Castello di Giano – Giano dell’Umbria (PG)

Luogo affascinante dal punto di vista panoramico, carico di storia e ideale per passeggiate in bici e per scoprire castelli.

 

Cenni Storici

Giano dell’Umbria, di origine romana, sorge in posizione panoramica sulle falde del Monte Martano, alla cui sommità (1094 m) sorgeva un tempio dedicato a Giano, del quale fino a pochi anni fa si poteva scorgere la grande base, finché non è stata inglobata in un complesso militare.
Probabilmente il nome Giano deriva appunto dal culto dell’omonima divinità.
Dell’epoca romana è testimone un ardito ponte, nei pressi di Bastardo, ma per pochi metri in comune di Gualdo Cattaneo, detto Ponte Romano o del Diavolo, sul quale passava l’antica Flaminia.
In territorio gianese tornarono alla luce anche alcuni resti romani, come il cippo che è attualmente collocato in Piazza Municipale e reca ancora visibile una dedica agli dei Lari.
Dopo il crollo dell’impero Romano e le invasioni barbariche, così come in altri luoghi la popolazione si trasferì gradualmente dalla pianura ai più sicuri colli, secondo qualche storico, il primo insediamento di Giano sarebbe stato saccheggiando le rovine dell’antica Martana.
Dopo le rovinose guerre gotiche, che portarono alla temporanea riconquista bizantina, entrò a far parte del Ducato Longobardo di Spoleto.
Il primo documento scritto che testimonia l’esistenza del luogo risale al tempo di Desiderio, re dei Longobardi: si tratta di un Placito (760) riguardante la definizione dei confini fra Spoleto e Todi in cui si legge “in loco qui nominatur Jane“; nella Passio di S. Felice del IX-X secolo, invece, è nominato Castricianum (Castrum Iani).
Nell’ultimo decennio del secolo XII nacque a Giano un illustre francescano, Giordano, ricevuto nell’Ordine dei Minori dallo stesso Francesco d’Assisi.
Giordano da Giano, così lo ricorda la storia, nel 1220 partì per le missioni di Germania, dove ricoprì vari incarichi.
Morì nel 1262 o poco dopo a Magdeburgo, dove fu sepolto.
È autore di una Chronica, che rappresenta una delle più antiche e più importanti fonti per la storia francescana.
Nel 1198 Corrado di Urslingen ultimo duca di Spoleto fu costretto a cedere il ducato di Spoleto alla Santa Sede, così Giano entrò a far parte del territorio di quella vasta regione che si estendeva dalle falde dei Monti Martani fino a Trevi, nominata nei documenti come Normannia.
Verso la fine del XII secolo passò nelle mani di una locale famiglia feudataria: i Nobili Signori di Giano che ne conservarono il dominio almeno fino ai primi anni del successivo secolo, sottomettendo anche i castelli di Castagnola e Montecchio.
Le vicende storiche della Comunità di Giano, per molti secoli risultano strettamente legate a quelle di Spoleto.
Nel 1247 fu incluso dal cardinale legato Capocci nel vasto territorio ceduto dalla Chiesa a Spoleto del quale facevano parte anche Castagnola, Montecchio e Macciano.
Prima era stato posseduto dai nobili signori che erano anche stati feudatari di Montecchio e Castagnola.
Verso l’anno 1250, si eresse a Comune rurale; nel 1274 nacquero delle contese per il possesso di Giano e Montecchio tra il rettore del Ducato di Spoleto, Guglielmo Visconti, e il Comune di Spoleto, il quale nel 1279, favorito dalla sottomissione del territorio alla Comunità gianese, vi consolidò nuovamente la propria giurisdizione.
Nel 1281 il Comune di Spoleto dovette però difendere ancora i suoi diritti sopra i detti castelli e su Castagnola, Macciano e Castel Ritaldi, contro le pretese del rettore del Ducato Giovanni De Moralis, ma riuscì a mantenervi il dominio.
In tale occasione gli uomini di Giano vennero a Spoleto a fare atto di sottomissione.
Comunque il dominio di Spoleto sul Castello di Giano fu sempre molto contrastato; nel 1361, per esempio, non figura tra i castelli del distretto spoletino, poi fu sottoposto agli Atti di Todi (1383), ai Trinci di Foligno fino al 1439, tornando poi sotto il dominio di Spoleto in forza di un breve pontificio del 24 giugno 1440.
Nel 1455 risulta in possesso di Matteo Fieschi, conte di Lavagna, poi ritorna a Spoleto fino al 1474, quando il cardinale legato Della Rovere toglie ancora una volta alla città di Spoleto i castelli, le ville ed ogni giurisdizione su di essi, solo nel 1478 la città ottenne che Giano, Montecchio e Castagnola tornassero sotto la sua protezione.
Non per molto, però, che nel 1489-90 risulta dominio di Maurizio Cibo, nel 1514 Leone X concesse la signoria di Giano allo spoletino Severio Minervio, ma i Gianesi non vollero riceverlo come loro signore e si riscattarono con il pagamento di una forte somma di denaro.
Cresciuta la potenza e la prosperità del comune spoletino, nella prima metà del XVI secolo molti luoghi si dettero spontaneamente a Spoleto, e tra questi anche Montecchio e Giano.
Alle rinnovate pretese dei Cibo gli spoletini opposero la concessione di Sisto IV del 1478 e la recente sottomissione dei Gianesi; il papa dispose però dispose che il Castello fosse restituito a suo nipote Lorenzo Cibo, analoga signoria fu concessa a Lorenzo Cibo, ma poiché questi non aveva potuto o voluto difendere il castello contro l’esercito della Lega nel 1527, grazie anche alle abili trattative degli spoletini Pompeo Spirito e Sempronio Amaranti, il Cibo, d’intesa col pontefice, cedette tutte le sue ragioni e i suoi diritti sul castello e sul distretto di Giano alla città di Spoleto.
Giano quindi nel 1530 tornò al Comune di Spoleto, che si fece giurare sottomissione e fedeltà dagli abitanti del luogo; tuttavia i Gianesi, nel 1532, si ribellarono apertamente contro lo stesso per riavere la perduta indipendenza: i fautori della rivolta, trasferiti in città, furono impiccati sulle finestre del palazzo comunale di Spoleto.
Il dominio di Spoleto durò fino al 1798, quando, con la prima Repubblica e il castello fu eretto a Libero comune con giurisdizione su Montecchio, Castagnola, Morcicchia, Moriano, Colle del Marchese e su alcuni villaggi del circondario quali Fabbri, Seggiano, Macciano, Santo Stefano, Rustichino, San Sabino, ecc.; tale grado fu poi confermato con la prima restaurazione pontificia e la successiva annessione all’Impero francese (1810-14).
Tornato il Papa-Re, con la Riforma amministrativa (Motu Proprio di Pio VII del 6 luglio 1816) Giano fu confermato Comune, ma con esclusione di Colle del Marchese.
Nel riparto territoriale del 1817 è unito alla residenza del governatore di Montefalco, e comprende come appodiati i castelli di Montecchio, Morcicchia, Castagnola e Moriano, e tale risulta ancora nel 1827.
Nel riparto successivo, quello del 1833 oltre agli appodiati sono citati anche i seguenti luoghi dipendenti da Giano: Collemezzo, Fabbri, Macciano, Rustichino, Seggiano, San Savino e Santo Stefano.
Nel 1858 Giano, compreso nella Provincia di Spoleto, dipendeva ancora dal governatore di Montefalco e i suoi appodiati si erano ridotti a Castagnola e Montecchio: a quella data contava 968 anime.
Dopo l’unità d’Italia entrò a far parte della Provincia dell’Umbria nel Circondario di Spoleto, Mandamento di Montefalco; nel 1861 Castagnola e Montecchio risultano ancora suoi appodiati.
Nel 1863 assunse l’attuale denominazione di Giano dell’Umbria.
Nel 1927 il Comune di Giano, unitamente ad altri limitrofi, fu aggregato a quello di Spoleto, ma nel 1930 riconquistò la sua indipendenza giurisdizionale.
 

Aspetto

Giano dell’Umbria è posto a m. 547 s.l.m., ai piedi dei Monti Martani, in bella posizione panoramica.
Il suo territorio comunale, quasi interamente collinoso e montuoso, è uno dei meno estesi della provincia di Perugia, avendo una superficie complessiva di poco più di 44 chilometri quadrati.
Il centro più pulsante di vita dell’intero territorio è Bastardo, in continua espansione edilizia ed economica. Solo alcuni decenni fa il Bastardo era costituito da un’unica costruzione lungo la vecchia Flaminia, “Osteria del Bastardo“, così detta perché proprietà di un figlio di N.N.
L’unico corso d’acqua di qualche importanza che interessi il territorio comunale gianese è il torrente Puglia, affluente di sinistra del Tevere.
Il Borgo medievale con le mura conservate mostra tracce di una cinta romana.
Munito di due cerchia di mura e relativo ampliamento verso nord, rispettivamente del XIII, XIV e XV secolo, con le rispettive porte di accesso (Spoleto, Superiore, Inferiore), il nucleo conserva ancora il tipico aspetto medievale.
Ubicati al vertice del rilievo su cui poggia l’insediamento sono i principali luoghi della vita amministrativa e religiosa: il Palazzo Pubblico, del XII-XIII secolo, con una raccolta di reperti romani e l’Archivio storico comunale, ordinato in maniera soddisfacente e contenente, fra l’altro, lo Statuto comunale del 1537, gli atti del podestà, i registri parrocchiali della popolazione, gli atti amministrativi del Comune, della Congregazione di Carità e dell’Ospedale; completamente rinnovato in epoca recente, conserva, murato sulla sinistra della porta di accesso, lo stemma del castello del XV secolo.
Fino a pochi anni or sono vi era murato anche lo stemma di Spoleto del XVII secolo, ora conservato nei locali dell’archivio del Comune.
Nella Piazza municipale si trovano gli ex oratori delle compagnie del Santissimo Sacramento e della Misericordia e l’antica cisterna della “publica aqua“.
Appena fuori dalle mura da non perdere la Chiesa di San Francesco.
A breve distanza, sempre al di fuori della cerchia muraria medievale, è la Chiesa di San Biagio, edificata nel 1680 da Felice Paolacci e dai suoi eredi, come è ricordato da una lapide in pietra murata sopra l’ingresso; all’interno è un unico altare sormontato da una tela settecentesca con l’immagine di San Biagio.
A pochi chilometri da Giano, si trova, in una stupenda posizione paesaggistica, l’Abbazia di San Felice.
 

Fonti documentative

FAUSTI LUIGI, I castelli e le ville dell’antico contado della città di Spoleto, Perugia, Editoriale Umbra, 1990
NESSI S.-CECCARONI S., Da Spoleto a Massa Martana, “Itinerari Spoletini” n.4, Spoleto, Panetto e Petrelli, 1978
SANSI A., Storia del Comune di Spoleto, Accademia Spoletina, Spoleto, 1876
Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Perugia – Monografie Comunali N° 11- Giano dell’Umbria, Gualdo Cattaneo, Paciano, Piegaro, Poggiodomo, Sellano, Valtopina – a cura di Francesco Santucci – Peugia 1976

http://www.giano.umbria.it/

http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=prodente&Chiave=43917

http://www.umbriaonline.com/gianodellumbria.phtml

http://www.visitgianoumbria.it/storia/foto-depoca/

 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

Da vedere nella zona

Chiesa di San Francesco
Abbazia di San Felice
Ponte del Diavolo – Cavallara di Gualdo Cattaneo – (PG)
Chiesa di Santa Maria delle Grazie
Chiesa di San Michele

Castagnola

Castello di Castagnola
Santuario della Madonna del Fosco

Montecchio

Castello di Montecchio
Chiesa di San Bartolomeo
Chiesa di San Rocco

Morcicchia

Castello di Morcicchia
Castello di Clarignano
 

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