Eremo di San Girolamo al Monte Cucco – Pascelupo (PG)

Sorge in una posizione estremamente solitaria, ma di grande fascino ambientale e dall’intensa misticità.
Il nostro viaggio alla ricerca dei Templari al Monte Cucco ci ha portato fin qui.

 

Cenni Storici

Sorge nella parte orientale del massiccio del Monte Cucco, dietro il Monte Le Gronde, a più di 600 m. s.l.m. La costruzione è arroccata alla base di un anfiteatro di roccia calcarea, con parete di oltre cento metri e grotte sulla parte scoscesa, un complesso di celle medievali inserite nella roccia e circondate da boschi di faggio e castagno che lo rendono molto suggestivo.
La costruzione romanica è costituita da tre corpi di fabbrica principali, da una serie di piccole strutture secondarie, oltre alle originarie grotte dei monaci, e ad una cella di preghiera isolata, parzialmente scavata nella roccia.
Il primo abitatore, storicamente accertato dell’Eremo di Monte Cucco è il Beato Tomasso da Costacciaro, che vi dimorò per quasi 65 anni, e vi è morì nel 1337. Venne costituito in Eremo nel 1520 dal veneziano Beato Paolo Giustiniani con il permesso di Leone X. Il Beato fu il primo della compagnia di San Romualdo che più tardi verrà chiamata Congregazione degli Eremiti Camaldolesi di Monte Corona. Da questa data, fino ai primi anni del sec XIX, l’eremo fu centro culturale di rilievo, successivamente iniziò lentamente decadere.
Nel 1583 gli eremiti stavano abbandonando il posto, infatti
c’erano due grossi pericoli : i massi cadenti dall’alto, minacciavano di travolgere l’eremo e i ladri dalle grotte vicine, facevano scorrerie e ruberie.
Infastiditi e intimoriti si rivolsero al Papa Sisto V per avere il permesso di andare in luoghi più accessibili ma lo stesso rispose con questa frase:”Restate!, rispose il Papa, dai massi vi libererà Dio, dai ladri vi libererò io“.
Obbedirono e così avvenne.
Nessuna disgrazia dai massi, anche se uno cadde, ma si fermo innocuo dinanzi alla porta della chiesa interna, e nessun disturbo dai ladri, che furono scacciati per sempre.
Successivamente subì la soppressione e demaniazione, ma tenacemente gli eremiti resistettero.
L’ultimo eremita di quell’epoca fu Don Mariano Kizek, nato in Slesia nel 1888, morì a Frascati nel 1974 dopodichè fu chiuso e cadde in completa rovina.
Iniziò lo sfascio e la desolazione, ciò che ancora era utile fu asportato, i tetti rimasero senza coppi e senza travi, il portale settecentesco della chiesa interna fu portato via, perfino le pietre squadrate delle finestre furono rubate.
Piogge nevi e tramontane fecero il resto, piante e rovi infestarono il luogo da renderlo impervio.
Tuttavia durante la guerra 1939 – 1944 il povero eremo fu ancora cercato dal popolo di Pascelupo e Perticano come rifugio contro i colpi di artiglieria e dell’aviazione.
Una cinquantina di persone venute anche da Fabriano, stettero per oltre mezzo mese, alloggiate quassù cercano rifugio nella sacrestia della chiesa che era rimasta intatta e nelle grotte della montagna.
Passata la furia della guerra, il cammino di distruzione si accelerò, e l’eremo divenne un cumulo pauroso di macerie, fino al 1981 quando vennero iniziati i restauri.
 

Struttura Originaria dell’Eremo

L’Eremo fu adattato e migliorato per la vita eremitica. Ricavarono piccoli orti fatti a terrazze a gradoni, protetti da muriccioli di pietra per sostenere i terrapieni. Abbatterono a metà la torre che era al centro del fabbricato, e nella base di essa ricavarono lo spazio per costruirvi la chiesa interna dell’Eremo. La chiesa ebbe infatti, 7, 40 metri di lunghezza e 4, 36 di larghezza. Mons. Manciforte Vescovo di Gubbio, consacrò l’antico oratorio il 25 settembre 1709, consacrò nello stesso giorno anche la chiesa interna dell’Eremo, dedicata ai Santi Girolamo e Romualdo, apponendo nell’altare le reliquie dei Beati Magno e Benedetto, Martiri. E poiché la pietra sacra dell’altare maggiore proveniva dal vetustissimo oratorio di Girolamo, per tale memoria vi fece sopra scrivere la data MDCCIX. La chiesa era aperta ai soli uomini sempre nelle domeniche e festività. Alle donne della comunità di Sassoferrato, fu concesso di poter accedere all’Eremo di San Girolamo due sole volte all’anno, e cioè il martedì dopo Pasqua di Marzo, e il 30 settembre, festa di San Girolamo. Il campanile dell’Eremo aveva tre campane, con suini distinti :”una per annunziare il mattutino (a mezzanotte); l’altra per le Laudi (all’alba), la terza per il Vespro al tramonto.
Un locale funzionava da fucina per il fabbro eremita. Nell’interno si pensò all’appartamento per i superiori in visita religiosa o pastorale per i Vescovi e per le altre personalità. C’era la biblioteca, dove si studiava e si apprendeva la scienza, e dove si tenevano adunanze capitolari per le decisioni di circostanza. I fornici furono divisi in due piani : ne ricavarono magazzino, dispensa, sartoria e cantina. Si costruì il refettorio, l’infermeria e la foresteria, che aveva quattro stanze e una saletta. Interessante fu la tecnica idraulica, che ancora oggi desta meraviglia : sotto la cascata delle acque si trovava un raccoglitore tutto in pietre, ancora perfettamente conservato; l’acqua veniva condotta alla prima cisterna, detta anche fiasca, realizzata nel 1531, posta tra il fienile e la fucina del fabbro e serviva per innaffiare i vari orticelli; aveva un pozzetto di decantazione per le impurità. L’altra parte dell’acqua veniva condotta alla seconda cisterna più lontana e più antica per alimentare lavatoio, cucina e stanze. All’esterno sul cortiletto, c’era una fontanella molto graziosa costruita nel 1735 come leggevasi su una pietra apposta sopra, più in alto.
 

La Vita degli Eremiti

Vivevano sempre soli, da eremiti, pur stando dotto lo stesso tetto Non potevano mai recarsi nelle celle altrui : tuttalpiù potevano giungere al limite delle altre celle. Era consentito loro parlare due volte alla settimana, quando uscivano fuori della clausura; nel recinto, era permesso parlare sotto voce. Avevano un culto inviolabile del silenzio, per essere sempre raccolti. Nei giorni di astinenza, il cibo si prendeva seduti per terra con i piedi nudi. Nell’Eremo non si mangiava mai la carne. Durante la Quaresima nemmeno i latticini (uova, latte, formaggi ecc…). Si poteva mangiare la carne solo quando si era malati, o in viaggio. Dormivano sempre con la tonaca, su tavola, o su pagliericcio durissimo. Si dedicavano al lavoro manuale, secondo le proprie capacità : zappavano, sarchiavano, potavano, muravano, trasportavano pietre le squadravano, facevano il pane, la cucina, gli abiti, racconciavano, scrivevano, componevano. Avendo grande cordialità per gli ospiti e per i poveri. Quando erano malati, venivano trasportati in infermeria. I morti venivano sepolti in chiesa, o nel cimitero attiguo all’Eremo, o nel cimitero di Pascelupo. Gli eremiti erano italiani, austriaci, spagnoli, francesi e di altre nazioni, in maggioranza erano polacchi. Questo avvenne perché nel 1605, la riforma del Giustiniani entrò in Polonia e il nobile uomo polacco Nicolò Wolski fondò un Eremo presso Cracovia. Quest’Eremo dette un buon contingente di vocazioni anche per altre fondazioni. A Monte Cucco, oltre il B. Paolo, che dopo Camaldoli, qui si rifugiò e preparò quest’Eremo per i suoi seguaci, sono vissuti uomini insigni per santità e scienza, da ricordare tra gli altri il B. Girolamo da Sessa Arunca (1556) che fu archiatra dei sommi Pontefici Giulio II e Leone X, poi divenne eremita. Il Ven Doroteo Zuccari di Fabriano (1783) di lui è stata scritta una biografia. Il suo corpo conservatosi incorrotto, è sepolto nella chiesa di S. Croce. Uno degli ultimi eremiti fu mons. Girolamo Bianchi, già cameriere segreto partecipante di S. Pio X e di Benedetto XV.
 

Eremo oggi

Nel 1992 è ufficializzata la riapertura ad opera degli eremiti camaldolesi di M.Corona che, secondo la costituzione del loro ordine, rifuggono la presenza di persone nell’eremo.La loro presenza garantisce un perfetto mantenimento delle strutture, anche se è quasi impossibile fruire della vista dell’interno dell’eremo.
 

L’Eremo e i Templari

Il presidio militare di Pascelupo comincia ad apparire citato, in documenti scritti d’archivio, solo poco dopo la soppressione dell’Ordine templare, si è, infatti, portati a pensare che, prima di tale data, i Templari di Perticano e Casalvento, e, forse, quelli, ipotetici, dello stesso San Girolamo, fossero ancora intenti a fortificare tali luoghi confinati.
Persino le testimonianze storico-documentarie certe della presenza di uno stanziamento eremitico a San Girolamo risalgono al periodo immediatamente successivo alla soppressione dell’Ordine dei Templari.
Prima d’allora non vi era, infatti, che la voce del silenzio a farsi sentire, silenzio delle carte, dal quale, però, taluni pretenderebbero di trarre un significativo “argurnentum ex silentio“…
Il fortilizio di Sigillo, punto strategico per il passaggio dall’Umbria alle Marche aveva diverse torri sparse per il territorio a difesa dei punti strategici, qualcuna visibile ancora oggi, e fra queste ce n’era una antichissima e poderosa, con tanto di barbacane, a difesa dell’eremo di Monte Cucco o di quanto ad esso preesisteva, forse un presidio militare dell’Ordine religioso e cavalleresco dei Templari.
Il beato Paolo Giustiniani, istitutore della Congregazione degli Eremiti Camaldolesi di Monte Corona e fondatore dell’Eremo di Monte Cucco, giungendo in questo luogo tra il 1518 ed il 1521, ipotizzò, per primo, in una sua lettera, un’origine militare delle strutture murarie costituenti l’eremo primitivo d’origine medioevale: “Credesi, che quelle nostre [‘volte’] fussero fatte più tosto per fortezza, che per loco Religioso“.
Non è dunque escluso che, per la sua posizione di frontiera, il luogo potesse essere stato, in antico, fortificato.
Di tale opinione fu anche P. D. Placido da Todi, che, nella sua Storia di Monte Cucco, scritta circa l’anno 1862, così dice dell’eremo: “Sebbene l’odierno eremitagio non conti più che 342 anni di esistenza pure non può farsi ragione che sian mancati di quelli che in epoche di gran lunga anteriori abbiano abitato nel suo medesimo suolo.
Quelle robustissime e vetuste concamerazioni di fatto che giaciono al disotto del livello dell’eremo presso l’ancolo ove la rupe prende a ritirarsi nella descritta semi-sferoide, oggi convertite ad uso di scuteria, cantina, dispensa ed altre officine monastiche, e sopra le quail innalzasi tutto l’attuale edificio, e gli avanzi di una torre, adattata poscia ad uso di chiesa come vedesi al presente, ben a ragione fecero credere al b. Paolo Giustiniani
(arch. Di M-Cor. Manss. Del b. Paolo Gius. Liber in quart. Tertius, pag. 58 e seg.) che ivi istanziassero sin da remotissimo tempo dei militi, e che il diruto vetustissimo fabbricato altro stato non fosse in origine che una fortificazione e luogo di presidio militare“.
I recenti restauri della chiesa di San Bernardino da Siena di Pascelupo hanno, inoltre, rimesso in luce la presenza d’una splendida abside, di sicura origine medioevale (o, addirittura, altomedioevale), che taluno, vista la grandezza e la perfetta lavorazione e connessione dei conci di pietra impiegati, vuole interpretare come la base della principale fortificazione difensiva, di forma rotondeggiante (màstio o dongiòne), dell’antico castello, o, più semplicemente, come una poderosa torre di guardia.
Soltanto un potente e ricco ordine militare, politico e religioso, come quello dei Templari, comunque, poteva avere i mezzi finanziari per erigere, tra il XII e il XIV secolo, le imponenti strutture dell’eremo primitivo, o medioevale, o “pre-giustinianeo” che dir si voglia.
Un presidio militare di carattere unicamente secolare non spiegherebbe, infatti, la necessità della costruzione di un sacello.
Il cabreo, che si conserva nell’archivio di Sassoferrato, mostra come l’Ordine religioso-cavalleresco degli Ospitalieri di San Giovanni, che, in Italia, ereditò i possedimenti e molte delle prerogative e delle tradizioni dei Templari, possedesse talune proprietà a Perticano e nei suoi contorni.
A conferma della presenza Templare c’è una croce, scolpita in bassorilievo sulla viva roccia dell’Eremo.
 

Contatti

Eremo di San Girolamo
Eremiti Camaldolesi di Monte Corona
Via Circonvallazione
Località Monte Cucco
06020 Scheggia-Pascelupo (Perugia)
Tel. 075 – 9250190
 

Bibliografia

http://www.umbria.ws/

www.discovermontecucco.it/

http://www.pascelupo.it/

Pievi Abbazie e Monasteri tra Marche e Umbria – Guida agli itinerari

http://www.protadino.it/

I Templari del Monte Cucco

 

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