e un volto demoniaco, sopra è affrescata la Madonna di Loreto con la casa trasportata da angeli, sulla calotta Cristo benedicente, opera di un artista tardo cinquecentesco non molto dotato.
Il catino absidale contiene un ciclo d’affreschi medievali datati 1181 o 1281, in base all’interpretazione che è data dell’iscrizione dipinta che corre alla base della calotta absidale, l’analisi stilistica rende più probabile la data più antica.
Nella calotta absidale è rappresentato Cristo benedicente all’interno di una mandorla (Pantocratore), attorniato da quattro angeli in volo: nella mano sinistra tiene un disco su cui è scritto EGO SO(L) LUS MUNDI.
Alla base della calotta si legge la scritta M.C.L.XXXI + DNUPETRU SEXTUNQ. PREPOSITUR… HOC HOPUS.
Nel registro superiore del tamburo sono rappresentati i Dodici apostoli, con la scritta del nome, divisi in due gruppi di sei, con al centro la rappresentazione dell’Annunciazione, con l’arcangelo Gabriele e la Vergine Maria, rispettivamente alla sinistra e alla destra della finestra.
Nel registro mediano iniziano le scene relative all’infanzia di Cristo: la prima scena a sinistra mostra la Visitazione della Vergine Maria a Sant’Elisabetta; segue la Natività di Gesù, con il Bambino doppiamente rappresentato.
Al centro della parete e immediatamente sotto la finestrella, è rappresentata l’Adorazione dei re Magi, con la Madonna seduta in trono e il Bambino Gesù in braccio: le figure dei Magi sono completamente scomparse e rimane solo una parte del cavallo riccamente agghindato.
Segue la scena della Fuga in Egitto, con la Madonna seduta sul somaro insieme al Bambino e San Giuseppe li guida, tenendo sulle spalle un bastone con appeso un fagotto e un barilotto, e indossa il pileus cornutus, il berretto a punta utilizzato nel XIII secolo come elemento distintivo per gli ebrei.
Nell’ultima scena del secondo registro è raffigurata la Strage degli innocenti.
Sul registro inferiore sono rappresentate le scene relative alla Passione di Cristo: la prima raffigura il Bacio di Giuda e la cattura di Cristo operata da una moltitudine di soldati vestiti con l’armatura; segue Cristo davanti a Pilato, portato da un soldato; la Flagellazione di Cristo, con ai lati due soldati forniti di scudiscio e bastone; al centro della registro è la Crocifissione, in parte scomparsa, ma si riesce ancora ad ammirare la figura di Longino a sinistra con la lancia e la figura dell’altro soldato con il secchiello dell’aceto.
Segue la Richiesta del corpo di Cristo a Pilato da parte della Madonna e di San Pietro; poi la Deposizione nel sepolcro, chiudono il ciclo le Pie Donne al Sepolcro.
L’abside di destra mostra mediocri dipinti tardo cinquecenteschi: sul tamburo due santi benedicenti, forse Sant’Antonio da Padova e San Benedetto da Norcia, tra i due il Committente genuflesso.
Sopra è raffigurato San Benedetto in trono, alle sue spalle due angeli sorreggono un drappo decorato.
Innanzi ad essa è una statua in legno dipinto raffigurante la Madonna col Bambino, può essere ricollegata alla scuola di Spoleto e cronologicamente datata agli inizi del XIV secolo.
Attraverso la porta in fondo alla navata destra si accede ad un ambiente che custodisce, tra le altre cose, un’antica e preziosa croce lignea a doppia traversa rivestita in lamina dorata filigranata e decorata con gemme di diverse fogge, dimensioni e colori.
Nel corpo della croce è inserito un frammento ligneo anch’esso cruciforme venerato come reliquia della croce Vera Croce di Gesù Cristo.
La stauroteca di Ronzano è di incerta datazione ma per gusto e impiego delle gemme può essere databile tra l’XI e il XIII secolo.
La tradizione locale vuole che sia stata rinvenuta in un campo adiacente all’abbazia durante l’aratura, pare che i buoi che trainavano l’aratro si siano inginocchiati nel bel mezzo del lavoro nonostante le frustate del loro conducente, il contadino decise così di scavare dinanzi ai buoi dove rinvenne la custodia contenente la croce bizantina.
Dal vano, tramite una ripida scala, si può accedere agli ambienti ricavati tra le absidi e la parete esterna.
La parete presbiteriale destra ospita scene dell’antico testamento, da leggere da sinistra a destra e dall’alto in basso.
Al registro superiore la Creazione del mondo, ove invece di Dio Padre è insolitamente raffigurato nelle vesti di Creatore il Figlio, riconoscibile dalle stimmate; segue la Cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso terrestre.
Al secondo registro dall’alto Adamo lavora la terra, osservato da Eva.
Seguono, di altra mano, l’Annunciazione a Sant’Anna e l’Annunciazione a San Gioacchino tra i pastori.
Al registro inferiore la Presentazione della Vergine al Tempio, scena con ampie lacune, poi lo Sposalizio di Maria, chiude il ciclo la Presentazione di Gesù al Tempio.
Sul secondo pilastro di destra si scorge un’enigmatica testa affrescata, forse parte di un ciclo ormai perduto.
Lungo la parete destra è conservato un affresco staccato, raffigurante la Madonna col Bambino, opera di un anonimo del XV secolo.
All’esterno della chiesa, in un piccolo edificio in pietra, anch’esso di antiche origini, sono allestiti una serie di interessanti ed esaurienti pannelli esplicativi.
 

Fonti documentative

V. Pace – Su Santa Maria di Ronzano: Problemi e proposte – in Commentari, anno XX Ottobre-Dicembre 1969 Fascicolo IV, Roma 1969
Cartellonistica in loco

https://www.valledelleabbazie.it/project/santa-maria-di-ronzano/

http://turismo.provincia.teramo.it/arte-e-cultura/chiese/lista_chiese?filter_name=getStile&group_name=getEpoca&getStile=romanico

http://www.medioevo.org/artemedievale/pages/abruzzo/ronzano.html

 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

Mappa

Link coordinate: 42.556094 13.714089

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