Chiesa di San Francesco – Gualdo Tadino (PG)


 

Cenni Storici

Splendido esempio di architettura dell’ordine francescano sorge sulla piazza principale del centro storico di Gualdo Tadino, Piazza Martiri della Libertà, sul lato opposto alla cattedrale di San Benedetto.
La facciata tuttavia si affaccia su Corso Italia, mentre sul fianco sinistro sorgeva il convento.
La presenza dei Francescani a Gualdo è molto antica, ancorché scarsamente documentata.
La prima chiesa e il primitivo convento sorsero, attorno al 1219, nell’antica Gualdo di Valdigorgo distrutta nell’anno 1237.
Circa nel 1241, i Frati Minori trasferirono la loro sede in un secondo Convento, probabilmente fuori dalle mura della nuova città di Gualdo ed eressero una prima Chiesa di San Francesco.
Di essa si sa solo che Papa Nicolo IV, con Breve dato ad Orvieto il 5 Aprile 1291, si elargiva speciali indulgenze, a favore della Chiesa dei Frati Minori di Gualdo.
Nel 1293 i francescani di Gualdo acquistarono dai canonici della cattedrale di Nocera una chiesa con funzione di pieve posta lungo la via pubblica del castello, tra l’orto del convento dei frati e l’orto del convento di Sant’Agostino, a ridosso di un terreno di proprietà del Comune per trasferirsi all’interno delle mura cittadine.
La chiesa fu consacrata, anche se non completata, nel 1315, alla presenza delle massime autorità comunali, dell’Ordine francescano e di numerosi vescovi, tra i quali quelli di Cagli, Perugia, Jesi, Nocera, Assisi, Gubbio e Città di Castello.
L’attuale campanile fu fabbricato nella seconda metà del Quattrocento, come provato da lasciti testamentari.
Per effetto della Costituzione di Papa Innocenzo X del 15 Ottobre 1652 sulla soppressione dei piccoli Conventi, fu soppresso anche quello dei Frati Minori di Gualdo; il Vescovo di Nocera, con decreto del 2 Ottobre 1653, eresse nella Chiesa di San Francesco cinque Cappellanie Sacerdotali perpetue, per altrettanti preti secolari che avrebbero dovuto insieme abitare nell’annesso Convento e celebrare ogni giorno la messa nella Chiesa di San Francesco e praticarvi tutte le altre solite funzioni inerenti al culto.
In compenso ai Sacerdoti erano assegnati tutti i beni, rendite, usi, e diritti già spettanti al soppresso Convento e alla Chiesa, con i relativi oneri tra i quali quello di ventisette scudi all’anno da destinarsi per i restauri di quegli edifici, per l’acquisto di cera e per quant’altro poteva essere necessario all’esercizio del culto.
Il nuovo ordinamento ebbe termine nel 1689, quando i Frati Minori tornarono in Gualdo e ripresero possesso del loro Convento.
Nel terremoto del 1751, subì moltissimi danni, crollò sopra la chiesa parte dell’altissimo campanile, distruggendo la terza crociera della volta Gotica, al posto della quale fu poi ricostruita l’attuale cupola.
Tra il 1921 e il 1922 furono demoliti gli altari barocchi e ricostruiti gli archi soprastanti, riportando così le relative Cappelle alle primitive linee Trecentesche.
I restauri del 1955-60, i quali li liberarono dalla scialbatura effettuata nel Settecento.
Ora la chiesa è adibita a ospitare esibizioni d’arte temporanee.
 

Aspetto esterno

Realizzata a filari di pietra bianca, è un bellissimo esempio classico del gotico italiano.
Sui fianchi dell’edificio sono posti tre robusti contrafforti semicilindrici.
Sulla parete occidentale si aprivano due bifore gotiche, ne rimane una sola perché l’altra è nascosta dalla torre campanaria del XV secolo.
Il campanile, a base quadrata, è disposto al lato dell’abside ottagonale, caratterizzata da tre altissime bifore gotiche.
La facciata, orientata a meridione, è alta e slanciata, mostra un monumentale portale gotico ad arco acuto ornato con lunetta trilobata, si conclude a timpano con un oculo al centro.
 

Interno

L’interno è a unica navata suddivisa in tre campate con archi trasversali e volte ogivali slanciate verso l’alto, sostenute da esili nervature, è privo di transetto e si conclude con l’abside poligonale.
Le pareti perimetrali inferiori sono di spessore maggiore della zona superiore.
A metà altezza dell’intero perimetro corre uno stretto ballatoio rientrante, che passa dietro i pilastri a tre colonnini addossati alle pareti, sopra i quali s’impostano i costoloni di sostegno delle volte.
Era presente un tramezzo, poi rimosso, ne restano le tracce tra la seconda e la terza campata, ove sulle opposte pareti laterali due pulpiti squadrati ricavati nello spessore delle muraglie: quello a Occidente che sporge sopra un pontile sorretto da due colonne, l’altro chiuso da un parapetto rasente al muro.
Le due nicchie sopraelevate sono accessibili grazie a una scala ricavata nello spessore del muro, con l’ingresso dalla parte della ecclesia fratrum.
Ambo le nicchie sono provviste di armadi parietali, destinati a conservare suppellettili sacre, e di un altare con un sacrario per smaltire i residui delle funzioni religiose.
I due pulpiti si affacciavano verso la ecclesia laicorum ed erano collegati dal rimosso tramezzo che divideva la chiesa in due parti distinte.
È probabile che sopra il tramezzo si trovasse il Crocifisso, ora alla Pinacoteca della Rocca Flea, proveniente dalla prima chiesa urbana dei Francescani a Gualdo Tadino.
Otto nicchie accolgono altari, tre grandi e una piccola per ciascuna parete.
Un camminamento appena sotto le volte trafora i pilastri e consente il collegamento della chiesa con il monastero tramite una scala a chiocciola.
Sulla controfacciata, al registro superiore è affrescata una Madonna in trono col Bambino e i Santi Francesco d’Assisi e Secondo, vestito da cavaliere, con il committente inginocchiato ai piedi della Vergine.
È opera di Matteo da Gualdo, della fine del secolo XIV.
Segue, sempre al registro superiore, San Francesco riceve le stimmate, anch’esso opera di Matteo da Gualdo, datata 1496.
Al registro inferiore è campita in una finta architettura con colonne tortili una Madonna col Bambino fronteggiata da Sant’Antonio abate che pone la mano sul capo del committente, si legge la scritta MATEUS DE FLORENTIA FRATRI IACOPO DE COLLE MCCCC(L)XXXXVI, forse sempre opera di Matteo da Gualdo.
Seguono, in un unico riquadro, un’altra scena raffigurante San Francesco riceve le stimmate e, a fianco, San Sebastiano, uno degli affreschi più antichi della chiesa opera di uno sconosciuto pittore giottesco.
Sulla sinistra della prima cappella della parete di sinistra è affrescato in alto il Volto sacro di Lucca, datato 1474, con Gesù vestito in tunica manicata e in basso il committente che suona uno strumento, in basso San Bernardino da Siena e San Sebastiano, ancora sotto San Francesco d’Assisi e un santo non riconosciuto, sotto si legge la data 20 Giugno 1465 in numeri romani; sono tutti affreschi quattrocenteschi apparentemente della stessa mano.
Sopra la nicchia è affrescata un’Annunciazione, sulla parete sinistra è un San Cristoforo, gigantesco come d’uso, sulla volta Cristo benedicente tra angeli, nella nicchia era affrescata una Crocifissione, di cui ben poco rimane, sulla parete sinistra San Pietro.
Sul pilastro tra la prima e la seconda cappella in alto è affrescato San Bernardino, in basso Sant’Anna e Madonna col Bambino, quest’ultima è la più antica opera conosciuta di Matteo da Gualdo.
Della successiva nicchia sopravvive solo la decorazione, l’immagine centrale è completamente persa.
Anche la terza nicchia ha quasi completamente perduta la decorazione originaria, rimane solo sulla parete di sinistra un affresco raffigurante San Francesco che presenta la regola alla Madonna col Bambino,opera di Matteo da Gualdo, databile tra il 1490 e il 1495, in alto si scorge la testa di un santo non riconoscibile; sulla parete opposta San Nicola da Tolentino privo di testa e anch’esso non riconoscibile.
Di seguito è effigiato Sant’Urbano V papa, che sorregge in mano i ritratti di San Pietro e San Paolo, le cui tombe ha ritrovato.
A fianco si trova il bel pulpito della parete di sinistra, sostenuto da colonne ottagone, con ricchi capitelli e ornato da buone sculture, porta incisa nell’architrave, con caratteri gotici, la seguente inscrizione:
NOBILES VIRI LACOBUTIUS ET DOMINUS SIMON DE FINAGUERRE FECERUNT FIERI ISTUD ALTARE AD HONOREM XII APOSTOLORUM QUI ORNA VERUNI IPSUM OPTIMIS PARAMENTIS CALICE ET MISSALI QUICUNQUE HIC CELEBRAVERIT ORET PRO EIS.
Sotto al pulpito si trovano alcuni affreschi, il primo è molto deteriorato, forse vi è raffigurato San Pellegrino.
Segue un trittico con al centro San Michele arcangelo che trafigge il demonio e ai lati San Sebastiano e San Rocco.
Poi si trova una Madonna col Bambino, molto danneggiata, con sotto un altro affresco irriconoscibile.
Prima dell’ultima nicchia della parete sinistra si trovano altri affreschi molto danneggiati e di difficile lettura.
La decorazione della nicchia è interamente persa, alla destra sono raffigurati un San Martino e San Rocco, opera di Girolamo di Matteo da Gualdo.
Dopo un’altra piccola nicchia si trova un affresco, molto danneggiato, raffigurante Sant’Urbano V papa.
La zona presbiteriale è sopraelevata di due gradini.
Al centro si trova l’altare sostenuto da dodici colonnine con archetti trilobati, ognuna diversa dall’altra.
Sopra l’altare v’era il grande polittico, opera di Niccolò di Liberatore detto l’Alunno, dipinto nel 1471, ora alla Pinacoteca della Rocca Flea.
Dietro si ammira il quattrocentesco coro ligneo.
Lungo le pareti dell’abside rimangono alcuni affreschi; il primo da sinistra raffigura San Francesco che riceve le stimmate, datato 1439, vi si scorgono le figure di alcuni frati che osservano sbalorditi la scena, tra lupi e in basso a sinistra, la piccola figura della committente, genuflessa e orante; sotto corre la scritta con la dedica e data, è opera della bottega di Ottaviano Nelli.
Segue un’immagine molto deteriorata raffigurante la Madonna col Bambino, con ai piedi la piccola figura della committente, genuflessa e orante, a fianco San Michele arcangelo che calpesta e trafigge con la mano destra il demonio, con la mano sinistra pesa le anime.
Di seguito è un Santo Francescano, sotto cui si legge la data 1528; sono opera di un seguace del Signorelli.
Sulla parete opposta la Crocifissione è un’opera giovanile di Matteo da Gualdo in cui l’artista mostra già tutta la sua bravura nell’interpretazione di scene ricche di pathos e di intensa commozione: si vede, infatti, il corpo di Gesù, bianchissimo e molto esile, nel momento in cui sta per spirare, con una resa del viso carica di patetica espressività attraverso la bocca semi-aperta, i capelli spettinati, gli occhi molto incavati nelle orbite.
La scena avviene alla presenza della Madonna e di San Giovanni, con il committente dell’opera genuflesso alla base della croce, come accade per la maggior parte degli affreschi all’interno della Chiesa di San Francesco, prevalentemente eseguiti su commissione.
Il muretto a mattoni sullo sfondo è sovrastato da monticelli a forma di piramide con sulla cima dei piccoli alberelli che ricordano le tre croci sul Golgota.
Nel successivo riquadro sono affrescati un Santo Francescano dal volto perso, San Francesco d’Assisi, la Madonna in trono col Bambino e Santa Caterina d’Alessandria, opera di un pittore umbro-marchigiano dei primi del XV secolo.
Sul pilastro di destra si scorgono diversi affreschi danneggiati, tra cui una Madonna col Bambino e un San Giacomo maggiore.
A destra del presbiterio una grande arcata introduce a una cappella.
In alto, molto danneggiata, è affrescata una Dormitio Virginis e l’Assunzione, opera del cosiddetto Maestro dei Dossali di Subiaco.
Nell’intradosso, al centro, v’è un Arcangelo e ai lati i Quattro Evangelisti.
Sulle due sottostanti arcate si trovano altri affreschi, molto danneggiati e di difficile lettura.
All’interno della cappella, sulla parete sinistra, sono affrescati un santo non riconosciuto e San Leonardo.
Di seguito, in alto quasi completamente perso, v’è un affresco raffigurante la Madonna col Bambino tra Santi.
La cappella conserva uno tra i più importanti manufatti del XVI secolo, la pala d’altare in ceramica policroma, già nell’eremo di Serrasanta.
Il dossale d’altare a rilievo raffigura l’Eterno tra San Sebastiano, la Vergine Orante, San Facondino e San Rocco, entro paraste con trofei d’armi e musicali sormontate da un timpano dov’è, aggettante, l’Annunciazione.
Al di sopra della nicchia contenente il dossale è, affrescata la Trinità.
Sempre nella cappella si trova una statua della Pietà policroma.
Di pregio infine il lavabo di sacrestia, realizzato nel XVII secolo dalla famiglia di maiolicari più importante a Gualdo Tadino, quella dei Biagioli detti Monina.
Dopo la cappella si incontra il pulpito della parete destra, di forma diversa da quello di sinistra, ha le due colonne addossate al muro sostenenti un architrave che porta incisa un’epigrafe in lettere gotiche e coeva della precedente:
HOC OPUS ET ALTARE FACTUM EST AD HONOREM SANCTI STEPHANI PRO QUO DOMINA MARUTIA ET FILLI EIUS DEDERUNT SEXAGINTA LIBRAS PRO ANIMA BARTOLI VENTURE CUIUS CORPUS HIC INFERIUS REQUIESCIT.
Al di sotto di questo architrave e tra le due colonne, vi è una nicchia in cui è affrescata una Natività, sulla parete di sinistra un’Adorazione dei Magi, a destra si scorge la figura orante del Beato Maio.
Sotto si trova la vecchia tomba del Beato Maio.
La parte inferiore della nicchia è chiusa da tre lastre in pietra rossa, una delle quali reca incisa in caratteri gotici una frase che vi ricorda le ossa di san Maio: “H. S. OSSA SCIMAII“.
Nel novembre 1762, in seguito a una ispezione di questa tomba, furono ritrovati i resti del beato Maio, poi trasferiti nell’altare maggiore, quindi il 10 dicembre 1907 le ossa furono portate nella cattedrale di San Benedetto, all’interno del primo altare a sinistra dell’ingresso.
In alto a destra è affrescato un San Sebastiano.
A destra del pulpito si trovano affreschi molto deperiti e di difficile lettura.
Nella nicchia successiva è affrescata una Crocifissione, opera di Cola di Pietro da Camerino, attivo tra il 1383 e il 1401.
Sulla parete sinistra della nicchia si scorgono tracce di affreschi non più leggibili, in quella di destra è riprodotto il Beato Marzio da Gualdo.
La decorazione a fresco della seconda nicchia della parete di destra è quasi completamente persa, rimangono motivi geometrici nella parte inferiore e un Cristo in pietà sul piedistallo dell’altare.
La prima nicchia della parete di destra conserva solo la parte inferiore della decorazione a fresco, un polittico murale frammentario opera del Maestro di San Verecondo, attivo tra Fabriano e Gualdo Tadino nel primo quarto del Quattrocento.
È riconoscibile solo, al centro, la Madonna col Bambino.
Sulla parete destra si trova un affresco non più leggibile, così come quello che chiude la parete di destra.
Sulla controfacciata destra si trovano affreschi raffiguranti la Lapidazione di Santo Stefano, opera di un pittore umbro-marchigiano della seconda metà del XV secolo, San Bernardino da Siena, di Antonio da Fabriano, 1451, San Guglielmo di Malavalle che calpesta il drago e la Trinità, opere di Matteo da Gualdo.
Sopra la porta sono affrescati San Giovanni Battista, San Giuliano che uccide i genitori, San Bernardino da Siena con un devoto.
Sotto si legge l’iscrizione:
HOC OPUS FECIT FIERI FIORDALISO UXOR S. …. I. 1469 DIE 9 AUGUSTI.
Dalla chiesa proviene anche una tempera su tavola centinata raffigurante la Vergine assunta orante, venerata dai confratelli della Trinità e devote opera di Bernardo di Girolamo di Matteo da Gualdo (documentato dal 1515 al 1532), nipote di Matteo da Gualdo, anch’egli notaio oltre che pittore; ora alla Pinacoteca della Rocca Flea, era collocata sull’altare della Confraternita della Santissima Trinità, i cui confratelli sono raffigurati in preghiera sotto il manto della Vergine.
L’iconografia è riconducibile allo schema dei gonfaloni processionali.
L’iscrizione nel cartiglio sorretto da due angeli recita:
AVE GRATIA PLENA DNS TECVM“.
È in precarie condizioni conservative.
 

Nota

Foto di Alberto Monti e Silvio Sorcini, testi di Silvio Sorcini
 

Fonti documentative

Gualdo Tadino e dintorni: guida turistica - Città di Castello, 2012;
Daniele Amonie Enzo Storelli – Gualdo Tadino: Guida turistica – Città di Castello, 1994
A. Guerrieri – Storia di Gualdo Tadino – Foligno 1900
A. Guerrieri – Gli antichi istituti ospedalieri di Gualdo Tadino – Perugia 1909
A. Guerrieri – Storia civile ed ecclesiastica del comune di Gualdo Tadino – Gubbio 1933
L. Jacobilli – Di Nocera nell’Umbria e sua diocesi – Foligno 1653
L. Jacobilli – Cronica della Chiesa e monastero di Santa Croce di Sassovivo nel territorio di Foligno – Foligno 1653
L. Jacobilli – Vite dei Santi e Beati di Gualdo e della regione di Tadino – Foligno 1638
Elvio Lunghi – La chiesa di San Francesco a Gualdo Tadino, in Fra Elemosina e la riscrittura della memoria cittadina a Gualdo Tadino – Atti dell’Incontro di studio Gualdo Tadino, 17-18 luglio 2017 Assisi, 2019, pp. 159 – 178
P. Sella – Rationes decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV: Umbria – ristampa anastatica, Modena, 1984
S. Sollevanti – L’incastellamento nei territori di Gualdo Tadino e Nocera Umbra tra Alto e Basso Medioevo – Perugia 2016

http://www.madeingualdo.it/it/luoghi/121-chiesa-di-san-francesco-sette-secoli-di-storia.html

 

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