Eremo “Le Celle” – Cortona (AR)

Un Eremo nel territorio di Cortona fondato da San Francesco nel 1211, facile da trovare e bello da vedere; come tutti gli eremi francescani immerso nella natura ed invitante alla meditazione.

 

Cenni Storici

Il nome “Le Celle” è anteriore alla venuta di S. Francesco ed era forse dovuto alla presenza dl piccole costruzioni ricavate tra le rocce, costituite da capanne di contadini e pastori e di preferenza mulini, dislocati fino ad epoca recente lungo il corso del torrente per sfruttarne l’impeto delle acque.
Il luogo doveva apparire remoto e selvaggio al Santo, come del resto appare ancora oggi sia a monte che a valle della struttura conventuale.
Molto più a monte era presente una chiesetta dedicata all’Arcangelo San Michele probabilmente edificata durante l’invasione longobarda in Italia, chiesa presente tutt’oggi, ma trasformata in civile abitazione e finalizzata all’ospitalità, sempre di proprietà del Convento.
L’Eremo “Le Celle” è il primo convento costruito da San Francesco di Assisi (1211) ed è stato da lui abitato anche dopo aver ricevuto le stimmate, ed è qui probabilmente che detterà nel maggio del 1226, pochi mesi prima di morire, il suo “Testamento“, uno dei suoi scritti più preziosi dove ripercorre in sintesi tutta la sua esperienza spirituale.
San Francesco arrivò a Cortona nel 1211 accompagnato da frate Silvestro e sul posto conobbe il giovane Guido Vagnotelli, come ricordano i Fioretti, che, con estrema cortesia riceve Francesco in casa sua e per le preghiere di Francesco, viene ricompensato col dono della vocazione religiosa.
Fu lo stesso Guido che, unitosi a lui, gli offrì il luogo che fu molto gradito poiché era isolato in mezzo al bosco, vicino a un corso d’acqua con una natura attorno stupenda e favorisce il suo desiderio di silenzio e di contemplazione; il magnifico panorama che può ammirare da qui il Santo è un ottimo invito per lodare il suo Signore.
Il suo messaggio conquisterà Cortona tanto che qui nascerà nel 1247 Margherita da Cortona, la “Terza perla del francescanesimo“, la grande penitente che seguirà in modo eroico le orme di Francesco d’Assisi.
Fu qui nella località chiamata sin da allora con il toponimo “Celle“, alle falde del monte S. Egidio che S. Francesco, frate Elia, il B. Guido, il B. Vito dei Viti ed altri seguaci del santo costruirono le prime nove celle.
L’ultima visita alle Celle di Francesco avvenne quattro mesi prima della morte, nel Maggio del 1226, proveniva da Siena, dove Frate Elia, che allora guidava l’Ordine, l’aveva mandato per curarsi da una grave malattia agli occhi.
Non ne ebbe giovamento, anzi la malattia peggiorò sensibilmente. Frate Elia corse in soccorso di Francesco per condurlo nuovamente ad Assisi, ma a causa della estrema malattia del santo, giunti nella pianura di Terontola, fecero tappa alle Celle per trovarvi riposo.
Francesco morirà ad Assisi il 3 Ottobre successivo.
Frate Elia, dopo la morte di Francesco, si ritirò a Cortona nel 1239 e, terminato il progetto della chiesa di San Francesco ad Assisi, per mandato del Papa Gregorio IX, che aveva santificato Francesco un anno e mezzo dopo la morte, preparando una tomba solenne arricchita dalle due basiliche sovrastanti, apportò all’eremo notevoli restauri e ne assicurò la proprietà alla stessa comunità francescana.
Spezzò le pietre delle grotte, ne ricavò un piccolo oratorio, antico dormitorio dei frati.
Dietro vi lasciò la celletta abitata da San Francesco, tirò su rozzi ma solidi muri e in alto costruì otto camerette, dove entra un letto, un asse a muro per tavolino e una sedia.
Era questo l’ideale di eremo descritto e voluto da San Francesco stesso, come espressione contemplativa del suo ordine.
Il luogo è ricco di storia e di spiritualità e fra i personaggi illustri che vi hanno dimorato si ricordano S. Antonio da Padova, S. Bonaventura, S. Lorenzo da Brindisi, il B. Guido da Cortona.
Dopo la morte a Cortona di Frate Elia nel 1253 e le complesse vicende dell’Ordine Francescano, nell’eremo si instaurò una comunità di “Spirituali” o “Fraticelli” che furono cacciati con decreto del Vescovo di Arezzo nel 1318 con conseguente decadimento materiale e spirituale di questa isola dello spinto, declassata a dependance di una parrocchia della città.
Da questa data si apre un lungo periodo di quasi tre secoli, fatto prima di dimenticanza e di silenzio, poi dl dissapori e controversie e infine di decadenza e di abbandono.
Non è alieno da questo fatto l’indirizzo ormai consolidato nell’Ordine francescano di grandiosi insediamenti nel cuore delle città (conventualismo) con decadimento dello spirito eremitico che aveva caratterizzato le origini.
Passano cosi due secoli di abbandono e di oblio finché nel 1537 questo eremo fu ceduto dal Vescovo di Cortona Leonardo Bonafede all’ordine dei frati Cappuccini, nati da poco come terzo ordine della famiglia francescana.
Dal 1537 quindi è abitato dai frati francescani Cappuccini che lo hanno scelto, fino ad oggi, come luogo di noviziato per i giovani desiderosi di seguire le orme di San Francesco.
A distanza di pochi anni dall’apertura del noviziato (1594-96), era qui novizio Antonio Barberini, fratello del futuro Papa Urbano VII, famiglia che, nelle cronache storiche romane…. e non, è tristemente ricordata come quella che fece razzia della città di Roma tanto che vigeva il detto “Quod non fecerunt barberi fecerunt Barberini” ( Quello che non fecero i Barbari –a Roma- lo fecero i Barberini).
Qui alle Celle, questa nobile famiglia lasciò un degno tangibile ricordo della sua presenza con la costruzione del ponte di mezzo chiamato anche oggi “Ponte Barberini“.
Dopo il 1775 il Noviziato delle Celle fu chiuso per ordine della autorità granducale e aveva inizio un’epoca di decadenza per gli Ordini religiosi.
Successivamente nel 1807 il Convento viene chiuso per ordine del governo napoleonico e quattro anni dopo messo in vendita.
I Cappuccini poterono tornarvi nel 1814 per essere di nuovo cacciati nel 1866 dal governo Italiano e tornare di nuovo riscattandolo, nel 1871.
Il 30 Settembre 1927 il Ministro della Pubblica Istruzione ha dichiarato il convento e il bosco dei lecci Monumento nazionale.
Attualmente il luogo è abitato da una fraternità di 6 frati che continuano nel tempo l’esperienza di preghiera ereditata da San Francesco.
 

Aspetto e descrizione costruttiva

Il complesso, costruito a cavallo di una stretta valle, è molto suggestivo per l’amenità e la spiritualità del luogo.
Le abitazioni dei frati e i locali conventuali sono disposti “a gradoni” su entrambi i versanti della valle.
Frate Elia che si accollò l’onere di adattare strutturalmente il convento prese come punto di riferimento la primitiva cella ricovero di San Francesco e distribuì gli altri edifici a “Ventaglio” come poi si sono ampliati nei secoli con le modifiche successive, ma il nucleo originale è rappresentato dalla Cella e dal locale rettangolare antistante, ora adibito ad oratorio, ma in origine sicuramente era uno spazio comunitario forse dormitorio per i suoi compagni.
Nel 1232 quindi frate Elia sostituisce in muratura le precedenti strutture, la cella di S. Francesco, la stanza-dormitorio, la cappella sovrastante, aggiungendo a questi due livelli già esistenti un terzo livello o piano, con cinque stanze rimaste ancora come praticamente erano all’origine, eccetto una, l’ultima cella a nord, che era probabilmente quella abitata dal Beato Guido, che essendo stata per questo motivo, adibita a cappellina per molti anni, nel 1885 fu dimezzata per far posto all’attuale biblioteca.
Sicuramente una chiesetta era presente nell’architettura di Frate Elia nel locale del Coro che ora è dietro la chiesa attuale; chiesetta ampliata dalla Comunità tra il 1314 (anno in cui il Consiglio Generale di Cortona elargisce una somma a questo scopo) e il 1318, anno dell’espulsione dei frati da questo luogo.
Questo nucleo originale ha subito nei secoli varie trasformazioni e vari ampliamenti soprattutto con l’arrivo dei Cappuccini i quali bisognosi di spazi ed essendo stretti tra fosso e monte prolungarono lungo il fosso l’originaria struttura edificata da frate Elia.
Lo stacco architettonico è evidente analizzando i materiali utilizzati, infatti Elia usava solo pietre locali mentre i Cappuccini non avevano scrupolo e mescolavano le pietre con mattoni, per di più la parte aggiunta lungo il torrente non è in asse con il corpo originario poiché ciò comportava un impegnativo sbancamento.
Altre aggiunte strutturali furono eseguite a monte del fosso per recuperare altri spazi ed inoltre venne costruita la nuova chiesa.
Tra il 1594 e il 1956 ai tempi del noviziato di Antonio Barberini fratello di Papa Urbano VII venne edificato il ponte di mezzo tutt’ora chiamato “Ponte Barberini” per distinguerlo da quello più a valle denominato “del Granduca” fatto edificare dal Granduca di Toscana in due settimane per sostituire il precedente che era crollato.
Nel 1622 accadeva poi un fatto che portava ad un altro notevole cambiamento della configurazione ambientale delle Celle, questa volta però non sul lato destro del torrente, ma dal lato opposto, quello verso la città.
La morte, in rapida successione di cinque frati, il rimettersi prontamente in salute di altri, appena allontanati da questo luogo, per ricadere di nuovo ammalati appena vi facevano ritorno, fecero concludere a torto o a ragione, che la causa fosse la vegetazione boscosa troppo fitta di faccia al Convento.
Tagliato il bosco le cose tornarono alla normalità, ma la larga incisione del verde che fino allora copriva tutto il pendio costringeva ad una sistemazione del luogo scosceso a base di muri, terrapieni, scale e strade come si vede ancora oggi.
Nel 1624 emergono nuove esigenze, che non saranno poi le ultime, e si riprende il discorso di un ulteriore allargamento dei fabbricali, fra cui la costruzione della Sacrestia.
Ma e proprio questa proliferazione dl strutture murarie che fa delle Celle un agglomerato così disorganico e bizzarro pur nella sua sostanziale unità e fedeltà ad uno stile di rude e simpatica semplicità.
Nel 1651 la nobile famiglia cortonese dei Baldelli – Venuti nella persona di Margherita Venuti detta “la Papessa“, provvedeva alla costruzione della Cappella di San Felice da Cantalice che si trova a destra della facciata della Chiesa, facendo eseguire anche la pregevole pala di altare, precedentemente attribuita a Carlo Dolci, più recentemente a Simone Pignoni, raffigurante il Santo Titolare, nell’atto di ricevere dalle mani della Vergine il Bambino Gesù.
Tra il 1728 e il 1775 venne eseguita la sopraelevazione della vecchia Foresteria e si realizzò l’edificio più alto che oggi vediamo a destra del ponte di mezzo (Barberini).
La vicissitudine dei ponti di attraversamento del torrente hanno sempre avuto esiti travagliati, soprattutto per l’attraversamento a monte, ottenuto sempre in modo precario; l’ultimo fu costruito nel 1890 e portato via dalla piena pochi anni dopo (1896).
A distanza ai pochi mesi ne veniva costruito un altro in longarine di ferro e tavole di legno, abbastanza solido che stonava sia con l’ambiente sia con gli altri ponti già costruiti.
Cosi. anche per l’usura che si faceva sentire a distanza di 80 anni dalla sua costruzione, nel 1979, veniva sostituito da un’arcata in pietra in perfetta armonia col luogo.
 
 
 

La Chiesa

A navata unica, è dedicata a Sant’Antonio da Padova non presenta decorazioni ed è spoglia, come nello stile umile e semplice delle chiese cappuccine, tranne che nella parete d’altare dove nel 1694 Giovanni Marracci realizzò la pala a lui commissionata da un nobile lucchese passato di qui per un anno di noviziato.
La pala è stata restaurata nel 1993.
Nel 1695 per dare degna esposizione di questa opera, fra Remigio da Firenze eseguiva in legno l’architettura dell’altare.
Entrando, sulla parete sinistra c’è una nicchia con la statua di Sant’Antonio da Padova che porta nelle braccia Gesù bambino, nella parete destra, dopo una piccola cappellina, in un’altra nicchia c’è la statua di San Francesco.
Dietro la parete d’altare c’è il Coro e a fianco a destra la Sacrestia.
Da notare che tutta l’area della chiesa è interessata da un movimento di scivolamento verso i torrente, senza far compromettere per ora la stabilità delle strutture, la riprova di questo movimento si nota nell’inclinazione evidente della colonna del loggiato antistante la chiesa.
Numerosi sono stati gli interventi che hanno cercato di frenare lo scivolamento dovuto alla presenza di rocce sottostanti disposte a “Franapoggio
Nel settembre del 1988 sono stati eseguiti dei lavori consistenti in drenaggi, palafitte, micro-pali, perforazioni ed armature che sembra abbiano dato soddisfacenti risultati.
 
 
 

Cappellina della SS. Trinità

Si tratta di una stanza precedentemente adibita a deposito sopra l’Oratorio antico trasformata in cappellina nel 1988 a causa dei lavori della chiesa e tale è rimasta fino ad oggi ed è ad uso dei pellegrini che vogliono trovare momenti di intimo raccoglimento.
Alla parete è affrescata una Trinità, da ciò il nome.
 
 
 

Ponte del Granduca

Come abbiamo avuto occasione di accennare, nel 1728, in sostituzione di un vecchio ponte, forse inagibile o crollato viene costruito, nel giro di due settimane, il ponte del Granduca, cosi chiamato anche oggi, perché costruito su approvazione del Granduca di Toscana dietro finanziamento del Comune di Cortona, e sempre dal comune di Cortona recentemente restaurato nel 1995.
 
 
 

Oratorio di San Franceschino

Da non confondere con il primitivo oratorio all’interno dell’Eremo, questo è situato a fianco il cancello di ingresso del santuario, fu assegnata ai Cappuccini nel 1785 ed era già sede della Compagnia di San Francesco.
E’ a navata unica e all’interno conserva alle pareti delle tele di recente fattura raffiguranti la vita di San Francesco.
 
 
 

Cappella Bentivoglio

La Cappella a metà strada tra Le Celle e l’arteria principale che porta a Cortona, fu fatta costruire nel 1663 da un Conte Bentivoglio divenuto novizio Cappuccino.
Inserita nella cappella con tetto a capanna e travature lignee a vista, nella nicchia aperta sul muro di fondo al di sopra di una piccola mensa è presente una maiolica policroma, targa centinata a bassorilievo raffigurante la Madonna dei Sette Dolori, sec. XIX (seconda meta’).
Restaurata dal Seminario Vescovile di Cortona 1999.
 

Informazioni

Il Convento può ospitare all’interno giovani in ricerca vocazionale con l’impegno di partecipare a tutta la vita della fraternità.
Accanto al convento sono disponibili due “Casette” di complessivi 40 posti per gruppi autogestiti, inoltre la fraternità de “Le Celle” offre a sacerdoti e religiosi l’opportunità di passare un periodo in preghiera solitaria (Da una settimana ad un mese) in un piccolo eremo, denominato S. Michele, situato sulla cima pianeggiante del rilievo boscoso che sovrasta il Convento.
 

Nota

Un sentito ringraziamento va a Padre Giuliano che con infinita pazienza e cortesia mi ha permesso una visita nella parte conventuale interdetta al pubblico, da me documentata ma che non pubblico per rispetto della loro volontà.
 

Fonti documentative

T. Ricci – Le Celle di Cortona; Storia e Spiritualità – 2009

http://www.cortonaguide.com/

http://www.diocesiarezzo.it/

https://it.wikipedia.org/

 

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