La Romita – Bagni di Nocera Umbra (PG)


 

La Romita è stata l’ultima tappa di San Francesco a Nocera, dove morente fu riportato nella sua Assisi da un gruppo di Cavalieri. Oggi tale gesto tutti gli anni è rievocato nella ” Cavalcata di Satriano “.

 

Cenni Storici

La Romita, dove leggenda e storia vogliono che Francesco si sia recato ammalato per giovarsi delle cure delle acque e delle terre di Nocera Umbra presenti in località Bagni. Lì Francesco morente nell’estate del 1226 fu prelevato dai Cavalieri di Satriano e riportato ad Assisi.
La struttura monastica fu edificata nell’ultimo ventennio del sec. XV dai frati minori, quando essi, con molte elargizioni dei devoti nocerini di S. Francesco, trasformarono un preesistente romitorio alle dipendenze del Monastero benedettino di Santa Croce della Ficarella.
Come tutti i monasteri anche quest’ultimo aveva un Romitorio dedicato a san Giovanni Battista, Patrono delle acque, dove i monaci benedettini si ritiravano per qualche tempo a pregare e fare penitenza in modo solitario.
Era una consuetudine, quindi, avere, oltre il monastero, un Romitorio; questo posto, vicino alla sorgente “Angelica” a Nocera, ancora viene chiamato “La Romita“.
Pure un altro monastero benedettino, dedicato a san Pietro, nei pressi dell’antica Andolina, di cui sono state ritrovate le fondamenta sulla grande curva della strada che porta in cima al Monte Pennino, aveva il suo romitaggio sul monte Acuto, vicino alla località detta “Lu Connuttu“, scoperto in una grotta che conservava segni di qualche presenza umana di preghiera.
La Legenda Perugina, quando san Francesco nel 1226, già molto malato e pure sofferente per il caldo della pianura assisana dove era la Porziuncola, afferma che “.. di qui si recò poi nel luogo di Bagnara, sopra la città di Nocera per dimorarvi. Colà era stata appena costruita una casa per i frati e il Santo vi abitò molti giorni“.
L’espressione “luogo francescano” si riferiva a un convento che doveva essere collegato con il convento già fondato alle porte di Nocera ed è “La Romita“.
Sorge la domanda come questa era divenuta da “ luogo Benedettino “ un ” Luogo Francescano “.
L’ipotesi molto probabile è un fatto storico: la nomina a vescovo di Nocera di Rinaldo dei Conti di Postignano, monaco di Fonte Avellana, avvenuta quasi sicuramente nell’anno 1210 come ausiliare del vescovo Ugo (1197-213); a questo subentrò, dal 1213 alla morte, nel 1217, “Il Vescovo Monaco“, come ha titolato il Sigismondi l’ultima biografia del santo di Nocera, la più precisa cronologicamente e la più significativa per la vita di contemplazione e la carità e la dedizione verso i suoi fedeli, specialmente più miserevoli del tempo; esemplare è stata l’accoglienza nella sua casa di un orfano abbandonato da tutti cui san Rinaldo ha fatto da padre.
I documenti francescani locali ricordano rapporti di amicizia tra san Francesco e San Rinaldo, perché li univa Io stesso anelito di rinnovamento della Chiesa e la presenza del vescovo di Nocera alla promulgazione dell’ “Indulgenza” alla Porziuncola, nel 1216, ne indica l’affetto.
E’ conseguenza logica allora pensare i buoni auspici di San Rinaldo perché la sua Congregazione degli Avellaniti accogliesse i Francescani alla Romita, dove San Francesco trascorse l’estate del 1226.
I frati vi restarono fino al 1870 dopodiché fu abbandonata.
Le ragioni di questo lento abbandono iniziano nel 1860 quando in forza di un Decreto del Pepoli, Commissario straordinario per l’Umbria, sono demaniali tutti i beni mobili e immobili religiosi, ad eccezione delle Chiese e dei beni mobili indispensabili a fini di culto.
I conventi demaniati, tra cui anche la Romita, vengono tolti alla Chiesa e sona devoluti al Comune.
La Romita costituisce un bene immobile costituito dal Canvento e della Chiesa, in cui sono conservati beni mobili e anche sacri. Successivamente la Romita fu venduta a privati che non ne ebbero cura e la ridussero allo stato attuale.
Il Romitorio che poteva contenere fino a 15 frati cominciò a crollare e qualcuno su una parete della porta scrisse queste parole: “ Questo santuario sarà eterno rimorso di chi lo tolze dalla pubblica venerazione. Iddio paga tutti P.G.
Dopo più di mezzo secolo lo sdegno del chiosatore, devoto a suo modo, non ha perso nulla della sua aspra attualità.
Fino al 1939 la struttura era ancora ben visibile con i muri perimetrali ancora eretti anche se recava all’interno indubbie e gravi tracce di abbandono e crolli.
 

Affresco perduto del XVI secolo

Con la rovina della chiesa della Romita è andato perduto anche un notevole affresco della metà del 1554, visibile fino a qualche decennio fa sulla parete destra entrando dalla porta.
Ecco come nel 1910 descrive questo affresco della Romita ( visibile fino al 1937 ) il P.Cavanna: ” nel mezzo è rappresenta la Vergine col figluolo in grembo, a destre S. Antonio da Padova, a sinistra S. Bernardino da Siena e, in alto, in una mezza luna, S. Francesco, che riceve le stimmate. In fondo al quadro si legge: Camillus Angeletti et Castro Mevali Pinsit 1554 “.
La trascrizione della firma del pittore però è evidentemente scorretta. Essa andava letta così: “ Camillus Angeiitius De Castro Mevali Pinsit 1554 ”.
 

La Romita oggi

Dopo anni di incuria il sito è stato acquistato nel 2008 dalla Comunità Montana e l’area è stata bonificata dai rovi e dalle erbe infestanti che da anni nascondevano i resti della chiesina e del romitorio che ospitò il Santo.
E’ ancora visibile l’abside della cappellina e parte del perimetro delle mura che sostenevano la copertura.
La Comunità Montana, da sempre partner della Cavalcata di Satriano, che inizia proprio da qui la rievocazione del trasporto di San Francesco ad Assisi, ha promosso la stipula di un accordo con le istituzioni e le associazioni interessate al fine di reperire ogni energia culturale, umana e finanziaria in grado di approntare un programma di recupero che sulla base di uno studio approfondito possa far rivivere a poco a poco la Romita di Nocera.
 

Fonti documentative

http://www.montimartaniseranosubasio.it/

http://issuu.com/pro-loco-nocera-umbra/

Parte di un articolo di Don Angelo Menichelli allegato a “ALFATENIA-Bollettino storico nocerino” -A. IX-n. 9, maggio 2015-distr. gratuita-suppl. “IL PAESE-Periodico di cultura” A.XIV n. 9-maggio 2015-Aut. Trib. Perugia n.22 del 4.8.2001- Proprietario e D.R. Mario Centini -riprodotto in proprio -Perugia via Martiri dei lager 84-Posta elettronica: alfatenia@libero.it
 

Il dubbio

Non è ancora stato definito storicamente da dove sia partito l’ultimo viaggio di San Francesco dalla terra di Nocera, diversi sono i luoghi che si contendono l’evento, sia l’Eremo di Sant’Angelo di Bagnara “sive de Appennino” sia la Romita di Bagni di Nocera, di vero c’è che la ” Balia ” di Bagnara di Nocera era molto vasta e la presenza delle acque a cui fra Tommaso da Celano fa riferimento a cui San Francesco sarebbe ricorso per avere sollievo al suo insopportabile male a gli occhi, è presente in tutto il territorio Nocerino, basti pensare che si contano ben 60 sorgenti. La nota storica però che avvalora l’ultima presenza di San Francesco in questo Eremo è confermata dalla presenza sul territorio di acque e fanghi termali benefici per la salute noti ben prima dei romani, basti pensare che i fanghi terapeutici di Bagni di Nocera sono stati addirittura trovati in una ciotola di una tomba scoperta a Colfiorito, a testimonianza di quanto erano famose le loro proprietà terapeutiche fin dall’antichità, ed è a queste forse che San Francesco si è affidato come ultima speranza alle sue sofferenze. Tali proprietà sono state e sono tutt’ora sfruttate a livello terapeutico nelle terme di Bagni di Nocera.
Ed è per questo che da un’attenta analisi delle fonti si è supposto che San Francesco sia partito proprio da qui per il suo ultimo viaggio per la sua amata Assisi.
Ed è proprio da qui, che la famosa Cavalcata di Satriano parte nella storica rievocazione.
Nel dubbio però a noi piace pensare che ” La stilla ” terapeutica di San Michele che dava sollievo agli occhi di San Francesco sia stata quella della grotta di Sant’Angelo, cara ai Longobardi per cui fino ad una prova contro ogni ragionevole dubbio, lasciamo l’articolo dell’Eremo di Sant’Angelo così com’è, a voi la scelta.
 

Da vedere nella zona

Monastero di Santa Croce della Ficarella
Chiesa di San Giovenale a Casebasse di Nocera con le opere prelevate dal Monastero di Santa Croce
Maestà di Acciano
Chiesa di Santa Lucia di Aggi di Nocera Umbra
 

Mappa

Link alle coordinate

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>