Chiesa di Santa Croce di Collina – Purello di Fossato di Vico (PG)

La chiesa sorge in un territorio appartenuto all’Abbazia di San Giustino d’Arna di Piccione (PG) che era una “Commenda Templare” i terreni dell’area di pertinenza della chiesa erano delimitati da cippi con la croce templare e la data 1743 un paio dei quali sono conservati a Fossato di Vico in un piccolo museo.

 

Cenni Storici

La chiesa, inclusa nella Diocesi di Nocera Umbra e, un tempo, nel territorio di giurisdizione del Castrum Sigilli, o del Castrum Fossati, fondata probabilmente nel XII secolo, viene per la prima volta citata da carte d’archivio durante il 1297, quando si parla dei rapporti allora intercorrenti tra il monastero templare perugino di San Giustino d’Arna e il vescovo di Nocera Umbra.
Nel documento archivistico, il monastero templare elegge un tale Bonaguida quale rettore della chiesa di Santa Croce, che era allora sprovvista, domandando al vescovo l’espresso riconoscimento dello stesso rettore.
Nel medesimo anno, il vescovo di Nocera, essendo deceduto il precedente, elegge un nuovo rettore, già cappellano della vicina chiesa di Santa Maria della Ghea, Tomasso Bentivolli, candidato da un tale legittimato a tanto “dal Maestro e dai Precettori” dei Templari e del monastero di San Giustino.
La struttura sorge nei pressi dell’attuale Purello di Fossato di Vico, che precedentemente era chiamata “Villa Sant’Apollinare” (sicuramente di origine bizantina), nome poi trasformato in “Purello” prendeva il nome di Santa Croce de Culiano (“S. Crucis de Culiano” o, più tardi, “S. Crucis Hierosolomit[anae]” e “S. Crucis de Culiano Cruciferorum“) ed era, una diretta emanazione dell’abbazia benedettino-templare di San Giustino d’Arna, edificio abbaziale, come detto, ancor oggi presente nelle campagne di Piccione di Perugia.
Tale dimora di Culiano (il cui appellativo deriva dal nome proprio di persona latino Julius), oggi la ritroviamo del tutto soppiantata dalla piccola, e seriore, chiesa rurale di Santa Croce di Collina (XVII secolo), le cui terre furono commendate ai conti, e cavalieri di Malta, Santinelli di Pesaro.
L’ultimo possessore di rango dell’ex chiesa della commenda templare di Santa Croce de Culiano, originariamente dipendente dalla precettoria benedettino-templare di San Giustino d’Arna di Perugia, potrebbe essere stato il conte Giulio Cesare Santinelli, dei Santinelli di Sant’Angelo in Vado di Pesaro, “Gran Prior di Messina per la religione nobilissima di Malta“, nella seconda metà del XVI secolo.
Dovrebbe, infatti, essere stato proprio lui, il cavaliere di Malta Giulio Cesare Santinelli (o, al massimo, un suo immediato discendente) ad acquistare, nel 1602, come si legge nell’arme di famiglia, campeggiante sopra la porta d’ingresso, “l’elegante chiesina di S. Croce già communità de’ sig. Cavalieri di Malta“.
Sopra la porta della chiesa – annota ancora, in un suo manoscritto, conservato presso l’archivio parrocchiale di Fossato di Vico, il pievano Del Bianco, nella seconda metà dell’Ottocento – avvi l’arme dell’ultimo commendatore che fu Santinelli“.
 

Aspetto esterno

La chiesa si presenta squadrata addossata ad una civile abitazione, presenta un portale rettangolare affiancato da due finestrelle ovali che permettono di osservare l’interno, il tutto sormontato da un’oculo che permette l’illuminazione della navata.
Tra il portale e l’oculo c’è una evidentissima croce scolpita su una pietra con la scritta in basso “em>Santinelli” che erano i proprietari dei terreni e la data 1602.
Il Campanile è costituito da un muretto che sorregge una struttura in ferro con la campana.
 

Interno

L’interno a navata unica, un tempo conservava una splendida scultura lignea della Vergine, risalente alla prima metà del Trecento, forse, che forse era stata commissionata dai Templari, poco prima della soppressione del loro ordine nel 1312; ora la statua è conservata nella Galleria nazionale dell’Umbria.
 

I Templari a Collina di Purello

S.Croce di Collina, cioè Collina di Purello.
La chiesa, fiancheggiata da un’abitazione che la tradizione vuole connessa alle sue funzioni, la si incontra subito al di sotto del paesino, scendendo verso Campetella.
Non se ne sa molto, ma quel poco che se ne sa, ce ne riferisce una rilevanza particolare: fu una chiesa templare, anzi l’unica che i Templari avessero nella vasta diocesi di Nocera Umbra, i cui confini erano nel Medioevo anche quelli della contea posseduta dagli ascendenti e discendenti di Vico.
I Templari o cavalieri dell’Ordine militar–religioso del Tempio fondato dai francesi a Gerusalemme nel 1119 (la città era stata conquistata dalla “prima crociata” esattamente venti anni prima) con la motivazione ufficiale di difendere i “luoghi santi” e garantire sicurezza ai pellegrini che li visitavano, diffusisi presto in tutta Europa, acquistarono ricchezze immense attraverso il controllo dei commerci con l’Oriente, diventando una specie di Stato nello Stato e spesso in contrasto con i sovrani; per questo Federico II li espulse dalla Sicilia e Filippo IV il Bello re di Francia fece abolire l’Ordine da papa Clemente V nel 1312.
S. Croce viene espressamente riferita come chiesa nel 1297 da carte che a proposito della chiesa medesima parlano di rapporti tra un monastero della diocesi di Perugia (S. Giustino d’Arna) ed il vescovo di Nocera: il monastero elegge un certo Bonaguida come rettore della chiesa di S. Croce che ne è priva e chiede al vescovo che lo confermi come tale; in altra carta del medesimo anno il vescovo di Nocera nomina rettore di S. Croce, essendo morto il precedente, un ex cappellano della Ghea, Tomasso Bentivolli, proposto da un tale autorizzato a tanto “dal Maestro e dai Precettori” dei Templari e del monastero citato (San Giustino d’Arna).
Due documenti che attestano che in un primo caso sono i Templari (struttura autonome che non doveva chiedere nessun consenso al Vescovo, ma lo fa per rispetto) e nel secondo viceversa è il Vescovo che fa la nomina, ma chiede l’approvazione del Rettore di San Giustino d’Arna, un certo Massimo.
Due documenti certi che attestano con inequivocabile certezza la templarità della chiesa di Santa Croce, inserita nel vasto possedimento terriero dell’Abbazia di san Giustino d’Arna che qui distaccò una commenda agricola.
Perché queste competenze di un monastero della diocesi di Perugia, su una chiesa della diocesi di
Nocera? E perché questa chiesa templare si trova in questo punto e non in altri della diocesi nocerina?
L’ipotesi più plausibile è che in area perugina, donde il controllo di tale diocesi, venissero raccolti gli aspiranti templari di una certa area del centro Italia disposti a partire per la Terrasanta (la templare S. Bevignate presso il cimitero di Perugia è finita di costruire intorno al 1262, mentre è in preparazione l’VIII Crociata che si svolgerà nel 1270), da lì venissero poi inviati al luogo di raccolta successivo più comodo, da cui fare l’ultimo balzo per Ancona, ove vestiti di bianco e con la rossa croce sul petto venivano infine imbarcati per la Terrasanta.
Il luogo più comodo per scavalcare gli Appennini provenendo dal perugino e recarsi ad Ancona, è il Valico di Fossato, come riferiscono documenti dal sec. XIII in poi, e questo spiega una chiesa templare luogo di raccolta nella nostra area.
Un altro asse viario che si dipartiva da Purello saliva sulla montagna in località “Vercata” facile accostare il nome al “varco” che scavalcando l’altura metteva subito in comunicazione con le Marche e con l’Adriatico.
Il 15 dicembre 1333 incontriamo il “rector ecclesie S. Crucis de Culiano“, il rettore della chiesa di S. Croce di Collina, mentre paga 25 soldi cortonesi di decima al tesoriere del papa; in quell’anno e nel successivo incontriamo poi altri pagamenti allo stesso titolo da parte di chiese di S. Croce, definite rispettivamente de Cloiano, de Tolliano, de Cluggiano, de Cultiano, de Tuliano dal citato Rationes decimarum Italiae, per nessuna delle quali, ove si tratti di errori o varianti di scrittura o di lettura, è possibile una identificazione certa con la nostra S. Croce di Collina.
S. Crucis de Culiano Cruciferorum è la definizione della nostra chiesa in un registro dell’Arch. vescovile di Nocera di inizio ‘500, “S. Crucis Hierosolimit.(anae)” è invece chiamata (e contraddistinta dal n. 130) nella citata tela ad olio settecentesca conservata nell’ex vescovado di Nocera raffigurante le chiese della diocesi; “crociferi“e “gerosolimitani“, appunto, crociati per Hierosolyma, Gerusalemme.
Nel 1573 la chiesa è praebenda di un equitis Hierosolimitani (cavaliere gerosolimitano) di Perugia ed è una brutta notizia perché ci dice che è cominciata a passare in mani private, quelle, come altrove, che la spoglieranno dei suoi beni, significativi se è vero che nel 1535 pagava una tassa di 20 libre di denari.
Nel 1602 trova un compratore in un certo Santinelli, come si legge in una pietra sopra la porta d’ingresso (l’elegante chiesina di S. Croce già Communità de’ Sig. Cavalieri di Malta.
Sopra la porta della chiesa avvi l’arme dell’ultimo Commendatore che fu Santinelli
, dice in un suo manoscritto conservato nell’ASP di Fossato il pievano Del Bianco nella seconda metà dell’800); dopo di che è con ogni probabilità continuata a passare di mani in mani private, nelle quali tuttora si trova.
Un vescovo di Nocera, Nicola Cola, non volle averla nemmeno gratuitamente, quando la proprietaria famiglia Braccini gliela offrì.
S. Croce tuttavia ha avuto qualche anno fa un restauro, ma ha perso il “ pezzo rarissimo, d’incalcolabile valore“, cioè la statua lignea e dipinta detta Basilissa (in greco “la regina“, cioè la Madonna), risalente secondo vecchi studi ai secc. XII–XIV, venduta nel 1940 per 8.000 lire (“Il Grifo bianco” 1983, p. 6).
Dai terreni che la circondano emergono ogni tanto, ora a maggiore ora a minor distanza dalla chiesa, dei terminus in pietra con scolpita la croce dei Cavalieri di Malta, gli antichi Cavalieri di S. Giovanni di Gerusalemme o Ospitalieri Gerosolimitani, sulla quale è sempre la data 1743, anno perciò di una delimitazione confinaria dei residui terreni di S. Croce (è da ritenere errata la lettura 1143, come se i primi due segni fossero uguali tra loro, anziché diversi: la prima linea verticale è da leggere “1“, mentre la seconda linea verticale che in cima piega a sinistra originando attraverso un angolo acuto un’altra linea, non è da leggere ancora “1“, ma “7“, come d’altronde nei vecchi documenti lapidei e manoscritti).
 

Fonti documentative

http://www.avisfossato.it/cultura/2006%20INTERNO%20GALASSI.pdf

Le Cinquanta chiese della storia Fossatana di Luigi Galassi

http://www.montecucco.pg.it/Costacciaro_not_corriere_umbria/Costacciaro_l’ombra_dei_Templari_nella_chiesa_di_Purello.htm

 

I Templari del Monte Cucco

 

Mappa

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