Rocca Malatestiana e Museo Civico – Verucchio (RN)

Cenni Storici

Posto in posizione strategica fra il mare e la collina (alta circa 300 m s.l.m.) a 18 km da Rimini, Verucchio sorge nella vallata del Marecchia che domina da posizione rialzata. Il territorio comunale comprende anche un’exclave: la frazione di Pieve Corena, separata dal resto del comune dallo Stato di San Marino e distante 12 km da Verucchio.

L’origine di Verucchio risale a tempi molto antichi. Le campagne di scavo effettuate fra il 1893 e il 1894, poi negli anni settanta, e infine riprese nel 2005, hanno restituito oltre 600 sepolture databili tra il X e il VII secolo a.C. I ricchi corredi funerari, (monili, fibule, vestiario, vasellame, armi, finimenti per cavalli) e le complesse attività rituali, consentono di riconoscere nelle tombe una manifestazione della Civiltà villanoviana, (da alcuni studiosi attribuita agli Etruschi, da altri considerata una realtà talvolta distinta e legata a situazioni locali diverse e specifiche). Tramite i corredi funebri è stato possibile riconoscere alcuni tratti che caratterizzavano la vita dei gruppi aristocratici. Verucchio rappresentava durante l’età del ferro e fino all’età orientalizzante un punto centrale nel controllo delle rotte adriatiche che collegavano la Grecia e l’Oriente con l’Europa centrale e settentrionale, in particolar modo per i traffici commerciali legati all’ambra baltica. Inoltre il letto ampio del Marecchia offriva un attracco sicuro e adatto alle navi che risalivano il fiume, tanto che questo tratto venne chiamato il “piccolo mare”. Le testimonianze di quest’epoca sono state talmente abbondanti da aver permesso la creazione del Museo civico archeologico, che espone i reperti provenienti dalle necropoli limitrofe. Verucchio conobbe il tramonto della società Etrusca e fu presto influenzato da quella romana godendo della vicinanza con Rimini (Arimmna per gli Etruschi); quest’ultima godette di un notevole sviluppo sotto i romani (che la ribattezzarono Ariminum), data anche la sua posizione sulle vie consolari Flaminia ed Emilia. Il centro del paese si sviluppò ai piedi dello sperone su cui oggi sorge il centro abitato in quanto i Romani erano interessati a controllare le vie di comunicazione verso l’interno. Il nome del sito deriva dal latino “verrucula-verruculus” “piccola verruca” che ne indica la capacità di godere di una vista privilegiata sulla campagna circostante, su Rimini, data la posizione rialzata (330 s.l.m.). Nel periodo delle Invasioni barbariche, tutta la zona di Rimini passò prima sotto il controllo dei Goti poi di nuovo sotto il dominio bizantino dopo la “restaurazione” di Giustiniano rimanendo sotto il controllo dell’Impero Bizantino, assieme alle altre città (Esarcato e Pentapoli) che costituirono il primo nucleo della Romania (o terra di Roma) divenuta poi Romagna. Fu in quest’epoca che il centro abitato di Verucchio lentamente tornò a spostarsi in cima alla collina per ragioni difensive. Il paese nel 962 sarebbe stato donato dall’imperatore Ottone I ai duchi di Carpegna, una delle prime grandi casate che, insieme ai duchi del Montefeltro, riuscirono a stabilire un controllo stabile sul territorio di Rimini e delle vallate dell’entroterra. Il periodo di decadenza del territorio durò fino al XII secolo: nel 1114 Verucchio era già un castrum (ovvero un centro fortificato) e di quell’epoca sono le tracce dell’avvento della famiglia dei Malatesta, che diede nuovo impulso alla Romagna e quindi anche a Verucchio.

Medioevo ed Età Moderna

Con la dominazione della potente signoria, Verucchio diventa strategicamente interessante potendo da essa dominare e controllare la vallata del Marecchia e le pianure circostanti e quindi essere allo stesso tempo avamposto per l’avvistamento degli eserciti nemici e baluardo in caso di attacco. I Malatesta, in lotta con il Ducato di Urbino, ne fortificarono la rocca facendo divenire Verucchio un baluardo della potente famiglia riminese. Nel 1353 papa Innocenzo VI affidò al cardinale Egidio Albornoz la riconquista dei territori della Romagna che, a causa della lontananza del papato dall’Italia (sono gli anni della cosiddetta “Cattività Avignonese”), stavano sfuggendo al controllo della Chiesa. Nel 1355 il cardinale Albornoz sconfisse i Malatesta e riportò i loro domini sotto il controllo diretto della Chiesa. Anche Verucchio rientrò sotto il dominio pontificio, ma rimase sostanzialmente nella disponibilità della famiglia Malatesta, il cui rappresentante, Galeotto, venne nominato vicario della Santa Sede per le città di Rimini, Fano e Pesaro. Verucchio venne perduta dai Malatesta per due volte, prima a seguito della sconfitta di Carlo I Malatesta nella battaglia di Zagonara (1424) passando sotto la dominazione dei Visconti, poi definitivamente nel 1462 quando Sigismondo Pandolfo Malatesta (1431-1462) dopo un lungo assedio da parte di Federico da Montefeltro perse la rocca per tradimento. Verucchio conobbe un periodo di decadenza passando di mano in mano a diversi Signori: dopo la conquista della Romagna da parte di Cesare Borgia (1501 – 1503), la sua caduta e l’altrettanto breve domino dei Veneziani (nov. 1503 – mar. 1506), nel XVI sec. Verucchio ritornò allo Stato della Chiesa divenendo “mezzo per compensare economicamente e politicamente i servigi e i crediti di personaggi dell’entourage papale”. Nel 1516, Leone X (Giovanni de’ Medici) lo infeudò a Giovanni Maria Giudeo di Domenico Alemanno, ebreo convertito di origine tedesca, eccellente suonatore di liuto. Furono forse proprio queste sue doti di musicista ad attrargli i favori del Papa che prima di nominarlo governatore e conte di Verucchio, gli aveva anche conferito il nome e lo stemma dei Medici. Lo stesso Leone X con bolla del 21 marzo 1518 attribuì a Verucchio il titolo di città. A Giovanni Maria subentrò il figlio, Camillo, ma, alla morte di Leone X, il nuovo papa, Adriano VI, nel 1521, avocò alla Santa Sede il dominio diretto della città. Il suo successore, Clemente VII altro papa della casata dei Medici, nel 1525 rinfeudò Giovanni Maria, ma questi vendette il feudo ad un altro Medici: Zenobio. Questi pare che acquistasse il feudo grazie alla dote della moglie Ippolita Comnena, che gli subentrò alla sua morte, nel 1530, e lo trasmise, con il matrimonio avvenuto nel 1532, a Lionello Pio da Carpi. Il matrimonio si inseriva in una precisa politica dei Pio che, cacciati da Carpi, erano stati investiti dal Papa della titolarità di diversi centri della Romagna ed in quest’area stavano tentando di consolidare il loro potere. L’importanza e l’interesse della Comneno e dei Pio per Verucchio è dimostrato anche dalla corrispondenza tra questi e la Comunità di Verucchio. Da Lionello Pio, dopo la morte della moglie Ippolita, il paese passò a suo figlio terzogenito Alberto ma nel 1580, con la bolla di revisione dei titoli feudali di Gregorio XIII del 1º giugno, Verucchio, come altri feudi, rientrò nei domini diretti della Chiesa, sotto cui rimase, nella Legazione di Romagna (con capitale Ravenna) controllata da reggenti dello Stato pontificio. Per tutto il XVIII secolo il territorio di Verucchio è terra di passaggio di eserciti austriaci, spagnoli e napoletani, fino al 1797 quando con l’arrivo in Italia dell’esercito francese, Verucchio subì i rapidi rivolgimenti del periodo napoleonico. Il paese entrò a far parte della Repubblica Cispadana, e dopo il breve periodo (1799 – 1800) di occupazione austriaca e di governo della Cesarea Regia Reggenza, a seguito della pace di Lunèville (9 febbraio 1801), Verucchio (con gli altri territori della Legazione di Romagna) rientrò stabilmente nella Repubblica Cisalpina (Dipartimento del Rubicone), che nel 1802 prese il nome di Repubblica Italiana e nel 1805 si trasformò in Regno d’Italia. Con la caduta di Napoleone e la Restaurazione Verucchio, come il resto delle Legazioni e le cosiddette “Provincie di Seconda Recupera”, venne restituito allo Stato Pontificio solo a seguito dell’atto finale del Congresso di Vienna (giugno 1815) dopo un periodo di occupazione napoletana ed austriaca (1814-1815). Dopo essere insorto nel giugno 1859 contro lo Stato pontificio, nel marzo 1860 Verucchio, come il resto della Romagna, venne, ufficialmente annesso, a seguito dei plebisciti, al Regno di Sardegna, che l’anno seguente, 1861, si trasformerà in Regno d’Italia.

Dal Novecento a oggi
Nella Seconda guerra mondiale Verucchio subì il peso dell’occupazione e delle rappresaglie nazi-fasciste. L’episodio più grave fu l’eccidio dei “Nove martiri di Verucchio”, nove cittadini verucchiesi fucilati per rappresaglia da soldati tedeschi in ritirata il 21 settembre 1944. Durante i drammatici giorni del passaggio della Linea Gotica si assistette ad un durissimo scontro tra le forze Alleate e i Tedeschi in ritirata. Numerosi sfollati riminesi trovarono rifugio in paese e, soprattutto, nella frazione di Villa Verucchio. Il paese attualmente è diviso in due parti, al centro storico di antica costituzione e di grande interesse storico culturale, si aggiunge la frazione di Villa Verucchio, che oltre ad ospitare la maggior parte degli abitanti è centro dell’attività economico-industriale del paese.

Monumenti e luoghi d’interesse
La Chiesa Collegiata di San Martino è stata costruita nel 1863 su progetto degli architetti Antonio Tondini e Filippo Morolli. Di pregio le opere all’interno, tra le quali due Crocifissi di legno del XIV, XV secolo (il primo attribuito al Maestro di Verucchio), e una tela del pittore Francesco Nagli (1600 circa) raffigurante San Martino dona il mantello al povero.
Il Monastero di Santa Chiara
La Chiesa del Suffragio
La Pieve Romanica di Sant’Antonio è una delle costruzioni più antiche di Verucchio. Si pensa sia databile al 990 e si raggiunge prendendo la strada che dal Paese di Verucchio scende a valle fino alla frazione di Villa Verucchio.
Il Convento di San Francesco a Villa Verucchio, con al centro del chiostro un monumentale cipresso, la cui età è stimata attorno ai settecento anni, piantato secondo la tradizione da Francesco stesso.

Architetture civili e militari
La Rocca Malatestiana o “Rocca del Sasso” (data la sua posizione sullo sperone del monte che ospita l’abitato di Verucchio) è una delle più grandi e meglio conservate della Signoria. Costruita intorno al secolo XII, ha visto il sovrapporsi di successive e sempre più complesse opere di fortificazione ed ampliamento; è la parte più antica che desta maggior attenzione, il borgo medioevale ben conservato riporta all’atmosfera del tempo. La Rocca cade sotto il dominio dei Malatesta che la conservano per circa 300 anni e la fanno divenire il baluardo del loro regno ponendo a Verucchio un’attenzione degna di nota. Nel 1450 la Rocca subì un ulteriore ampliamento grazie a Sigismondo Malatesta. Di notevole interesse la visita alla Sala Grande, il maschio e le segrete. La Rocca del Passarello con l’annessa porta costituisce il secondo nucleo fortificato di Verucchio. Può ben considerarsi la seconda rocca dei Malatesta, sulla quale però nel 1600 è stata costruito il Monastero delle Monache di Santa Chiara. Splendida la ricostruzione dell’antica porta dalla quale si entra in Verucchio costeggiando le mura dette di San Giorgio. Rimasti intatti anche la Torre civica e gran parte delle mura con diversi bastioni difensivi. Sulla piazza Malatesta, la principale del paese, si affaccia l’assai ben proporzionato palazzo Giungi, risalente al XVII / XVIII secolo, con il portale e le finestre caratterizzati dai tipici elementi architettonici dell’epoca.

Aree naturali
Oasi WWF Ca’ Brigida

Per approfondimenti e contatti: www.comune.verucchio.rn.it

 

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