Grotta Bella – Santa Restituta di Avigliano Umbro (TR)

Per la visita chiedere presso il punto informativo della Foresta Fossile di Dunarobba.

 

IL TERRITORIO A EST DEI MONTI AMERINI IN EPOCA PROTOSTORICA

Sulle pendici settentrionali del monte L’Aiola, della catena degli Amerini, in un contesto boschivo molto suggestivo, a 2 km a sud-est del paese di S. Restituta, si apre la Grotta Bella, cavità carsica facilmente accessibile.
Sito di notevole importanza geologica ed archeologica, si presenta come cavità con un ampio ingresso (10×8) preceduto da un piccolo pianerottolo poco incassato rispetto alla superficie topografica cui si accede per mezzo di alcuni gradini; dal pianerottolo si scende alla prima sala semicircolare del diametro di 40 m circa.
Fino a poco tempo fa il pavimento era completamente detritico, ma pianeggiante nella parte centrale.
Di recente il pavimento è divenuto ciottoloso e irregolare per i diversi scavi fatti.
Da qui la grotta si divide in due rami, che arrivano fino a 50 m di profondità: uno sulla sinistra terminante dopo poche decine di metri e con il fondo ghiaioso, l’altro, sulla destra, che porta ad un vasto labirinto di corridoi, sale, pozzetti, strettoie, formato da un complesso sistema di fratture e crolli; questo secondo ramo presenta un pavimento coperto di ghiaia, mentre in una delle salette più interne vi è un abbondante deposito di guano, dovuto alla numerosa colonia di pipistrelli e insetti vari che vi albergano.
La grotta si apre in una zona interessata da consistenti fenomeni carsici che ne hanno determinato la formazione, fra i quali: stalattiti, stalagmiti, colonne (unione tra stalattiti e stalagmiti) e capelli d’angelo (stalattiti sottilissime e fragili).
A livello geologico l’ambiente è caratterizzato da calcare di scogliera, mal stratificato, formatosi nel corso del Giurassico Inferiore, all’interno di un ambiente marino poco profondo.
Fu segnalata per la prima volta dal Lotti (1902) in una pubblicazione che comprendeva le prime osservazioni sulla costituzione geologica dei monti d’Amelia. Successivamente durante gli anni ’50 e ’60 la grotta divenne luogo di scavi abusivi.
Dal 1970 al 1973, durante le stagioni estive, vennero effettuate quattro campagne di scavo sotto la direzione del Dott. G. Guerreschi della cattedra di paleontologia umana e paletnologia dell’università di Milano, in collaborazione con la Soprintendenza archeologica dell’Umbria, che fornì personale, attrezzature e materiale di cantiere.
L’importanza del sito a livello archeologico è dovuta al rinvenimento di manufatti, che si dispongono su un arco temporale particolarmente ampio, denotando una lunga frequentazione umana che dal Neolitico Inferiore (5600 a.C.) giunge fino ad Età Imperiale. Il luogo, utilizzato con finalità cultuali in età storica, acquisì particolare importanza divenendo, insieme ad altri santuari dell’area (quali la vicina Santa Maria in Canale), un polo di attrazione e di organizzazione per le genti umbre.
Una frequentazione stabile della Grotta si ritrova a partire dal VI-V millennio a.C.
A questo periodo si riconduce la comparsa di manufatti in argilla figulina dipinta (ceramica tricromica), nuova tendenza culturale diffusa in buona parte dell’Italia centro-meridionale.
Interrotta da un periodo di abbandono nel III millennio, questa fase termina con l’età del Bronzo Finale (1200-900 a.C.).
Il luogo assunse anche finalità sepolcrali documentate da materiali ceramici con dipinti simbolici e da resti umani. Solo a partire da Età Storica (VI sec. a.C.) e fino al I sec. a.C. il sito sembra assumere una connotazione religiosa testimoniata dalle offerte votive ritrovate (bronzetti a figura umana, ex voto anatomici, un modellino fittile di edificio templare etrusco-italico) individuate negli strati superiori.
La frequentazione in Età Repubblicana si caratterizza per la ceramica a vernice nera e le monete.
All’inizio dell’Età Imperiale, quando, cominciarono a cambiare le modalità aggregative nell’area, il sito venne occupato in forme sempre più sporadiche, come denotano rari frammenti di ceramica sigillata e monete, che giungono fino al IV-V sec. d.C.
I materiali del periodo preistorico sono stati suddivisi in:
• Industria litica, su osso, corno e conchiglia, fittile e metallo
• Elementi minerari vari
• Reperti umani e faunistici
• Carboni di legno
Presso il Museo Archeologico di Perugia è possibile ammirare i ritrovamenti di bronzetti e statuette, con le quali la gente si recava nella grotta, lasciandoli come ex-voto a Marte, Dio della guerra e ad altre divinità che proteggevano l’allevamento, l’agricoltura e anche le persone in guerra o ammalate.
Grazie allo scavo della terza trincea sono state portate alla luce monete di epoca romana.
Con i resti di ceramiche, ritrovate durante gli scavi, sono stati ricostruiti vasi bellissimi e di straordinario valore.
La Soprintendenza ai Beni Archeologici dell’Umbria e gli studiosi di paleontologia e paletnologia ritengono il sito di grande interesse storico.
Oggi la grotta è protetta con un cancello di ingresso, dotata di sicuri camminamenti all’interno, visitabile con l’autorizzazione del Comune.
 

Fonti documentative

Cartellonistica sul posto
Calendario 2008- Il territorio ad Est dei Monti Amerini : Castel dell’Aquila, Collicello, Frattuccia Sambucetole- A cura del Circolo Culturale “ Don Vincenzo Luchetti Castel dell’Aquila (TR)
 

Da vedere nella zona

Castello di Santa Resituta
Chiesa di San Michele – Santa Restituta
Castello di Frattuccia
 

Mappa

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