Sorgenti, Fonti e Fontanili del monte Subasio – Assisi e Spello (PG)

Laudato si’, mi’ Signore,
per sor’Acqua,
la quale è multo utile et humile
e preziosa e casta
“.

 

Riflessioni

Ho voluto aprire questa pagina con la sintetica ma bellissima descrizione che fa dell’acqua San Francesco d’Assisi nel suo Cantico delle Creature che compose intorno al 1226.
La sacra montagna che ispirò il Santo è cantata anche da Dante nella Divina Commedia nel canto XI del Paradiso e nello stesso dice “fertile costa d’alto monte pende” e per alto monte intende il Subasio e aggiunge:

Di questa costa, là dov’ ella frange
più sua rattezza, nacque al mondo un sole,
come fa questo talvolta di Gange.

Però chi d’esso loco fa parole,
non dica Ascesi, ché direbbe corto,
ma Oriente, se proprio dir vuole

riferendosi a questa terra come una madre, sottolineando come la stessa abbia dato al mondo un sole (San Francesco).
Lo stesso santo ha più volte calpestato i sentieri che portano alla cima per ritirarsi nella solitudine della preghiera e più volte si è dissetato alle fonti e alle sorgenti che da questo monte scaturiscono per dissetare e dare la vita alle creature che ne beneficiano.
Questo immenso serbatoio di acqua ha fatto vivere e crescere alberi, animali e uomini che attraverso l’acqua hanno trovato il modo di sopravvivere ed alimentarsi.
L’acqua, cantata e venerata da San Francesco come simbolo di vita, sgorga dalle pareti rocciose del Subasio in diverse forme e serve per diversi scopi; troviamo i fontanili per gli animali, cisterne per le coltivazioni, fonti per lavare i panni, per dissetare i pellegrini e addirittura fonti terapeutiche.
Durante la sua esistenza l’uomo ha considerato l’acqua non solo elemento di sopravvivenza ma attraverso la stessa l’uomo ha riconosciuto la presenza divina e l’ha da sempre considerata come un elemento di rispetto, venerazione, purificazione e devozione, basti pensare al valore dell’acqua per i Cristiani durante il battesimo.
Il Subasio, questa immensa riserva di acqua che ha alimentato intere greggi e infinite generazioni di uomini, si sta esaurendo, sia per l’incuria umana, sia per l’uso dissennato che si fa di questo prezioso bene, ma soprattutto per i cambiamenti climatici; infatti venendo a mancare le abbondanti nevicate ed il lento disciogliersi delle nevi, viene anche a mancare la forma di alimentazione delle sorgenti che lentamente si esauriscono.
Se tornasse oggi San Francesco non potrebbe più dissetarsi a quelle sorgenti fresche della sua montagna perché troverebbe la maggior parte delle fontane asciutte.
In questo articolo ho voluto fare un viaggio sul Subasio alla ricerca delle principali sorgenti e fontanili che sgorgando dalla montagna tra Assisi e Spello si riversano nella Valle Umbra “Valle Spoletana” come la definiva San Francesco a Lui “molto cara“.
Di queste fonti ho cercato di dare più notizie possibili, sia dal punto di vista della consistenza dei flussi (dati del 1972), delle caratteristiche strutturali e anche delle leggende che sono cresciute intorno ad alcune di queste.
Nella galleria fotografica iniziale oltre che far vedere la montagna dalla Valle Umbra ed i suoi prati, ho voluto far vedere l’acqua anche nella sue diverse forme, solida nella neve, aeriforme nell’arcobaleno e a seguire nelle gallerie successive nella forma tradizionale liquida delle fonti.
Un piccolo contributo alla Montagna a me “molto cara“.

VERSANTE DI SPELLO

Ho pensato di partire dalla Fonte più alta in quota e di per sé già divisa in due dai due Comuni contendenti, Spello e Assisi, che sin dal Medio Evo si sono trovati contrapposti sulle proprietà e tutt’ora hanno in questa sorgente due punti distinti di attingimento, uno che scende a Spello ed uno ad Assisi. Partiamo da qui nel nostro viaggio, una volta scendendo nel versante spellano e la successiva verso il versante Assisano, analizzando a mano a mano le sorgenti che incontriamo scendendo di quota.
 
 
 

Fonte Bregno

La sorgente di Fonte Bregno è la più alta in quota (1000 m).
Nei pressi della sorgente è possibile usufruire di un piccolo rifugio con camino e di un’area attrezzata.
La Fonte, prende il nome dal fatto che serviva da “bregno” o “Truogolo“, vale a dire da abbeveratoio per animali e la denominazione ha sicuramente origini longobarde.
Nei documenti del XVIII – XIX secolo è chiamata Bregnole o Bregnola.
Sorge al confine tra i comuni di Spello e di Assisi e fu da sempre motivo di aspre contese, poiché punto strategico per l’abbeveraggio del bestiame che copioso affollava i ricchi pascoli della cima.
I limiti comunali in quell’area furono modificati nel 1772 a vantaggio di Assisi con la sentenza del Commissario Prefettizio, Monsignor Tiberio Soderini.
Tale risoluzione, sempre respinta dal Comune di Spello, fu imposta con un atto di Concordia del pontefice Clemente XIV su istanza del comune di Assisi; Come si evince dal progetto di restauro eseguito nel 1844 dal perito comunale di Assisi, Francesco Saverio Bruseghelli, la fonte, con tre bocchette, era costituita da un alto parapetto lungo 13,60 m e brevi ali laterali; sul prospetto si conservava, murata, la lapide a memoria della sentenza del cardinale Soderini che oltre a stabilire la “rettificazione” dei rispettivi confini territoriali, ordinava che entrambi i comuni provvedessero insieme agli eventuali restauri cagionati dall’incuria dell’uomo o dagli armenti.
Infatti le due gallerie filtranti che convergono nell’opera di presa sono realizzate una in Comune di Spello e una nel Comune di Assisi
La portata minima è di 10 l/min la massima è 60, la durezza è 18,7 (gradi francesi) la temperatura dell’acqua è 7,8°.
L’acqua viene raccolta in conservoni realizzati dall’ASFD ed utilizzata poi in alcuni abbeveratoi per il bestiame, la maggior parte però si disperde e alimenta il fosso omonimo.
Le due gallerie filtranti che convergono nell’opera di presa sono realizzate una in Comune di Spello e l’altra in Comune di Assisi.
La fonte è nel pieno Parco del Monte Subasio ed anni fa vi fu realizzato un monumento all’acqua (uno dei quattro monumenti dedicati ai quattro elementi della vita); il monumento fu promosso oltre che dall’Ente Parco del Subasio anche dal Parco letterario Francesco d’Assisi e dalla Fondazione I. Nievo per i parchi Letterari.
La lapide in metallo esposta in memoria così recita (Si riporta integralmente il testo in quanto la lapide metallica con il tempo si è seriamente deteriorata e di difficile lettura):

“Si sono volute inserire nel Parco Letterario San francesco d’Assisi, su itinerari con mobilità garantita, ben individuabili nel Parco Naturale del Monte Subasio, delle sculture in bronzo di carattere laico seppur di ispirazione francescana.
La scelta ha privilegiato i quattro elementi simbolici nella costituzione dell’Universo: l’acqua, da sora acqua; il vento, da frate vento; il fuoco, da frate foco; la terra, da madre terra.
Essi sono stati incorporati rispettivamente nella natura di Fonte Bregno, Mortaro Grande, Li Stazzi e Madonna della Spella.
L’Acqua
E’ qui rappresentata come ninfa generatrice delle acque del monte Subasio.
Essa ristora il viandante assetato mentre numerose canalizzazioni alimentano piccole cavità per le necessità dei volatili.
Lo scrittore Stanislao Nievo, presidente della Fondazione Ippolito Nievo per i Parchi letterari ha arricchito l’opera dello scultore tudertino Fiorenzo Bacci con queste parole incise nel bronzo:
La vita si forma nell’acqua che ogni creatura modella nel suo primo movimento“.
 

Mappa

Link coordinate: 43.035913 12.680806
 
 
 

Pozzo della Madonna della Spella

Più che di una fonte si tratta di un pozzo scavato accanto alla chiesa della Madonna della Spella, edificata dai monaci benedettini dell’Abbazia di San Silvestro che coltivavano i prati sommitali e le aree accanto al laghetto di cui parleremo più avanti.
Il Comune di Spello ha da sempre tentato di utilizzarla per alimentare il paese di Collepino ma la durezza e la superficialità dell’acqua hanno fatto interrompere tale sfruttamento.
Oggi sono stati costruiti due conservoni affiancati al pozzo per soddisfare le esigenze dei frequentatori del rifugio che è stato affiancato alla chiesa.
L’acqua viene pompata dal conservone della Sportella, poiché qulla della sorgente, essendo incostante, spesso è insufficiente.
Nell’ultima misurazione la portata minima della sorgente era 6 l/min la minima e 30 l/min la massima, ma come detto è molto incostante; la durezza dell’acqua è 42,0 e la temperature 8,5°.
 

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Link coordinate: 43.031675 12.701448
 
 
 

Lago della Spella

Si tratta di una risorgiva trattenuta da una depressione carsica impermeabile posizionata tra il monte Pietrolungo e l’Oratorio della Madonna della Spella.
Non è possibile fare una misurazione della portata della sorgente in quanto di per se è molto incostante.
Il lago era fonte di abbeveraggio per gli animali che pascolavano sui prati sommitali e punto di refrigerio per i monaci che coltivavano le terre attorno; infatti il lago in tempi passati non era come lo vediamo ora immerso nel bosco di conifere, ma tutt’intorno era privo alberi essendo tutti terreni coltivati dai monaci benedettini di San Silvestro.
Solamente dopo la prima guerra mondiale tutta la montagna fu rimboschita dal governo Mussolini che sfruttando i prigionieri di guerra austriaci effettuò una delle più grandi opere forestali che l’Italia abbia mai avuto.
A ringraziamento del lavoro effettuato dai prigionieri fu affissa all’Eremo delle Carceri una lapide commemorativa di ringraziamento.
Accanto al lago è stato costruito un pozzo per la captazione delle acque, ma anch’esso è in disuso.
 

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Fonte di San Silvestro

La fonte è sull’ingresso della stradina che, staccandosi dalla provinciale, porta all’Abbazia omonima oggi dimora delle Piccole Sorelle di Maria che ne hanno fatto l’Eremo della Transfigurazione.
E’ costituita da una vasca unica che serviva anche per l’abbeveraggio degli animali.
Tale acqua è stata da sempre considerata “terapeutica” in quanto “galattofora” poiché provocava lo scaturire del latte dalle mammelle sia di animali che di puerpere.
Probabilmente le virtù dell’acqua erano conosciute fin dalle epoche precristiane e si può spiegare anche l’origine del nome Silvestro.
Secondo le credenze popolari silvester/Silvanus era il semidio protettore dei boschi e degli armenti che abitava quei luoghi e che concedeva quell’acqua miracolosa.
E’ forse questo il motivo per cui i signori di Rocca Paida costruirono il monastero di famiglia in questo luogo particolare dedicandolo a S. Silvestro.
La tradizione di bere l’acqua della fonte di S. Silvestro è rimasta viva fino agli anni 1960-1970, infatti molte mamme si recavano a bere l’acqua miracolosa tanto che all’interno del monastero fino a pochi anni fa erano ancora conservati calzini e cuffiette di neonati lasciati vicino alla fonte a testimonianza del miracolo ricevuto.
La sorgente era conosciuta anche dai romani, i quali, a monte hanno scavato un cunicolo per la captazione che riforniva le fontane del sottostante paese di Collepino.
Tale uso è impresso in una pietra sicuramente dell’acquedotto, riutilizzata alla base dell’altare della chiesa dove sono rimaste delle lettere che stanno a significare “Aquam adduxit“.
La fonte ha una portata minima di 5 l/min e massima di 20, durezza dell’acqua 26,5 e temperatura 7,5.
 

La Leggenda

Narra una leggenda popolare spellana che, alcuni secoli fa, c’erano sulle pendici del monte due monasteri: uno di suore, a Valleglora Vecchia, sulla strada che va da Spello a Collepino, ed uno di frati, nell’attuale San Silvestro, sulla strada che va da Collepino alla Spella.
Siccome a Valleglora Vecchia c’era una fonte d’acqua, mentre a San Silvestro non c’era, allora ogni mattina un giovane fraticello andava a Valleglora per prendere acqua con dei recipienti.
Ogni mattina il fraticello incontrava una giovane e bella suorina e così fra i due nacque un amore, che produsse in breve tempo un bel bambino.
La cosa fece un grande scandalo e il frate capo, appunto di nome Silvestro si infuriò molto e un giorno fu preso da tale rabbia che batté il suo bastone contro una roccia e miracolosamente da quella roccia sgorgò una ricca fonte di acqua, perché lui aveva detto: “Se anche qui ci fosse stata una fontana lo scandalo non sarebbe accaduto“.
Da questa leggenda è venuta una bella tradizione popolare, per cui tutta le donne incinte che bevono l’acqua alla fonte di San Silvestro avranno latte abbondante per allattare i loro piccoli neonati.
 

Nota

All’Eremo adesso è stato dato il nome “Transfigurazione” il nome religioso è però “transustanziazione” che significa “passaggio del pane e del vino nel corpo e nel sangue del Cristo“.
 

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Fonte di Santa Maria di Vallegloria Vecchia

La sorgente si trova proprio di fronte all’antica Abbazia di Santa Maria di Vallegloria ed è formata da un cunicolo che si incunea nella montagna per la captazione della vena, ed una piccola vasca interna di raccolta.
Un tempo la fonte era ad uso del monastero femminile e per i pastori che vi transitavano.
Da molti anche questa acqua, come quella di San Silvestro, era considerata terapeutica.
Ora versa in uno stato di totale abbandono come del resto tutto il complesso circostante.
La portata minima era di 1 l/min e la massima di 6 l/min, una durezza di 18,5 e una temperatura di 10°.
 

Le Leggende

Intorno alla fonte dell’Abbazia di Santa Maria di Vallegloria e al uso terapeutico e devozionale
sono fiorite diverse leggende, ve ne propongo due.

La prima:
Il sacro Cenobio di Vallegloria vicino a Spello, dove furono introdotte le seguaci di Santa Chiara, difettava di acqua, “un giorno, mentre una di loro pregava il suo dolce sposo Gesù a venire in soccorso alle sorelle provvedendole dell’acqua necessaria, fu veduta giungere una cerva che si mise a scavare con le unghie l’arido terreno ed ecco zampillare una copiosa vena di acqua freschissima e pura, che continua anche oggi a scaturire e non manca di apportare dei benefici ai poveri infermi che ne bevono con fede.

La seconda:
Si narra che la beata Pacifica, parente e discepola di Santa Chiara, venuta a mancare l’acqua durante i lavori di ampliamento del monastero, si mise a pregare Dio con le altre consorelle.
Terminate le preghiere, apparve un angelo che le indicò il punto ove avrebbe trovato l’acqua; infatti, giunta sul luogo “sotto il colle di detto monistero vide scarturire una vena d’acqua copiosa e bona, quale non servì per la fabrica e per uso de le monache, ma oggi ancora serve et ha virtù da Dio di guarire il male di fegato e molti ve ricorrono giornalmente bevendone e lavandosi con quella devotamente“.
Tale miracolo è rappresentato in un dipinto di Cesare Sermei (1584-1668), a destra dell’altare della chiesa di Santa Maria di Vallegloria come indica l’iscrizione nella parte inferiore PRAECIBUS BEATAE PACIFICAE VIRGINIS CHRISTI SPONSAE FLUXERUNT ET FLUVIT AQUE.
La realizzazione di tale affresco può essere collegata alla notizia d’archivio, che documenta l’elezione nel 1633 di “tre deputati” col compito di pregare le monache di Vallegloria affinché realizzassero “una maestà, ò Immagine à guisa de Chiesa a fine ci si possa celebrar messa, e tener memoria delle Sante” che fecero scaturire l’acqua presso il primo monastero suburbano.
Le suore probabilmente anziché costruire una maestà, affidarono il ricordo del miracolo al pennello di Sermei che raffigurò l’evento nella loro chiesa.
 

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Fonte di Santa Lucia

E’ la fonte che si trova sulla strada che da Spello sale verso Poggio Calvarone e verso la ex chiesa di Santa Lucia ora definitivamente scomparsa dalla quale ha preso il nome.
La sorgente si presenta spesso secca durante i periodi torridi e arriva ad una portata massima di 6 l/min con una durezza dell’acqua di 27,3 ed una temperatura di 11°.
La fonte era utilizzata in prevalenza per l’abbeveraggio del bestiame, ma era fornita di un boccaio per uso domestico.
Ultimamente (2017) è stata completamente ripulita dalle sterpaglie che l’avevano invasa.
 

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Fonte “Li Troccarelli”

Si tratta di una sorgente naturale, raggiungibile solo a piedi, di irrilevante consistenza ma perenne che trasudando dalle rocce si deposita in vasche naturali calcaree impermeabili, le rocce stesse altresì sono un perfetto contenitore per le acque piovane che vengono perfettamente trattenute.
Non è possibile sfruttarle ad uso umano, ma sono una fonte idrica importante per i selvatici che popolano la montagna.
Un tempo era anche elemento di abbeveraggio del bestiame dei pastori di Capodacqua che portavano a pascolare le bestie sul bosco sovrastante.
La presenza di acqua è costante pressoché tutto l’anno.
La fonte è posizionata al limite del bosco con la fascia olivata e la caratteristica di questi oliveti è che sono stati ricavati attraverso terrazzamenti scavati a mano tra le rocce del terreno molto ripido ed impervio.
Tutto realizzato dai contadini della valle che per avere l’olio hanno sfruttato terreni incolti ed inutilizzabili della montagna impiantando l’unico frutto che non temeva le avversità del freddo e del terreno con scarsi apporti nutritivi, ma che anzi ne determinava l’alta qualità del prodotto.
La cultivar presente è il moraiolo poiché è l’unica che meglio si adatta a simili condizioni.
Gli uliveti terrazzati adiacenti alla fonte sono stati però quasi del tutto abbandonati per la difficoltà di approccio con mezzi agricoli e per il basso costo dell’olio che non ripaga i costi di mantenimento.
Si tratta però di un ambiente che rappresenta un vero e proprio esempio di “Archeologia agricola” che andrebbe mantenuta per il suo valore storico e per mantenere un paesaggio unico tipico della nostra montagna.
Nota: non interessa a nessuno, ma io ho un uliveto a 30 metri dalla fonte ed è l’unico ancora ben tenuto e conservato grazie al mio lavoro e l’olio prodotto da quegli ulivi è di altissima qualità con un’acidità pressoché pari a zero, da considerarsi un olio dietetico. Vi garantisco che un olio così non si trova facilmente.
 

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Link coordinate: 43.017636 12.661879

 
 
 

Fonte Maltempo

Situata sotto Poggio Calvarone di Spello, non è possibile stabilire la portata in quanto si tratta di un deposito sotto una cavità naturale.
Si tratta di una vena che alimenta sia d’estate che d’inverno una vasca naturale nel terreno argilloso.
Non è utilizzata dall’uomo, ma è un punto di riferimento per gli animali che vi trovano refrigerio nei mesi caldi.
In tempi passati era di vitale importanza per i pastori della zona che vi portavano gli animali ad abbeverare ed in una stagione di particolare siccità la sorgente si prosciugò per cui i pastori furono costretti a portare il bestiame alla vicina fonte di Spello che per vicissitudini che vi racconterò nell’articolo successivo assunse il nome di “Fonte dello Scoglio del Diavolo“.
 

La Leggenda

La derivazione del nome, secondo i vecchi del posto è dovuta la fatto che spesso la fonte era letta come una centralina per le previsioni del tempo, infatti la chiave di lettura del bello o cattivo tempo era determinata dal livello e dalla limpidezza dell’acqua.
 

Mappa

Link coordinate: 43.014329 12.660571

 
 
 

Fonte Scoglio del diavolo

La fonte si trova lungo la strada che da Spello sale verso Poggio Calvarone.
Ha una portata minima di 2 l/min e massima di 15 l/min, una durezza dell’acqua di 27,3 e una temperatura di 11.0°.
La sorgente era stata conduttata per alimentare le fonti signorili e i giochi d’acqua presenti all’interno di Villa Fidelia.
Il condotto con il tempo è stato sostituito con un altro e la sorgente è andata in disuso prosciugandosi per l’incuria; solo nel 2010 in seguito ad una stagione piovosa ha ricominciato a riversare acqua nell’uliveto sottostante.
 

La Leggenda

Si racconta che un anno particolarmente siccitoso fece prosciugare la Fonte Maltempo che si trova circa un chilometro più avanti verso Assisi e che serviva anch’essa all’abbeveraggio del bestiame.
Ora si dice che i pastori messi alle strette dalla siccità portarono il loro bestiame ad abbeverarsi alla fonte suddetta ( che non aveva l’odierno appellativo) ma si scontrarono con i pastori spellani che non volevano tali intrusi e si sentivano depauperati del loro bene.
A questo punto i pastori “ospiti” cominciarono a diffondere la notizia che presso la fonte più volte era comparso il diavolo e questa notizia fece allontanare gli spellani che lasciarono campo libero agli invasori che ridevano alle loro spalle.
Ora avvenne che qualcuno pensò che per allontanare il diavolo ci voleva una croce così fece scolpire da uno scalpellino una croce sulla roccia.
Gli spellani allora diffusero la notizia che dopo questo intervento un pastore si trovò presente ad una scena che così raccontò: “quando arrivò il diavolo si appoggiò come al solito sulla roccia, ma mentre vide la croce fece un balzo indietro lasciando sulla stessa le impronte delle su ditate“.
L’allontanamento del diavolo riportò i pastori spellani alla fonte che ora non avevano più paura e questo fece si che a loro volta allontanarono i pastori intrusi che se ne erano appropriati con l’inganno.
 

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Link coordinate: 43.000600 12.666605

 
 

VERSANTE ASSISANO

Con questa ultima fonte chiudo la ricerca del Versante Spellano e apro quella dell’Assisano partendo sempre da Fonte Bregno a scendere di quota e la prima che si trova è questa.
 
 
 

Fonte “Le Fontanelle”

La piccola sorgente oramai pressoché scomparsa, si trova poco prima della cava di calcari litografici del Subasio, anch’essa abbandonata di decenni.
Era costituita da un tubo che posto direttamente nella vena, forniva acqua per riempire un abbeveratoio a fianco della strada ed il “troppo-pieno” della stessa era convogliato al disotto della strada e ne riempiva un altro.
Era in uso ai tempi della presenza di greggi e pastori che da Gabbiano si spostavano verso i pascoli montani, a quei tempi numerosi, e per gli operai che lavoravano all’estrazione della pietra dalla cava.
E’ stata sommersa dalla breccia della scarpata e versa in totale abbandono.
La fonte oramai secca e abbandonata è sul sentiero 56 del CAI.
 

Mappa

Link coordinate: 43.028886 12.683128

 
 
 

Sorgente di San Rufino

Si trova nella parte alta del monte Subasio che sovrasta Assisi al di sotto del colle di San Rufino in località “Le Mandrie” toponimo che bene spiega la mole di bestiame che vi transitava verso i pascoli alti.
La fonte era un tempo utilizzata proprio per l’abbeveraggio delle greggi, poi venendo a mancare queste per lo spopolamento e per l’abbandono di tale attività, l’acqua è stata condotta verso il vicino Eremo delle Carceri di San Francesco per uso domestico e potabile; a quel tempo però la portata era di 10/25 l/min mentre oggi si è notevolmente ridotta, infatti ultimamente presenta una portata di 4/15 l/min, una durezza di 15,2 e una temperatura di 8°.
La sorgente presenta due condotti di captazione, uno più recente ed uno molto più antico, entrambi forniti di pozzi che sbucavano in superficie.
La captazione più recente, scavata per compensare il calo di portata, ha una lunghezza di circa 30 metri e si dirama in due bracci verso la metà, per raggiungere due punti di presa.
La conduttura più antica è pressoché simile, però in parte è crollata e invasa dalle radici degli alberi che sono cresciuti sopra.
Nella parte opposta della stradina che conduce ai condotti è presente un muro che corrisponde al pozzo di attingimento e doveva essere presente un abbeveratoio coperto dai detriti; è rimasto esposto un mattone con la data 1948 posto sopra una nicchia che doveva contenere una cannella per l’acqua che sicuramente in quel periodo serviva agli operai che stavano effettuando i rimboschimento del Subasio sotto il Governo Mussolini.
 

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Link coordinate: 43.063864 12.643544

 
 
 

Fonte “Le tre Cannelle”

Si raggiunge dall’interno dell’Eremo uscendo nella parte più bassa del bosco, oppure scendendo dalla strada per l’Abbazia di San Benedetto attraverso un sentiero ben segnalato.
Anche questa fonte ora si trova nel pieno del rimboschimento cominciato nel 1915 fino al 1918 utilizzando i prigionieri austriaci della Prima Guerra e proseguito poi nel periodo Fascista con un impegno di forze e di energie mastodontico, tanto che tuttora viene considerato una delle più consistenti opere di rimboschimento d’Italia.
Furono investite cifre molto considerevoli per quegli anni, e la montagna fu terrazzata per centinaia di Km nel versante a sud in senso longitudinale da Assisi a Spello e furono impiantati milioni di esemplari di pino nero.
Tutto ciò per arginare il dissesto idrogeologico a cui la montagna era sottoposta per il dissennato disboscamento che precedentemente era stato effettuato.
In memoria di tale intervento Mussolini fece posizionare sul piazzale antistante la fonte un cippo littorico in memoria.
La portata minima è 5 l/min e la massima 30 l/min la durezza dell’acqua è 14,2 e la temperatura 7,3°.
Ora la fonte non eroga più acqua perché la stessa è stata convogliata verso un vivaio della Forestale e utilizzata per uso privato e potabile, in precedenza era utilizzata per abbeveraggio del bestiame essendo fornita di apposite vasche.
 

Mappa

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Fonte di San Benedetto

La fonte si trova davanti all’antica Abbazia benedettina di San Benedetto al Subasio; per millenni ha soddisfatto le esigenze dei monaci, dei viandanti, dei pastori e di tutte le greggi e mandrie che si sono dissetate a questa fonte.
Con il tempo la portata è notevolmente calata, all’ultima misurazione la portata minima era 1 l/min e la massima 15 l/min. la durezza dell’acqua era 15,5 e la temperatura 11°.
Con il terremoto del 1997 la falda si è spostata e la fonte si è prosciugata tanto che i monaci, che ancora erano presenti e che facevano accoglienza estiva per giovani da tutto il mondo, sono stati costretti ad abbandonare la struttura che ora è diventata punto di riferimento di vandali.
La fonte sulla strada sta andando in rovina essendo asciutta.
 

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Link coordinate: 43.042626 12.658846

 
 
 

Fonte Sermattei

Era la fonte che garantiva l’approvvigionamento idrico per uomini e animali del paese di Gabbiano Vecchio anch’essa abbandonata è stata sopraffatta dai rovi che ostruendo i condotti ne hanno notevolmente limitato la portata, inoltre la stessa è calata per il susseguirsi di annate molto secche.
Da una pubblicazione del Professor Rolando Calandra dell’Università di Perugia intitolata “Le sorgenti del Subasio” del 1972 dove analizza in maniera metodologica e sistematica le sorgenti si legge che la Fonte ha una portata minima di 2 litri al minuto e una massima di 10, una durezza totale dell’acqua di 22,2 gradi francesi, una temperatura dell’acqua di 9,9 gradi e dell’aria di 21.0.
Un tempo aveva una portata di 10-30 l/m e ci si abbeveravano 1000 pecore e 50 vacche oltre a servire il fabbisogno idrico degli abitanti di Gabbiano Vecchio.
 

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Fonte di Sassorosso

Sia gli abitanti che gli animali di Gabbiano Vecchio potevano contare anche su un’altra Fonte nelle vicinanza leggermente più a valle , ma a poca distanza dall’abitato ed era la Fonte di Sasso Rosso, ora abbandonata e rovinata, che ha perso anche la fuoriuscita dell’acqua in quanto è stata condottata per l’approvvigionamento idrico dell’abitato di Gabbiano Nuovo (o Satriano) che è a valle lungo la “Strada delle macchie” ( per macchia si intende bosco) che va verso Assisi delimitando il bosco a monte con i campi coltivati e gli uliveti a valle.
Lo stesso autore, Rolando Calandra geologo della Facoltà di Agraria dell’Università degli studi di Perugia nella stessa ricerca per la fonte chiamata Fonte di Sasso Rosso detta anche 1° Fonte di Satriano di Assisi riporta i seguenti dati: “Portata minima l/m 12 massima l/m 60 durezza totale in gradi francesi 17,2 temperatura dell’acqua 9,6 gradi dell’aria 16,4 gradi”.
La fonte era dotata di abbeveratoi per le greggi, inoltre, tramite una conduttura approvvigiona il sottostante abitato.
Era forse la più costante delle Sorgenti del Subasio, con una portata di 30 l/m per circa 8 mesi l’anno.
Il nome deriva da una parete rocciosa situata più a monte di colore rossastro visibile dalla vallata ed il cui colore rossiccio è dovuto alla presenza di elementi ferrosi.
 

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Fontemaggio

La fonte si trova lungo l’antico percorso che da Assisi porta all’eremo delle Carceri.
La sorgente presentava una portata minima di 10 l/min e massima di 20 l/min con una durezza dell’acqua di 23,0 e una temperatura di 10°.
Viene sfruttata dal sottostante Camping di Villa Rambotti e per altri usi privati ma ultimamente il flusso è calato.
La fonte è abbandonata e invasa dalle spine.
 

La Leggenda

La leggenda narra di una storia che si svolgeva ad Assisi, al tempo del Medio Evo: una fanciulla molto bella e pia, ma infelice, destinata da un padre despota a sposare un vecchio ricco o a diventare suora, fugge di casa.
Subentra una tempesta nella quale lei si perde, deve salire, salire, con le vesti lacere e i piedi nudi martoriati dalle rocce e dal freddo, finchè giunge a un ripiano dove crolla presso una fontana e sarebbe morta se gli animali, presi da compassione o per un’ispirazione miracolosa, non l’avessero scaldata con il loro fiato.
Si risveglia a notte fonda con la luna piena che splende su di lei, si affaccia alla fontana per ristorarsi e con la luna dietro di lei che illumina l’acqua, vede il volto di un giovane e lei sa subito che lo amerà per sempre.
Ma quando si volta non c’è nessuno intorno a lei.
Torna rincuorata a casa e trova che il padre non c’è più, che le cose si sono aggiustate e lei incontra l’uomo della fontana e vivono felici contenti.
Da allora le ragazze di Assisi che vogliono conoscere il loro moroso, fanno tutta la strada fino alla Fontemaggio (questo era il nome della fontana) nelle notti di luna piena, per vederne il volto.
 

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Fonte Malvarina

Portata l/m minima 0 massima 20, si tratta di una sorgente privata ad uso locale.
La fonte era costituita da due o forse più arcate, ma ne è rimasta solo una e malconcia.
La vasca interna è asciutta e si è creata lateralmente una pozza in una cavità naturale dove è presente dell’acqua prodotta dalle rocce soprastanti e favorito il ristagno dalle argille del suolo.
 

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Fonte dell’Abbate

Si trova nel fosso Rosceto a monte dell’abitato di Viole di Assisi, la portata minima è 0 e la massima 20 l/minuto la durezza misurata è 22,1 e la temperatura dell’acqua è 11,0 gradi.
La sorgente è ad uso locale sia come fonte pubblica che per abbeveraggio di bestiame nonché per alcune case sparse.
Il Comune ha realizzato alla sorgente un serbatoio.
La vera sorgente è collegata con la fonte da un acquedotto medievale costruito dai monaci Benedettini dell’Abbazia di San Benedetto al Subasio, da qui il nome.
Oggi si presenta con due vasche per lavandaie e ridotta presenza di acqua.
 

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Fonte Amori

La fonte si trova lungo la “Strada delle Macchie”, linea viaria che divide la fiancata del Subasio tra la parte alta coperta di bosco e quella a valle con terreni olivati, e che congiunge il versante est con gli abitati di Gabbiano e Satriano al versante ovest con l’abitato di Viole d’Assisi oggi San Vitale.
La fonte si trova proprio sopra la chiesa di San Vitale ed è formata da una sorgente naturale che alimenta una piccola fontanella per i viandanti e riempie un’ampia vasca ad uso agricolo.
La fonte probabilmente fu realizzata dalla famiglia Amori che aveva ampi possedimenti nel paese tra cui il palazzo omonimo sotto il cui arco è raffigurato il loro stemma e passa la provinciale che porta ad Assisi.
La fonte presenta un mattone che riporta il nome della famiglia e la data 1895.
La struttura è costituita da una vasca ricavata da un blocco unico di pietra, per abbeveraggio del bestiame, alimentata dal “troppo pieno” della vasca interna, e una cannella, per uso umano, alimentata direttamente dalla sorgente del terreno.
Adesso, sia la vasca di raccolta che la fontanella sono asciutte.
 

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Fonte Pozzuolo

La fonte si trova sopra l’abitato di Viole d’Assisi appena sotto la chiesa di San Vitale, ha una portata minima di 5 l/sec. e una portata massima di 8 l/sec. con una durezza di 22,3 ed una temperatura di uscita di 11,3°.
La parte più consistente è quella che il Comune ha prelevato per il paese di Viole, un tempo veniva portata ad Assisi.
L’acqua sgorga in due punti ma l’opera di presa è unica al termine di due gallerie filtranti.
 

La Leggenda

La fonte è entrata nella storia del Santo Vitale (nato nel 1225) che si ritirò in eremitaggio nelle vicinanze della stessa.
Si narra che per mortificarsi nel corpo pare che andasse ad attingere l’acqua alla fonte di Pozzolo, già da allora esistente e considerata da secoli miracolosa, con un cesto di vimini “Aqua cum canestro” e che si dissetasse con la poca che vi restava.
Sulla fonte si può leggere un lapide scolpita a mano in cui si legge: “Bevete pur cristiani in questa grotta l’acqua di San Vitale che sarete guariti dal vostro male. Bevete ancora senza paura che San Vitale è protettore della rottura“.
Per ricordare la volontaria sofferenza del Santo sono nati i “canestrelli” che sono dei semplici ma gustosi biscotti.
 

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Fonte di San Vitale

Si trova all’imbocco di via San Vitale appena superato l’arco del paese, accanto all’edicola religiosa.
Sorge ove un tempo erano le antiche fonti e lavatoi della frazione.
Al momento c’è solo un rubinetto moderno che eroga una modestissima quantità di acqua dentro una vasca di cemento e due lapidi che ricordano, una, come il luogo era adibito a lavatoi, e la seconda riproduce la dedica all’acqua nel Cantico delle Creature di San Francesco.
 

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Fonte delle Viole

Il minuscolo fontanile si era perso nel tempo ed è stato recentemente restaurato dopo il terremoto del 1997.
Si trova lungo la provinciale che sale ad Assisi poco prima dell’arco del palazzo Amori.
L’antica fonte racconta la storia di questo piccolo agglomerato urbano in quanto conserva incastonati conci romanici di pregevole fattura e con particolare simbologia.
Presenta un lavatoio con la pietra consumata dall’uso, un condotto di captazione ed una lapide scolpita su un mattone che recita:
Abbevera passaggiere in questa fonte i tuoi bestiami e non ti scordare di S. Antonio ringraziare
Frase riferita forse ad un’immagine del Santo che probabilmente era presente nella nicchia di fianco alla scritta.
Ora è asciutta, ma di bellissimo aspetto e molto interessante.
 

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Fonte di Capodacqua

E’ interna all’abitato di Capodacqua di Assisi e da tempo immemorabile è stata adibita a lavatoio con tettoia per riparare le lavandaie dalla pioggia.
La portata minima è di 120 (2 l/secondo) la massima è di 300 (5 l/secondo), la durezza misurata in gradi francesi è di 27, la temperatura di uscita è 11.5°.
La sorgente è stata captata per l’approvvigionamento dell’acquedotto di Capodacqua e rifornisce anche un’ampia area rurale.
Parte dell’acquedotto è a caduta e parte si dirama dall’impianto di sollevamento.
 

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Fonte Cannella

Si trova sulla strada che a monte che da Capitan Loreto di Spello porta a Viole d’Assisi oggi San Vitale.
Il nome “Cannella“, come si sa, è sinonimo di “Fonte” o “rubinetto” per la distribuzione regolata dell’acqua.
La sorgente ha dato il nome anche alla località che ha assunto la denominazione “Cannella” chiaro riferimento alla risogiva.
La fonte è costituita da una vasca a piano strada per abbeveraggio di animali; oggi la vasca, seppur contenga ancora acqua, è molto mal ridotta.
Sotto il fabbricato adiacente su cui insiste un chiesetta ottocentesca dedicata a San Filippo Neri, è presente un cunicolo che si incunea sotto il fabbricato ed è chiuso da un cancelletto; sicuramente era un vecchio impianto di captazione di acqua ora asciutto.
 

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Link coordinate: 43.034301 12.646286
 

Fonti documentative

Rolando Calandra – Le Sorgenti del Monte Subasio – Università degli Studi di Perugia, Facoltà di Agraria Istituto di Mineralogia e Geologia; estratto da “Nuova Economia” N° 5 del 1972 edito dalla CCIAAP.
Scuola Media G. Ferraris di Spello –Il Monte Subasio – Percorso Storico Scientifico Economico Sacro sotto la guida della prof.ssa Lolita Maccabei
Guida Turistica di Spello Itinerari fra storia arte natura testi di Sabina Guiducci a cura dell’Assessorato al Turismo del Comune di Spello.
Francesco Santucci – Capodacqua d’Assisi

https://www.iluoghidelsilenzio.it/eremo-delle-carceri

 

Nota

le gallerie fotografiche riferite ai due cunicoli di San Rufino e di San Silvestro sono di Cicio Fabrizio che ringrazio per la collaborazione.

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