Castello di Collepino – Spello

E’ uno dei castelli ancora integri del Comune di Spello, a soli 4 km dalla città alle porte del Parco del Subasio e da li è possibile fare un bellissimo percorso comodamente in auto verso Assisi traversando la cima del Subasio

 

Cenni storici

Collepino, anticamente detta Colle-Lupino (Colle del Lupo) o Collepieno, è un piccolo castello dell’alto medioevo appollaiato sulle pendici orientali del Monte Subasio.
È a quota 600 metri s.l.m. e dal suo promontorio, sempre illuminato dal sole, si gode l’ampio panorama del torrente Chiona, della città di Foligno e della Valle Spoletana della quale S. Francesco disse: – “NIHIL IUCUNDIUS VIDI VALLE MEA SPOLETANA” – non ho visto niente più bello della mia Valle Spoletana.
Fondato presumibilmente da pastori, coloni e boscaioli della zona, questo piccolo paese fa il suo ingresso nella storia quando l’Abbazia di San Silvestro, costruita nel 523 da San Benedetto a due chilometri circa da Collepino, diventa Camaldolese ad opera del ravennate San Romualdo abate, nel 1025.
Si parla di una prima famiglia, quella degli Acuti, alla quale successero gli Urbani; capostipite di questi ultimi fu un certo Ser Nicolò, creato cavaliere e conte palatino dall’Imperatore Ottone IV nel 1210.
Le vicende di Collepino sono legate al Ducato di Spoleto, alla abazia di S. Silvestro, al Comune di Spello, alle Signorie perugine, allo Stato Pontificio.
Tralasciando gli altri periodi, ci interesseremo particolarmente delle Signorie che più funestarono l’Umbria, le sue città, i suoi castelli, la prima che ci riguarda da vicino è quella di un certo Bartoloccio.
Fino al 1340 circa, Collepino era stato un Castello del Comune di Spello e gli Urbani ne erano stati i castellani.
Nel Medioevo, dal 1347 la troviamo indipendente sotto la Signoria di un certo Ser Bartoloccio di Ser Giacomo.
Le notizie che abbiamo su questo Bartoloccio sono imprecise e contrastanti.
Secondo il Donnola era costui uno spadaccino di ignoto casato che, dopo aver tenuta soggiogata Spello e combattuto contro il Ducato di Spoleto per allargare i suoi confini a spese dello Stato Pontificio, fu cacciato dalla città nel 1352 dal Cardinale Egidio Albornoz e mandato dal Papa Innocenzo VI a Spoleto in qualità di Vicelegato.
Gli spellani respirarono e si misero volentieri sotto la protezione del Ducato per liberarsi da questo despota.
Cacciato da Spello, il Bartoloccio si rifugiò fra i boschi vicino a Collepino e da qui faceva frequenti incursioni a Spello, con le sue soldatesche, tenendo nel terrore la popolazione.
Il Cardinale a questo punto, per rabbonirlo, gli affidò il comando di Collepino, mettendogli a disposizione due guardie per la vigilanza del Castello (pagate due scudi al mese) e due Consoli per l’amministrazione della giustizia.
Questi ultimi avevano uno stipendio di tre scudi al mese e potevano multare fino ad un massimo di tre scudi.
Ma, presumibilmente per il suo malgoverno, il Bartoloccio fu rimosso dalla sua carica dalla Camera Apostolica nel 1369 e tutti i suoi beni furono confiscati.
Secondo gli Olorini invece nel 1354 Collepino, mettendosi nelle mani di Bartoloccio di Ser Giacomo Urbani, capo dei Ghibellini, si ribella alla Santa Sede.
Il vescovo di Firenze Filippo Antella, rettore del Ducato di Spoleto, ordina l’assalto contro i collepinesi che, nonostante il grande valore dimostrato, devono arrendersi a discrezione.
Intanto a Spello muore Pietro di Maurizio Targarino e a Collepino Cecco di Ser Matteo d’Urbano; il Comune di Spello chiede al Papa di eleggere come Gonfaloniere Bartoloccio di Ser Giacomo.
A questo scopo invia ad Avignone don Francesco di Ser Giacomo, segretario del cardinale di S. Croce e fratello del Bartoloccio.
Dopo quattro mesi don Francesco ritorna da Avignone con il titolo di Vescovo di Ippona e Abate dell’abazia di Venafro (Isernia-Molise) per sé, e con la carica di Gonfaloniere a vita di Spello e Collepino per il fratello Bartoloccio.
Per questo nomine furono fatti molti festeggiamenti sia a Spello che a Collepino.
All’inizio Bartoloccio si mostrò molto generoso: liberò i prigionieri pagando i loro debiti, fece molte elemosine ai poveri, sistemò molte giovani maritandole o monacandole ed usò molte equità anche con i delinquenti.
Nel 1359, recatosi ad Avignone per ossequiare il Papa, si vide confermato il titolo di Gonfaloniere a vita di Spello e Collepino.
Ma nel 1366, in combutta con un certo Vico, detto il Rosso per il colore dei suoi capelli, comincia a tiranneggiare Spello e il contado.
Il Comune lo fa riprendere dal fratello vescovo e Bartoloccio momentaneamente si pente.
Morto il fratello, che lo lascia erede dei suoi beni, si vendica contro i nobili di Spello che volevano liquidarlo e, sobillato dal Vico, fa uccidere Giovanni degli Urbani insieme a molti altri avversari, altri li fa gettare dalla rupe di Collepino e fa scannare numerose donne perché favorevoli ai suoi avversari.
Il Comune di Spello allora, con il permesso del Rettore del Ducato di Spoleto, Cardinale Egidio Albornoz, inviò Francesco di Ser Pietro fu Targarini, con molti uomini armati, alla casa del Bartoloccio che fu bruciata.
Bartoloccio e il Vico riuscirono però a fuggire e per qualche tempo seminarono il terrore nelle campagne uccidendo, rubando e usando la violenza.
Mentre fuggivano verso Assisi, furono sorpresi dagli armati del Comune e uccisi.
Dopo Bartoloccio ci furono a Collepino numerosi altri reggenti ed uno di costoro esigeva la riparazione delle mura di Collepino a spese del Comune di Spello, il cui Governatore, signor Nello Baglioni, nominò come giudice Messer Spinello de Spini di Ascoli nel 1431.
Quest’ultimo sentenziò che il Comune non era obbligato a riparare dette mura.
Nel 1460 Braccio Baglioni, comandante delle truppe pontificie, per assicurarsi la Signoria di Perugia, uccise il cugino Pandolfo ed il nipote Nicolò.
La frenesia del potere scatenò tra i familiari una serie di congiure e stragi che terminarono in una lotta ferocissima nel luglio del 1500, che estinse quasi il casato.
L’unico superstite Gianpaolo Baglioni, dopo essersi crudelmente vendicato su tutti i suoi avversari, estese il suo dominio su tutta l’Umbria; a Collepino, a ricordo del suo dominio, fissò lo stemma del suo casato: IL GRIFO RAMPANTE E CORONATO tuttora visibile presso la porta del Castello. Nel 1534 Papa Paolo III, per le necessità dello Stato Pontificio, lasciato esausto da Clemente VII per le guerre contro i Turchi e la costruzione della Basilica di S. Pietro, aumentò di tre quattrini a libbra il prezzo del sale.
Perugia, con Rodolfo Baglioni e numerosi altri Comuni, reagì a questo provvedimento ribellandosi al Papa, uccidendo il Legato Pontificio, Vescovo di Terracina, con tutti i suoi consiglieri riuniti in seduta.
Il cronista del tempo, Cesari Bontempi scrive che a Perugia non si era mai vista una strage così crudele.
Paolo III inviò allora un rinforzo di truppe di 10.000 soldati per sbaragliare i ribelli. Perugia fu “ripulita” da tutti i rivoltosi.
Per la zona di Spello l’incarico fu affidato al Vicelegato di Foligno Giovanni Battista Savelli il quale riuscì a recuperare Spello e i Castelli vicini.
In questa circostanza furono demolite le mura di Collepino perché dentro di esse si erano rifugiati i partigiani dei Baglioni, diventati nemici dello Stato Pontificio.
Stessa sorte toccò all’abazia di S. Silvestro che fu rasa al suolo.
Si era arrivati all’anno 1535. Intanto Paolo III a Perugia, sulle case distrutte dei Baglioni, fece erigere da Antonio Sangallo il giovane, nel 1541 una fortezza che dal suo nome fu chiamata ROCCA PAOLINA, “Ad repellendam audaciam perusinorum” per respingere l’audacia dei perugini.
Con la sottomissione di Perugia, anche Collepino tornò sotto lo Stato Pontificio, accogliendo tra le sue mura un Presidio militare, con sede in una casa ancora esistente ed abitata, che si trova sulla destra presso la porta del Castello. Queste guardie a Collepino diedero origine alle più antiche famiglie: Antiseri, Bevilacqua, Quinti e Cristiani.
Tornata la pace, questo laborioso Castello passò sotto la saggia guida del Preposto Abate di S. Silvestro e sentì solo da lontano l’eco delle guerre successive fino a che non fu proclamato il Regno d’Italia nel 1861.
Da antichi documenti, risalenti al secolo scorso risulta che Collepino, entro e fuori le mura, contava 80 fuochi (famiglie), all’incirca 500 persone.
Da un documento stilato da Don Giovanni Buccilli si sa che al 31 Dicembre 1939 gli abitanti erano 355.
Dopo la seconda guerra mondiale è iniziato un inarrestabile processo di emigrazione e fino agli anni 80 nella parrocchia di Collepino si contavano circa 110 persone: una trentina entro le mura, gli altri nella valle del torrente Chiona, attualmente il Centro abitato di Collepino conta 9 persone per di più anziani con relative badanti.
Fortunatamente l’amore per i luoghi ameni e incontaminati fa sì che fra le innumerevoli località umbre, che ogni anno in estate vengono visitate da migliaia di turisti, ci sia anche Collepino che, per alcuni mesi dell’anno, si rianima riempiendosi di gente.
La chiesa parrocchiale dedicata a Santa Maria conserva le antiche campane che provengono dalla antica abazia di S. Silvestro e ne portano la firma.
La grande in puro gotico ha la scritta: MENT(ION)ES CAM(PANAE) SPONTANEU(M) HONORE(M) DEI ET PATRAE LIBERATIONE(M): la campana onora spontaneamente Dio ed esalta la libertà della patria.
La piccola reca inciso: “MCCXXX” G(RE)G(ORIUS) P(A)P(A) N(0)N(US) – ABB(A)S RO(dul)FUS: 1230 – Gregorio IX Papa – Abate Rodolfo.
 

Aspetto attuale

Il paese, dopo i danni subiti con il terremoto del 1997, è stato sapientemente ristrutturato mantenendo le caratteristiche della storia medievale, con le case in pietra rosa del Subasio e le stradine lastricate.
E’ tutto ben pulito e ben tenuto nonostante i pochissimi abitanti che ci sono rimasti.
 

Bibliografia

Notizie sui Castelli di Collepino s. Giovanni Armezzano di Padre Virgilio Sampalmieri settembre 1988.
 

Da vedere nella zona

Da Collepino è possibile fare due bellissimi percorsi ( in auto ) che entrambi portano ad Assisi.
Il Primo è il percorsoDegli Eremi “, sale attraverso il Parco del Monte Subasio per poi scendere ad Assisi passando per l’Abbazia di San Silvestro, l’Oratorio della Madonna della Spella,la vetta del Monte e l’Eremo delle Carceri.
Il Secondo PercorsoDei Castelli” aggira il Monte Subasio tocca i castelli di San Giovanni di Collepino, di Armezzano e arriva anch’esso ad Assisi.
 

Mappa

Link alle coordinate

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>